Gli scatti del regista tedesco arrivano a Villa Panza

La prima cosa che colpisce un viaggiatore europeo in America, sono le dimensioni dello spazio. Quello libero, dove i segni dell’antropizzazione sono riconducibili semplicemente a una striscia lunga di asfalto o a qualche motel. Se poi il viaggiatore si chiama Wim Wenders e l’epoca dei fatti sono gli anni 70, il risultato è un reportage fotografico dal valore letterario e narrativo. Che è poi l’obiettivo stesso del regista tedesco, che si definisce, in qualità di fotografo, un artigiano della luce e che in questo lavoro ha raccontato il paesaggio, a partire dalla potenza della natura.

Si chiama infatti America la raccolta di 34 fotografie, scattate tra il 1970 e il 2003, in mostra a Villa Panza di Varese, che inaugura anche una nuova programmazione dedicata alla fotografia contemporanea. Ma America è soprattutto un percorso cronologico che racconta lo sguardo di Wenders, a cominciare da queste sue parole:

I paesaggi danno forma alle nostre vite, plasmano il nostro carattere, definiscono la nostra condizione umana e se sei attento acuisci la tua sensibilità nei loro confronti, scopri che hanno storie da raccontare e che sono molto più che semplici luoghi

Sono esposti i lavori realizzati per immortalare i set dei suoi film, ma anche scatti di luoghi realizzati per preservarli dalla scomparsa o veri e propri racconti visivi, come Western World Development Near Four Corners, una foto del 1986 e omaggio all’arte pittorico-narrativa di Edward Hopper. Infine, una sorta di preghiera impone al pubblico di riflettere sulla violenza: è Ground Zero, opera in cinque atti che chiude l’esposizione.

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Wim Wenders. America

a cura di Anna Bernardini, catalogo Silvana Editoriale (con il FAI e JTI)

Villa Panza, 16 gennaio – 29 marzo