Le mille vite di Lucy Salani, transessuale più anziana d’Italia sopravvissuta a Dachau
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Le mille vite di Lucy Salani, transessuale più anziana d’Italia sopravvissuta a Dachau

di Simona Santoni

«Una donna speciale», ci dicono in questa intervista i registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, che raccontano Lucy nel documentario “C’è un soffio di vita soltanto”

Coriacea e schietta, a 97 anni Lucy Salani è la donna transessuale più anziana d’Italia. Ma confinarla in questa definizione è più che riduttivo. Ora è protagonista di C’è un soffio di vita soltanto di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, documentario presentato in anteprima al Torino Film Festival e dal 10 gennaio al cinema, ma la sua vista costellata di sfide, avventure e tragedie potrebbe ispirare manciate di film. Lucy Salani è anche una dei pochi sopravvissuti al campo di concentramento di Dachau ancora in vita, esperienza terribile che tuttora tormenta le sue notti. E c’è chi in passato l’ha proposta come senatrice a vita.

«Quello che ho visto nel campo è stato spaventoso»

A Dachau, vicino Monaco, Lucy doveva trasportare i cadaveri nei forni crematori; a volte tra i corpi c’erano anche dei vivi ma nulla potevano le sue proteste con i nazisti. «Quello che ho visto nel campo è stato spaventoso. L’Inferno di Dante a confronto è una passeggiata», sussurra Lucy nel film, angosciata nel ricordo.

Lucy Salani
Foto: Kimerafilm
Lucy Salani davanti ai cancelli di Dachau nel film “C’è un soffio di vita soltanto”

«Disertore, prigioniero politico, ma anche prostituta, ballerina, madre e adesso nonna», tutto questo è ed è stata Lucy, per usare le parole del regista Coluccini nell’intervista che abbiamo fatto a lui e al collega Botrugno.

Costretta ad arruolarsi nel 1940, allora ancora in corpo da uomo, Lucy ha fatto la guerra, per presto disertare. «È stata dura», spiega nel doc; del reclutamento racconta: «Io ho detto quello che ero, ma non ci hanno creduto. Ho detto: ‘Sono omosessuale’. E loro: ‘Eh sì, dicono tutti così, vai, vai…’. Non mi hanno creduto!».

Lucy Salani
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Lucy Salani sfoglia sue foto da giovane nel film “C’è un soffio di vita soltanto”

Nata come Luciano Salani nel 1924 a Fossano, provincia di Cuneo, Lucy in famiglia ha portato avanti, pur tra opposizioni, la sua determinazione ad essere donna. «Mi sono sempre sentita femmina fin da piccola. Mia madre era disperata. Volevo sempre fare ciò che a quell’età facevano le bambine: cucinare, pulire e giocare con le bambole».
Nell’infanzia ha dovuto anche subire i soprusi di un prete pedofilo e, da allora, ogni volta che vede una tonaca sente i brividi tenendosi alla larga.

«Perché una donna non si può chiamare Luciano? Perché no?»

Intorno alla metà degli anni Ottanta la riattribuzione chirurgica di sesso, a Londra. Tornata in Italia, però, ha rifiutato di cambiare il nome sui documenti. Davanti alla telecamera Lucy osserva candidamente, dalla sua casa popolare nella periferia di Bologna: «Me lo hanno dato i miei genitori, è sacro. Perché una donna non si può chiamare Luciano? Perché no?». Quanta visionaria lucidità di pensiero!

Lucy Salani
Foto: Kimerafilm
Lucy Salani nel film “C’è un soffio di vita soltanto”

Il titolo del film C’è un soffio di vita soltanto? È un verso di una poesia scritta da Lucy che ora, nella sua vita lunghissima e incredibilmente densa, ha dovuto affrontare anche la sfida del Covid: le riprese sono state effettuate quasi interamente durante il primo anno di pandemia. E lo stare in casa e il dover limitare le uscite, uniti ovviamente all’età, le hanno un po’ ridotto l’autonomia fisica.
Lucy in passato è stata anche protagonista del libro Il mio nome è Lucy: l’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale (2009) di Gabriella Romano ed è tra i venti intervistati del documentario Felice chi è diverso (2014) di Gianni Amelio.

Matteo Botrugno e Daniele Coluccini
Foto: Andrea Di Lorenzo
I registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini

Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, al loro terzo lungometraggio insieme dopo Et in terra pax (2011) e Il contagio (2017), ci raccontano com’è stato l’incontro con questa donna straordinaria.

Cosa vi ha spinti verso Lucy, a realizzare C’è un soffio di vita soltanto

«Abbiamo conosciuto la storia di Lucy un po’ per caso – risponde Coluccini -. Stavo scorrendo Facebook e mi sono imbattuto in una piccola video-intervista fatta a casa sua qualche anno fa in cui parlava della sua esperienza a Dachau. L’ho girata a Matteo e subito ha catturato la nostra attenzione: era una storia talmente unica che pensavamo dovesse essere raccontata. Tramite vari giri siamo riusciti ad arrivare a Lucy. Abbiamo trascorso un pomeriggio con lei, le abbiamo detto che eravamo intenzionati a fare un documentario e a raccontare la sua vita. Siamo tornati poi a Bologna con le telecamere e abbiamo fatto una lunga intervista di tre giorni. Lì abbiamo capito che avevamo davanti una persona speciale, che la sua storia non sarebbe stata solo quella del campo di concentramento ma che dietro di lei c’erano tante identità, tante persone, e abbiamo voluto raccontare tutte queste persone che sono dentro Lucy. Lucy è una persona unica, è stata bambino, soldato, disertore, prigioniero politico, ma anche prostituta, ballerina e madre, e adesso è anche nonna. Più che la storia di Lucy il film racconta il Novecento, attraverso gli occhi di una persona che lo ha vissuto davvero a fondo».

Che emozioni ha suscitato in voi questo incontro?  

«Per noi è stata un’illuminazione – dice Botrugno -. Eravamo abituati a fare film di finzione, cercando storie verosimili, sì, ma costruite. In questo caso il personaggio ce l’avevamo già di fronte, pronto, ed era più incredibile di quello che avevamo potuto immaginare o scrivere ex novo. È stata un’esperienza molto forte: ci aspettavamo di raccontare la storia di una persona trans che era stata in un campo di concentramento, con tutto il carico di drammaticità e sofferenza che porta questa storia. Ma noi abbiamo trovato molto di più. Abbiamo trovato un’identità che resiste, che combatte, che ha combattuto, e che ha passato tutta la sua vita ad affermare la sua libertà e la sua identità. E questo ci sembra già un modello ispiratore. In più, un’altra cosa interessante di Lucy, è la modernità dei suoi ragionamenti, nati molto prima che tante teorie o riflessioni sull’identità di genere e sugli orientamenti sessuali fossero fatte. Era molto avanti già qualche decennio fa; in qualche modo ha anticipato i tempi ma l’ha fatto sempre per se stessa e per affermare la propria libertà».

Lucy Salani
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Lucy Salani e Porpora Marcasciano nel film “C’è un soffio di vita soltanto”

Com’è stato il percorso insieme durante le riprese e, soprattutto, com’è stato alla fine dovervi separare? 

«Ogni volta che andavamo a Bologna, dove abita Lucy, facevamo sessioni di ripresa di 3-4 giorni, qualche volta anche di 10-15 giorni – continua Botrugno -. Ogni volta che tornavamo a Roma era una tragedia perché lei sta bene in nostra compagnia e noi in sua; spesso nei giorni di ripresa spegnevamo le telecamere e ci mettevamo a chiacchierare, a passare la serata insieme, quindi è stata una sofferenza per lei separarci, perché comunque una persona di quasi 100 anni, sola, ci tiene a stare in compagnia. Ma è stata una sofferenza anche per noi perché Lucy è una persona che ci ha dato tanto: ci ha regalato la sua vita, che è uno dei regali più preziosi che abbiamo mai ricevuto. Era sempre un po’ complicato andarsene. Comunque tuttora ogni tanto torniamo a trovarla, andiamo a casa sua, al suo compleanno, l’abbiamo portata al Festival di Torino perché era importante fosse con noi alla prima mondiale del film. Il rapporto continua, è impossibile non continuarlo».

Nel film vediamo che Lucy riceve la visita di Porpora Marcasciano, presidentessa del Movimento Identità Trans, e poi dei due giovani amici Simone e Ambra che le danno una mano. Lucy ha saputo crearsi una sua rete famigliare: ha avuto una figlia “adottata”, in casa con lei abita il quarantenne marocchino Said che per lei è una sorta di nipote…

«Crediamo profondamente che il concetto di famiglia sia molto ampio, per quanto molto spesso si cerchi di richiuderlo in una triade formata da padre, madre e figlio – spiega Coluccini -. La famiglia è il luogo in cui c’è amore, comprensione, e anche scontro, ma fondamentalmente in cui c’è vita. Lucy inizialmente è stata rifiutata dalla sua famiglia biologica e naturalmente ha costruito attorno a sé una rete di persone che hanno avuto la funzione di famiglia, dalle sue amiche trans durante la giovinezza, poi più in maturità la figlia Patrizia, e in vecchiaia con Said. Lucy lo dice molto bene nel documentario, a Said, il suo nuovo nipote marocchino: gli dice “io ho bisogno di te, tu hai bisogno di me”. È questa l’essenza stessa più profonda della famiglia, il bisogno di avere qualcuno accanto, l’aiuto reciproco che due o più persone si danno quotidianamente».

Lucy Salani
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Lucy Salani e Ambra Guarnieri nel film “C’è un soffio di vita soltanto”

Lucy è un modello di libertà e forza. Che messaggio ci regala?

«È un’identità che resiste malgrado tutto – risponde Botrugno -. È un monumento vivente che ci permette di non dimenticare ciò che è successo in passato, certo, ma non solo. La sua è una storia universale. Non è solo la storia di una transessuale, di una persona che è nata uomo e poi ha voluto essere quello che sentiva di essere. Questa è la storia di un’identità che va avanti, non si ferma. Ci riguarda tutti».

Vedreste bene Lucy come senatrice a vita? 

«Lucy è stata volutamente lontana dalla politica per tutta la vita – afferma Coluccini -. Le uniche volte in cui è entrata in ambito politico è stato perché qualcuno l’ha voluta sfoggiare come simbolo di resistenza e tenacia, le è successo molto spesso in campagne politiche, per poi venire nuovamente dimenticata. Sicuramente come senatrice a vita sarebbe una persona diversa dal solito, potrebbe portare davvero un vissuto importante nella politica. Purtroppo sappiamo anche che siamo ben lontani dall’avere una persona transessuale senatrice a vita e questo un po’ ci dispiace. Lucy purtroppo probabilmente non vedrà il cambiamento che noi ci auguriamo, però speriamo che possa tracciare un percorso per chi verrà dopo di lei. Noi personalmente la vedremmo molto bene come senatrice a vita, però dubito che a lei interessi diventarlo».

Lucy Salani
Foto: Kimerafilm
Lucy Salani in una foto da giovane nel film “C’è un soffio di vita soltanto”