World Press Photo: Lorenzo Tugnoli, il ritratto di un uomo
Lorenzo Tugnoli

World Press Photo: Lorenzo Tugnoli, il ritratto di un uomo

di Paola Corapi

Il fotografo Lorenzo Tugnoli vince il primo premio nella categoria Contemporary Issues, Stories con un reportage realizzato in Afghanistan su commissione del Washington Post, The Longest War. ICON lo intervista commentando una delle sue fotografie.

Due settimane fa sono stati annunciati i finalisti della 63esima edizione del World Press Photo, il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo, organizzato dall’omonima fondazione olandese dal 1955. I premi più rilevanti sono due: il tradizionale World Press Photo of The Year, e il World Press Photo Story of the Year, che premia il fotografo “la cui creatività visiva e abilità hanno prodotto una storia con eccellenti editing e sequenza fotografici, su una questione di rilevanza giornalistica del 2019”.

Lorenzo Tugnoli (su commissione del Washington Post) ha vinto il primo premio nella categoria Contemporary Issues, Stories con un reportage realizzato in Afghanistan, The Longest War. Il fotografo realizza il reportage durante un’unica giornata, l’11 dicembre 2019 nella provincia di Nangarhar, raccontando i guerriglieri talebani. Un lavoro sulla guerra in Afghanistan e sulle vicende del 2019, anno durante il quale Stati Uniti e talebani hanno cercato un accordo per la pace.

Una fotografia in particolare attira la nostra attenzione: il ritratto di un combattente talebano che si è appena seduto in auto. È mattina e si trova nel distretto di Khogyani in Afghanistan. Un ritratto catalizzante cui solo l’autore può dar voce.

Passare una sola intera giornata con un gruppo di combattenti talebani e avere solo quel tempo a disposizione non lascia certo spazio a troppe riflessioni, il reportagista scatta e si muove molto velocemente. Scattare in Afghanistan, come in Yemen o in Siria significa spesso confrontarsi con delle icone della storia della fotografia, quindi l’unico modo che distingue è probabilmente, afferma l’autore, il fotografo stesso e il suo modo di rapportarsi con il soggetto.

Il ritratto è epidermico nel momento dello scatto e frutto di una riflessione durante l’edit, la scelta dell’immagine maggiormente rappresentativa. Il ritratto è la ricerca di un momento, di una espressione.

Noi tutti possiamo osservare che questa fotografia rappresenta innanzitutto il ritratto di un uomo. L’autore coglie quello che potremmo definire un momento di sospensione, senza tempo. Un momento in cui l’uomo sale su una macchina per seguire un convoglio di combattenti, ma che proprio in quel preciso istante sembra non far parte dello stesso gruppo.

Un istante unico in cui il fotografo e l’uomo si riflettono l’uno nell’altro, come in uno specchio.

Uno specchio, aggiungo, assolutamente equilibrato dove lo sguardo del fotografo non è invadente, non racconta di sé e neanche del combattente. Racconta l’uomo con sincerità e rispetto. Qui, per noi, bisogna cercare il senso di un buon ritratto e, in questo scatto, la profonda solidarietà, compassione e generosità umana.

Lorenzo Tugnoli (su Instagram @LorenzoTug), nato a Lugo nel 1979, è un fotografo autodidatta. Ha lavorato ampiamente in Medio Oriente prima di trasferirsi in Afghanistan nel 2010, dove ha iniziato a lavorare con i media internazionali e le organizzazioni di sviluppo. Il suo lavoro è stato pubblicato da The New York Times, The Wall Street Journal, Le Monde, Newsweek, Time Magazine e collabora regolarmente con il Washington Post. Nel 2019, gli è stato assegnato un premio Pulitzer in Fotografia per il suo reportage in Yemen.