Cinque sezioni per conoscere l’arte contemporanea attraverso scelte espositive precise e percorsi ragionati che fanno scoprire quale sia, ora, lo stato della creatività

Quando si parla di arte, si parla di intere galassie. La declinazione della parola apre a mondi interi e anche se si cerca di porre dei confini ai territori che si vogliono esplorare, gli spazi sono così ampi da cadere in quel senso di impotenza che rasenta il sublime.

Ecco perché miart, la manifestazione di arte contemporanea che apre le porte a Milano, propone scelte espositive precise e percorsi ragionati per scoprire quale sia, ora, lo stato della creatività.

A livello internazionale, perché sono 148 le gallerie specializzate in arte moderna, contemporanea e design, tra nazionali e internazionali ad esporre in questa 19esima edizione.

Cinque le sezioni:

– Established, aperta a gallerie ormai rodate nel settore, tra masterpieces e nuove proposte;

– Emergent, quartier generale delle gallerie giovani e d’avanguardia, dove è possibile fare scoperte inedite e interessanti. In tutto 20 realtà europee, specializzate nella sperimentazione;

– THENnow, ritenuto dagli addetti ai lavori il cuore pulsante del miart, è uno spazio su invito in cui si confrontano un artista storico e uno appartanente a una generazione più recente. I curatori sono Giovanni Carmine e Alexis Vaillant che hanno scelto accostamenti interessanti, come Mario Schifano e Cori Arcangel, 35enne americano che propone una sperimentazione sui nuovi media o quello tra Carla Accardi e Nicolas Party, giovane svizzero di casa a Glasgow, artista dello still life.

– Object, lo spazio dedicato alla produzione di oggetti in edizioni limitate o uniche, in cui riflettere sulla fruizione artistica del design;

– Conflux, la novità del 2014, presenta installazione site-specific di artisti rappresentati da cinque gallerie internazionali. Da scoprire.

Ma miart è anche nella città, in un dialogo tra tradizione e innovazione. Molti gli appuntamenti presenti tra istituzioni pubbliche e gallerie private. Da non perdere è CineDreams, una mini rassegna di arte sul grande schermo curata da Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis per Fondazione Trussardi . In un luogo d’eccezione, il civico Planetario Ulrico Hoepli, progettato dall’architetto Piero Portaluppi negli anni 20.

In scena andranno, da venerdì a domenica compresi, filmati mai visti prima. Si apre con l’opera che da il titolo alla rassegna, Cine Dreams, dell’americano Stan VanDerBeek (New York, 1927 – Baltimora, 1984), famoso fin dagli inizi della sua carriera per la ricerca pionieristica nel cinema e nell’animazione sperimentale, che lo portò a essere uno dei primi artisti invitati a insegnare presso il MIT – Massachussets Institute of Technology – nel suo programma di integrazione tra arte e tecnologia. Cine Dreams verrà riproposto nella sua versione originale per la prima volta in assoluto.

Sabato sarà la volta di Jeronimo Voss (Hamm, Germania, 1981), artista tedesco che nelle sue installazioni manipola materiale storico e scientifico per dare vita a nuove storie di costellazioni e universi paralleli. La sua opera Eternity Through The Stars, concepita per il Planetario di Kassel e presentata in occasione di dOCUMENTA (13) e più di recente al Planetario di Berlino, sarà proiettata in prima assoluta in Italia.

Chiude la rassegna Katie Paterson (Glasgow, 1981) che sonda la vastità della terra e dell’universo, mettendo gli spettatori al cospetto di distanze sublimi e orizzonti lontanissimi e presenterà un’installazione concepita ad hoc per la manifestazione.

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miart, a Milano dal 28 al 30 marzo
il programma dettagliato su miart.it