Si chiama Open Museum Open City: come un foro romano, riempito di suoni e di happening

C’è da chiedersi se un’operazione così radicale non sarà troppo radicale, ma l’entusiasmo con cui il Maxxi di Roma apre Open Museum Open City, mostra fortemente voluta dal direttore artistico Hou Hanru, rintraccia probabilmente le sue ragioni nella sostanza etica dell’arte.

Gli spazi del museo sono stati completamente svuotati, denudati (e ne emerge più pura l’architettura di Zaha Hadid), per lasciare posto a opere fatte solo di suono. Una mostra che in qualche modo sfugge ai principali mezzi di comunicazione di oggi, che hanno nel visivo un vettore privilegiato. Appare come una maniera per creare una rottura, un momento di discontinuità, nell’informe monotonia del susseguirsi d’immagini che finiscono tutte per somigliarsi e tutte insieme per annullarsi.

Di fatto, si stratta di una serie di site specific, un susseguirsi di installazioni sonore, che coinvolgonouna quaratina di artisti tra cui Justin Bennet, Cevdet Erek, Lara Favaretto, Francesco Fonassi, Bill Fontana, Jean Baptiste Ganne, Ryoji Ikeda, Haroon Mirza, Philippe Rahm e RAM radioartemobile. Così Ryoji Ikeda esplora l’evoluzione dell’intonazione della nota musicale ‘LA” come elemento di riflessione sull’origine delle cose. Bill Fontana introduce il suoni tratti dal flusso dell’Acquedotto Vergine che scorre nei sotterranei di Roma. Lara Favaretto riflette sulla vacuità dello sforzo rapportato alla dimensione dello stesso nella produzione di un’opera scultorea.

Per il museo si tratta di un atto di trasgressione che apertamente rifiuta le dinamiche di consumo e sensazionalismo legate all’arte; l’istituzione museale si propone invece come un luogo aperto e fertile per l’immaginazione, quasi una sorta di “foro romano”, suggeriscono, che con grande ambizione si propone come modello innovativo di società civile. Per questo invece che farcito di cose sarà scandito da eventi. Tra le proposte anche il programma Narrazioni che si propone di coinvolgere il pubblico in racconti personali dipanati dalle stesse artiste Chiara Fumai, Elisa Strinna, Valentina Vetturi e Marinella Senatore.

Al pubblico la sentenza e una ventata di aria fresca.

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Open Museum Open City

Fino al 30 novembre

Maxxi, Roma;

info: openmuseumopencity.it