Torna la rassegna degli appuntamenti con l’arte: da nord a sud, cinque mostre (più una) da non perdere

Quello di dicembre è giro per l’Italia attraverso cinque mostre. Si parte da Rovereto con la retrospettiva del Mart dedicata a Carlo Alfano e alla sua arte intima, espressione di una sensibilità unica, poi si scende a Milano, con i mondi fiabeschi di Thomas De Falco alla Triennale e si prosegue a Roma, dove la Gagosian Gallery festeggia i dieci anni di apertura con le riflessioni ambientali di Andreas Gursky. A Napoli invece, dieci personalità dell’arte e della scienza sono chiamate a creare la propria stanza museale perfetta al Museo di Capodimonte, mentre al MAN di Nuoro si scoprirà la storia della Peggy Guggenheim italiana: Maria Cernuschi Ghiringhelli. Ecco le mostre da andare a vedere per chiudere l’anno in bellezza.

Rovereto. Carlo Alfano, Soggetto Spazio soggetto
Le sue opere non aderivano a nessuna corrente specifica ed erano pura espressione del suo mondo privato. Un mondo fatto di letteratura, scrittura, racconti, teatro e memoria, elementi che nella sua arte trovavano una fusione completa. Il Mart di Rovereto offre un ritratto di Carlo Alfano con un’antologica che ne svela le opere meno conosciute realizzate tra la metà degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Novanta. La mostra, curata dal direttore Gianfranco Maraniello e da Denis Isaia, racconta le indagini concettuali dell’artista partendo dalle sue riflessioni sulla percezione e sul linguaggio per giungere alla fascinazione per la mitologia e l’iconografia sviluppatasi tra gli anni Settanta e Ottanta. Grande attenzione viene rivolta agli allestimenti, che restituiscono una visione della teatralità che accompagna tutta la sua opera.

Rovereto, Mart, fino al 18 marzo 2018

Milano. Thomas De Falco – Nature
Sono sculture tessili quelle di Thomas De Falco. Sono radici, rami e fronde degli alberi, sono incursioni nel mondo incantato dell’artista. Per realizzarle, De Falco utilizza una particolare tecnica di lavorazione tessile, detta wrapping, che consiste nell’avvolgere su se stessi alcuni strati di tessuto fino a creare forme che assomigliano a rami e radici. Nella sua mostra personale Nature, organizzata presso La Triennale di Milano e curata da Laura Cherubini, l’artista svela la sua visione dell’elemento naturale – candido e quasi infantile (in esposizione anche i suoi quaderni personali, in cui l’artista ha cucito alcune foglie sulla carta) – immergendo i visitatori in un mondo fiabesco. La mostra è stata inaugurata con una performance e installazione tessile, Intricacy, concepita appositamente per gli spazi della Triennale.

Milano, Triennale, fino al 2 gennaio

Roma. Andreas Gursky – Bangkok
Chi dice che un fotografo debba semplicemente scattare immagini? Come la pittura, anche la fotografia è costruzione e composizione, rappresentazione e astrazione. Ad esserne convinto è Andreas Gursky, artista tedesco di fama mondiale, che si ispira all’arte pittorica per plasmare le sue immagini rendendole architetture visive che tradiscono la percezione ottica. Tema delle sue opere è la degenerazione del rapporto uomo-natura: nella serie Bangkok, Gursky ha ritratto il fiume Chao Phraya, rendendolo simbolo dell’intossicazione dei corsi d’acqua urbana e del mondo intero, mentre in Ocean VI si è servito di alcune immagini satellitari per orchestrare un’intensa riflessione sulla vulnerabilità del nostro continente, sull’innalzamento del livello degli oceani e sulle conseguenze della globalizzazione. Entrambe le serie sono allestite presso la galleria Gagosian di Roma, che festeggia i dieci anni di apertura.

Roma, Gagosian, dal 14 dicembre al 3 marzo 2018

Napoli. Carta Bianca. Il Sensibile Guardare
Come guarda l’arte uno scienziato? E un antropologo? E un collezionista? A chiederselo, e a chiederlo a dieci personalità della cultura e della scienza è il Museo Capodimonte di Napoli con una mostra speciale: Carta Bianca. Il Sensibile Guardare. Nata da un’idea di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, e Andrea Viliani, direttore del museo Madre, ha l’obiettivo di far (ri)scoprire le opere d’arte del museo attraverso le prospettive più disparate. A partecipare al progetto sono la neurologa Laura Bossi Régnier, l’industriale e collezionista Gianfranco D’Amato, Vittorio Sgarbi, Francesco Vezzoli, Riccardo Muti, la professoressa di Visual and Environmental Studies alla Harward University Giuliana Bruno, lo storico Marc Fumaroli, l’antropologa Mariella Pandolfi, l’artista Giulio Paolini e l’architetto Paolo Pejrone. A loro è stata data, per l’appunto, “carta bianca” nel selezionare almeno dieci opere tra le 47mila conservate nel Museo ricreando la propria stanza museale perfetta. Unico compito: spiegare la propria scelta, permettendo così ai visitatori di osservare l’arte attraverso i loro occhi. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa.

Napoli, Museo di Capodimonte, dal 12 dicembre al 17 giugno 2018

Nuoro. Una visione astratta.
Fu la Peggy Guggenheim italiana. Maria Cernuschi Ghiringhelli è stata una delle figure fondamentali della scena artistica nazionale. Il suo primo contatto con l’arte l’ebbe grazie al marito, Gino Ghiringhelli, artista e proprietario della galleria milanese Il Milione. Poi, una volta separata, proseguì per la sua strada componendo la propria collezione di opere scelte d’istinto, ben prima che venissero consacrate dalla critica. Tra le due guerre, ha sostenuto l’astrattismo italiano con passione e dedizione, poi si è innamorata dell’arte Optical e della Nuova Pittura degli anni Settanta e Ottanta. Sapeva cogliere la novità e il genio prima degli altri, come nel caso di Piero Manzoni, Lucio Fontana e Bruno Munari. Oggi, le opere della sua collezione – conservate presso il Museo di Villa Croce a Genova – vanno ad animare il museo MAN di Nuoro con una mostra che ne ripercorre la storia. La curatela è di Ilaria Bonacossa e Francesca Serrati.

Nuoro, MAN, fino al 25 febbraio 2018

Last but not least: a Firenze, al Museo Nazionale del Bargello, è stata presentata la celebre Lunetta Antinori, visibile per la prima volta in Italia dopo 500 anni. Oggi proprietà del Museo di Brooklyn, raffigura La Resurrezione di Cristo e fu realizzata da Giovanni della Robbia nel XVI secolo su commissione di Nicolò di Tomaaso Antinori. Dal suo ritorno in Italia nasce il nuovo progetto di Antinori Art Project, che affida all’artista Stefano Arienti il compito di realizzarne una rilettura secondo la propria sensisbilità. In mostra al Museo Nazionale del Bargello e presso le Cantine Antinori fino al 4 aprile 2018.