Un percorso ampiato nel museo laboratorio dell’artista. A Faenza

“Carlo Zauli è stato artista di quelli che, primariamente, parlano con le mani […]Ma il suo è stato anche, per l’etica che ne ha sempre contraddistinto l’agire, vero lavoro intellettuale” Così Flaminio Gualdoni introduce all’inizio della raccolta Scritti e testimonianze la figura di Carlo Zauli: ceramista e scultore cresciuto a Faenza, in Romagna. Una piccola località divenuta crocevia, grazie alla lunga tradizione manifatturiera che la rende centro internazionale della ceramica.

Con Leoncillo e Fontana, Carlo Zauli conferisce nuova dignità alla ceramica, utilizzando questo materiale per un’espressione libera. Nel 1953 vince il prestigioso Premio Faenza con un vaso per nulla fittile, già un’indicazione di quel che sarà il suo lavoro futuro. Negli anni 60 passa dal colore ai “bianchi”, nel segno di un minimalismo stilistico e di una ricerca sempre più concettuale: si tratta più precisamente di un colore non colore, che lascia trasparire talvolta il pigmento dell’argilla sottostante. Ed è per lui il colore definitivo, come per gli scultori classici era certo il candore del marmo di Carrara. Ma a fare da spartiacque tra il suo primo periodo e la nascita di Zauli artista è un incidente, da cui nasce il lavoro “La grande ruota spaccata”. La figura tornita aveva ceduto, lasciandolo contrariato in un primo momento, ma rivelando in seguito nuove possibilità espressive.

Quest’anno Carlo Zauli avrebbe compiuto 90 anni e la ricorrenza è stata l’occasione per inaugurare il 20 dicembre all’interno del Museo Carlo Zauli a Faenza (sede di quel che fu il suo laboratorio) un nuovo snodo espositivo: Nel mondo di Carlo Zauli. Materiali d’archivio in forma di wunderkammer. Allestita nell’antica stanza dei forni come una sorta di “stanza delle meraviglie”, l’esposizione svela schizzi, quaderni, lettere e memorabilia appartenute allo scultore, che consentono di entrare nel vivo della sua ricerca e di tastarne il ruolo che questa aveva nella scena artistica del dopoguerra. È perciò anche l’occasione per fare luce su una storia ancora non adeguatamente conosciuta, nonché il punto di partenza del lavoro di catalogazione dell’intera produzione di Zauli oggi diffusa nel mondo in oltre 40 musei pubblici e privati, tra cui il Victoria and Albert Museum, l’Università di Tel Aviv e collezioni private.

La wunderkammer si completa di una postazione digitale dove è possibile navigare tra le opere inserite nel sistema (accessibile anche tramite il sito museozauli.it) promuovendo una sorta di “retrospettiva virtuale” a partire dalla collezione conservata a Faenza per compiere un viaggio intorno al mondo.

Parte delle celebrazioni del novantesimo anniversario è anche la mostra dedicata all’artista alle Officine Saffi, Geometria del disordine. Carlo Zauli & Torbjørn Kvasbø, fino al 10 febbraio 2017.