Tre mostre di giovani artisti in mostra in case e studi privati . A Milano

A caccia di mostre attraverso spazi privati o a caccia di spazi privati sulla scia di una mostra. È una lunga storia, la tradizione d’invitare artisti in “casa propria” appartiene a mecenati di ogni epoca, ma ogni volta si rinnova con il magico dell’intimità che questi ambienti vissuti, e altrimenti inaccessibili, offrono.

La settimana dell’arte milanese ha aperto con l’inaugurazione della terza edizione di Case Chiuse concretizzatasi in un’installazione nel giardino di Casa Bonaccossa, dietro l’Università Cattolica del Sacro Cuore, a opera di Nico Vascellari. Come in un impeto di attrazione, lampade, lampadari e abat-jour sono letteralmente usciti dalla finestra con tutti i lori cavi elettrici e sono andati ad avvinghiarsi al grande albero nel cortile di casa, trasformandosi al calar della sera in una luminescente visione fiabesca.Tutt’attorno, mimeticamente sparse come per una caccia al tesoro, ci sono creature del bosco che l’artista ha rinvenuto senza vita durante passeggiate solitarie (un uccellino, un rapace, una lepre, uno scoiattolo e un topo). I corpicini sono stati colati con il bronzo. Senza passare dal calco vanno a formare un tutt’uno con il materiale metallico. L’origine del lavoro viene la memoria della scomparsa del cane di Nico Vascellari, che ricorda: “Fu cremato ma penso spesso che forse sarebbe stata quella di lasciarlo in pasto ai cinghiali in zona la fine più naturale”. Così, con questo rituale Vascellari torna al momento irrisolto, fondendo cremazione e sepoltura in un gesto che conserva e tramuta in arte. Case chiuse #3 – Casa Bonaccossa, Via Necchi 14; 5-14 aprile, tutti i giorni dalle 10 alle 14 oppure su appuntamento: [email protected]
 I 348 7353 469

A nord di Milano, sorge invece la leggendaria casa di Barnaba Fornasetti. Se non fosse abitata sarebbe un museo, ricco della produzione di Piero Fornasetti. Proprio qui, dove si affastellano collezioni variamente declinate, tra gli specchi di casa s’insinua un’opera di un’artista nota per il fotorealismo dei suoi dipinti, Stefania Fersini: un piccolo olio su tela raffigura la visione deformata riflessa dallo specchio convesso appeso precedentemente alla stessa parete verde bottiglia, già normalmente butterata da superfici riflettenti che restituiscono frammentato lo spazio circostante. La cornice del quadro mutua programmaticamente le forme di uno specchio celebre, al centro del Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck. Come nel dipinto di Van Eyck, Fersini si ritraglia nella casa milanese riflessa nel quadro il suo spazio personale, dove lo spettatore non può riflettersi, perché come diceva Fornasetti padre: “Un artista, qualsiasi cosa faccia, fa sempre l’autoritratto”. Mirror – Casa Fornasetti, 8 – 11 aprile 2016, Visite su prenotazione: [email protected] 

Case ma anche studi. Si tratta dello studio legale di un professinista milanese e noto collezionista d’arte di nome Giuseppe Iannaccone. Succede che lui, l’Avvocato, abbia in collezione tre opere di Arnaldo Badodi (L’Armadio, 1938; Caffè, 1940; Il Circo, 1941) e che un giovane artista, Luca De Leva, ne rimanga tremendamente affascinato. É così che nasce la mostra Cavalli e madonne, un viaggio sentimentale tra immaginette votive, cavallini giocattolo e bambini in maschera che attiva un dialogo con le opere del maestro. È come se De Leva si trasmormasse in un paio di occhi amorosi per guardare all’opera di Badodi, e “si diluisce” prestando questi stessi occhi allo spettatore. Cavalli e madonne. Sentimentalmente ispirato a Arnaldo Badodi, Collezione Giuseppe Iannaccone, Corso Matteotti 11, 9 aprile – 13 novembre 2016 , visite su prenotazione: [email protected]