Il Signore degli Anelli compie 20 anni: i 5 motivi per rivederlo
Courtesy of New Line/WireImage

Il Signore degli Anelli compie 20 anni: i 5 motivi per rivederlo

di Andrea Giordano

L’epica creata da Tolkien, diventata trilogia visionaria targata Peter Jackson, iniziò proprio 20 anni fa…sempre nella Terra di Mezzo

Quando J. R. R. Tolkien scrisse tra il 1937 e il 1949, e poi tra il 1954 e il 1955, una delle opere più celebre, forse non avrebbe mai predetto che, di lì a 50 anni circa, sarebbe diventata oltremodo una delle saghe cinematografiche più viste e di culto. Nel 2001 (era il 19 dicembre quando uscì negli Stati Uniti, in Italia arrivò in sala solo il 18 gennaio 2002) Peter Jackson riannodò infatti liberamente la memoria su quell’epica fantasy, costruendo qualcosa di mai visto a livello di effetti speciali, iniziando un percorso con Il Signore degli Anelli La Compagnia dell’Anello (quattro Oscar), conquistando con i successivi episodi, Le due torri, e, soprattutto, Il ritorno del re (11 Oscar, record come Titanic e Ben-Hur) la vetta di Hollywood.

Ecco dunque i 5 motivi per cui riaffacciarsi a quell’immaginario

1) La caratterizzazione dei personaggi e il cast, a cui è impossibile non affezionarsi, entrati anch’essi nella leggenda: Aragorn (Viggo Mortensen), lo stregone Gandalf (interpretato da un memorabile Sir. Ian McKellen), dall’empatia degli Hobbit, Frodo Baggins e Samvise Gamgee, agli enigmatici Elfi, a creature come Gollum (Andy Serkis)

2) I paesaggi mozzafiato: la varietà della ‘Terra di Mezzo’, descritta nell’opera di Tolkien, prende forma in modo meticoloso in Nuova Zelanda, addentrandosi in luoghi diventati di culto e pellegrinaggio turistico: Abel Tasman National Park, Takaka Hill, Fort Dorset, Miramar, Wellington, Hutt Valley.

3) La colonna sonora di Howard Shore, la canzone originale, May It Be, della cantante irlandese Enya. Ogni passo, battaglia, momento, è scandito da echi antichi, sonorità affascinanti, che insieme alle immagini completano il dipinto visivo. 

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Liv Tyler e Viggo Mortensen ne “Il Signore degli Anelli: La compagnia dell’anello”

4) L’adattamento stesso dell’opera letteraria, definita inizialmente impossibile da filmare e trasporre, e che solo l’ntelligenza del regista, insieme a Fran Walsh e Philippa Boyens, hanno saputo tradurre in sceneggiatura, rimanendo fedele allo spirito originale. 

5) La modernità. Una pellicola che di fatto non è mai invecchiata, e che è riuscita ad inizio millennio a rilanciare, grazie ad effetti speciali, digitali, modellini (tutt’ora innovativi), un genere ritenuto scomparso, il fantasy.