
Kate Bush, un’icona in fotografia
Dieci anni di fotografie firmate Guido Harari raccontano la cantante. In un libro e una mostra
Fine degli anni 70, Milano. Lindsay Kemp era impegnato nel suo tour italiano e nella preparazione del primo libro fotografico e Kate Bush stava promuovendo il suo disco The Dreaming. Guido Harari, il reporter. Fotografo musicale già piuttosto noto per i suoi lavori con Bob Dylan, Joni Mitchell, Lou Reed, stava documentando ogni singolo momento di Kemp e della sua compagnia appunto per realizzare il volume, quando conobbe Kate. Lei rimase impressionata dagli scatti che aveva fatto per Kemp e gli chiese di ritrarla. Il legame tra Kate e Lindsay Kemp era più antico di così: lo aveva conosciuto ai tempi di David Bowie, quando lei aveva preso a frequentare i corsi al Dance Centre in Covent Garden. Fu lui a tirarle fuori il cuore, quell’anima travolgente che, all’epoca, restava intrappolata nella timidezza. Harari restò affascinato da quegli occhi luminosi, dai capelli rossi e da quel sorriso strappacuore.
1985, Kent, Uk. Kate chiamò Guido perché la raggiungesse a casa sua per realizzare la copertina del nuovo album Hounds of Love e lui si precipitò al volo. Nacque una collaborazione di lunga durata, basata sull’amicizia e sul rispetto reciproco, sempre in attesa che si scatenasse qualcosa di magico. Come gli scatti subacquei, gli enigmatici trucchi alla Kabuki, e il reportage in volo ispirate al lavoro di Lindsay Kemp. Per Harari, la Bush è la persona più gentile e calda con cui avesse mai lavorato, ma non ha mai dimenticato le parole di Terry Gilliam che la dipingono come la più dolce di tutti, ma con un’anima di acciaio.
E così l’ha sempre ritratta Guido Harari in tutti gli scatti più famosi come in quelli inediti, raccolti nel libro The Kate Inside. Kate Bush Photogrphed by Guido Harari 1982-1993 e nella mostra che andrà in scena a Londra.
Il volume è in uscita il 1° settembre in edizione limitata (350 copie deluxe e 1150 copie Collectors) con postfazione di Lindsay Kemp, accompagnato dall’omonima mostra alla Art Bermonsdey Project Space di Londra, dal 13 al 30 settembre.