Jamie Dornan, dalle Sfumature sexy ai tumulti di Belfast
Foto: Rob Youngson / Focus Features

Jamie Dornan, dalle Sfumature sexy ai tumulti di Belfast

di Simona Santoni

L’ex Christian Grey cerca di lasciare la trilogia erotica alle spalle con un film d’autore intimo e appassionante firmato Kenneth Branagh. Dalla Festa di Roma guardando verso gli Oscar

Anche se ha iniziato la carriera cinematografica proprio con un film d’autore, come nobile Alex von Fersen in Marie Antoinette di Sofia Coppola, sono state le cinquanta sfumature sexy, più da botteghini pieni che da palati fini, a renderlo famoso. Ma ora Jamie Dornan, l’ex Christian Grey dominatore della trilogia erotica tratta dai libri di E.L. James, torna a quel cinema d’autore degli esordi con Belfast, film cuore e meraviglia di Kenneth Branagh.

Dopo aver vinto il premio del pubblico al Toronto Film Festival, Belfast si è svelato alla Festa del cinema di Roma (il 21 ottobre), ad Alice nella città. Seducendo in maniera inequivocabile. Un film che profuma di Irlanda del Nord sincera e tagliente, di infanzia radiosa in mezzo alle barricate, di ricordi, sassi lanciati e fumo di comignoli. Si candida ad avere un ruolo nella roulette degli Oscar 2022 (purtroppo il pubblico italiano dovrà aspettare il 24 febbraio per vederlo in sala). Sia Dornan che Branagh sono di Belfast, ma Branagh la sua amata città l’ha dovuta abbandonare quando era bambino, mentre lievitavano i Troubles, il conflitto tra i cattolici repubblicani e i protestanti unionisti.

Jude Hill e Jamie Dornan
Foto: Rob Youngson / Focus Features
Jude Hill e Jamie Dornan nel film “Belfast”

Belfast è il racconto più personale realizzato da Branagh, attore e regista di formazione shakespeariana un tempo acclamato come il nuovo Laurence Olivier, passato tra flop e film acclamati, da adattamenti di Shakespeare e Agatha Christie ad action e cinecomic, da Hamlet a Thor, da Frankenstein di Mary Shelley ad Assassinio sull’Orient Express, da Jack Ryan – L’iniziazione a Cenerentola. Con Belfast, ora che ha 60 anni, centra il suo film più intimo e profondamente sentito. «È la storia di qualcosa che mi è capitato quando avevo nove anni e che ha cambiato la mia vita per sempre», ha detto in un videomessaggio il regista britannico, che non è potuto essere presente a Roma. «Ha cambiato anche la vita di molti in modo talmente profondo che riecheggia ancora oggi. Una storia che volevo raccontare da cinquant’anni».

Belfast è un racconto di formazione, in un bianco e nero che dipinge ogni sequenza con intensità vivissima. Jamie Dornan è il padre amorevole, ma oppresso dai debiti con il fisco, di Buddy, un bimbetto di nove anni (interpretato da Jude Hill, in un folgorante esordio da attore). Tra le strade di Belfast Buddy gioca a calcio, corre con la spada di legno e il coperchio di un bidone della spazzatura a mo’ di scudo, è conosciuto da tutti, amato e protetto. Ma il 14 agosto 1969 il suo mondo si capovolge.
La sua famiglia appartiene alla working class e si ritrova inevitabilmente coinvolta nei tumulti della guerra civile. Mentre i protestanti danno la caccia ai cattolici, Buddy, di famiglia protestante, interroga gli adulti con occhi curiosi. Suo padre, spesso distante perché lavora in Inghilterra, c’è quanto basta per indicargli la rotta e distoglierlo dall’odio. I nonni (Judi Dench e Ciarán Hinds) lo crescono a saggezza e umorismo. La mamma (Caitríona Balfe), regina della famiglia, non riesce a immaginare una vita lontana da Belfast ma, come recita una battuta del film, «gli irlandesi sono nati per emigrare, altrimenti al mondo non ci sarebbero i pub».

Intanto da Belfast, esaltata nel suo fascino da inquadrature frontali o tagli particolari, sempre immersivi, si effonde uno spirito positivo vitale e fiero, brulicante di gioia e dolori.

«A Belfast è possibile vivere con la paura ma anche trovare il lato gioioso in quasi ogni situazione», ha spiegato Jamie Dornan, 39 anni, ragazzo di Belfast. «Questa è solo una delle cose che ho amato di ogni minuto della realizzazione di questo film: il particolare senso dell’umorismo di Belfast che permea non solo la sceneggiatura, ma anche il lavoro del cast e della troupe. È stata una gioia».

Jamie Dornan
Foto: Doane Gregory / Universal Pictures
Jamie Dornan nel film “50 sfumature di rosso”

Dopo vari titoli messi in filmografia successivamente a Cinquanta sfumature di grigio & co., tutti poco riecheggianti, da A private war (2018) a Il profumo dell’erba selvatica (2020), forse per Jamie Dornan Belfast è finalmente il film che cercava per dimenticare Christian Grey e accostare il suo nome al mondo delle nomination e del Dolby Theatre. Intanto Dornan è atteso per una serie tv thriller mistery da protagonista, The Tourist.

In Belfast il piccolo Buddy passa ore davanti a western alla tv come Mezzogiorno di fuoco e L’uomo che uccise Liberty Valance e adora andare al cinema con la famiglia (con un’intuizione felicissima, le immagini sul grande schermo rompono il bianco e nero con il colore). I primi film che vede in sala sono Un milione di anni fa con Raquel Welch e Citty Citty Bang Bang sulla macchina volante. Una curiosità? Anche Jamie Dornan da piccolo andava al cinema con tutta la famiglia, come Buddy. Il primo film visto al cinema? «Mio padre era un grande fan di Steve Martin e uno dei primi film che ricordo è Il padre della sposa. L’ultima uscita cinematografica che abbiamo visto tutti insieme è stata Il padre della sposa 2».