All’Hangar Bicocca di Milano, una mostra per riflettere su design, arte e architettura

Se l’arte interpreta l’arte, si chiama Leonor Antunes. Perché l’artista portoghese, per la prima volta in Italia con una personale, fa proprio questo, una doppia elaborazione che prevede la trasformazione degli spazi espositivi in un unico percorso immersivo tra le sue opere, che a loro volta sono una reinterpretazione di figure importanti nella storia dell’arte, del design e dell’architettura.

Così per la mostra The Last days in Galliate l’hangar Bicocca di Milano diventa un unico ambiente scultoreo, in cui la trdizione del modernismo e le sue espressioni più radicali e sperimentali sono protagoniste del lavoro di Antunes. Una narrazione stratificata, indissolubilmente legata al luogo in cui viene realizzato e allo spazio in cui viene esposto. Perché Antunes procede attivando la memoria, senza nostalgia, ma analizzando il quotidiano degli artisti, architetti e designer di cui si sta occupando. O meglio, entra in un rapporto scientifico con le loro opere, studiandone proporzioni e misure per sceglierne poi dei frammenti.

Proprio il frammento verrà rielaborato, anzì sarà il punto di partenza per la creazione autonoma e indipendente di Antunes. Utilizza tecniche artigianali e locali e si avvicina a personaggi come Lina Bo Bardi, Anni Albers e Gio Ponti. Ma un focus particolare è dedicato a Franca Helg e Franco Albini. Proprio a lei si deve il titolo della mostra, con l’indicazione del nome della località tra Varese e le Prealpi dove avea costruito la casa per la famiglia e dove ha vissuto nell’ultimo periodo della sua vita. Allusione duplice, perché rimanda a una precedente mostra dedicata alla figura di Clara Porset, designer che aveva vissuto gli ultimi tempi nel quartiere di Chimalistac a Città del Messico.

Un gioco di specchi, in cui però venire inghiottiti in una profondità contemporaneamente reale e illusoria, in cui riflettere sul ruolo dell’arte e ritrovare elementi della storia. In un continuo scambio tra realtà e fantasia, accentuato anche dalla luce, trattata a sua volta come scultura, nel percorso espositivo.

Un viaggio decisamente intrigante tra Milano e Galliate, passando però per Lisbona, con qualche tappa in America centrale, a Berlino e magari anche a New York, lungo il filo rosso del modernismo. E della sperimentazione, passata, presente e futura.

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Leonor Antunes, The last days in Galliate,

a cura di Roberta Tenconi

Hangar Bicocca, Milano, dal 13 settembre al 13 gennaio 2019