La rassegna degli appuntamenti da non perdere

I più nostalgici saranno contenti: a novembre, la consueta selezione di Icon delle mostre del mese sposterà indietro le lancette del tempo. Ed è così che si volerà nella San Francisco degli anni Sessanta con una mostra a Brescia dedicata a Lawrence Ferlinghetti, figura chiave della Beat Generation, mentre si ricorderanno i fermenti torinesi dell’Arte Povera con una retrospettiva su Gilberto Zorio. A Napoli, invece, ci si immergerà nelle sperimentazioni performative di Julian Beck, Hermann Nitsch e Shozo Shimamoto, e a Milano si partirà per Chicago alla scoperta delle avanguardie artistiche formatesi nel secondo Dopoguerra. Ecco cosa andare a vedere a novembre.

Brescia. A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, Ribellione, Poesia.
La sua Coney Island of the mind (1958) è una delle raccolte di poesie più vendute al mondo. Poeta e pittore americano di origini bresciane, Lawrence Ferlinghetti ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione degli autori del movimento della Beat Generation. Negli anni Sessanta, la sua casa editrice e libreria City Lights Bookstore fu il punto di ritrovo degli hippie più intellettuali di San Francisco. A ripercorre la sua carriera è oggi il Museo di Santa Giulia di Brescia, che con la mostra A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, Ribellione, Poesia tratteggia un percorso attraverso il lavoro dell’artista dai primi dipinti realizzati dopo la Seconda Guerra Mondiale fino a quelli degli anni Duemila, molti dei quali inediti. Grande attenzione è rivolta alle sue connessioni con gli autori della Beat Generation come Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs e al suo successo in Italia grazie a Fernanda Pivano. La mostra raccoglie opere d’arte, documenti e materiale fotografico tra cui le immagini – alcune inedite – scattate da Ettore Sottsass ai protagonisti della Beat Generation.

Brescia, Museo di Santa Giulia, fino al 14 gennaio 2018.

Torino. Gilberto Zorio.
Le sue opere sono energia che scorre, sono reazioni chimico-fisiche, sono sculture liberate dalla pesantezza della materialità. Gilberto Zorio è uno dei maggiori rappresentanti dell’Arte Povera, il movimento artistico teorizzato da Germano Celant nel 1967: le sue installazioni nascevano da materiali non convenzionali e “poveri” come la pelle di mucca, i giavellotti e gli alambicchi, per poi essere percorsi da un’energia vitale capace di creare sensazioni intense nei visitatori. Oggi, in occasione del 50° anniversario dalla nascita dell’Arte Povera, il Castello di Rivoli presenta la prima retrospettiva dedicata a Gilberto Zorio in un’istituzione pubblica torinese: ad essere esposte sono le sue opere storiche – come le celebri Pelli con Resistenza (1968), Scrittura Bruciata (1968) e Per purificare le parole (1969) – accanto ad alcune installazioni appositamente realizzate dall’artista per il terzo piano del Castello.

Torino, Castello di Rivoli, fino al 18 febbraio 2018.

Napoli. I giganti dell’arte dal teatro. Julian Beck – Hermann Nitsch – Shozo Shimamoto. Joseph Beuys/ Archivio Living Theatre.
Per il suo secondo anno di attività, Casa Morra esplora le intersezioni tra arte e teatro presentando tre artisti che dalla pittura si sono spostati alle arti performative: Julian Beck, Hermann Nitsch e Shozo Shimamoto. Il primo abbandonò l’espressionismo astratto per dedicarsi al teatro di strada o “di vita” fondando con Judith Malina nel 1947 la compagnia di teatro sperimentale Living Theatre. Il secondo, Hermann Nitsch, padre dell’Azionismo Vienense, si avvicinò all’azione teatrale creando l’Orgien Mysterien Theater (Il teatro delle orgie e dei misteri), mentre il terzo, Shozo Shimamoto, pioniere della Mail Art ed esponente del Movimento Gutai, trasformò la pittura in una performance provocando una rottura con le tradizione dell’arte spirituale del Giappone del Dopoguerra. Accanto ai tre artisti sono presentate alcune opere provenienti dalla Collezione Lucrezia De Domizio Durini di Joseph Beuys, sostenitore dell’equazione arte=vita e convinto che ogni uomo possa diventare un artista. Casa Morra aprirà inoltre l’Archivio Living Theatre, svelando testi, documenti, scritti personali di Judith Malina, oltre a fotografie, costumi e oggetti di scena utilizzati tra il 1969 e il 2015, insieme agli Archivi Mario Franco, una raccolta di libri, cataloghi, film in pellicola su diverse correnti artistiche.

Napoli, Casa Morra.

Roma. Elizabeth Peyton & Camille Claudel. Éternelle Idole.
Sono nate a un secolo di distanza, ma si incontrano ora grazie a una mostra all’Accademia di Francia – Villa Medici di Roma, terzo appuntamento del ciclo di esposizioni UNE ideato dalla direttrice Muriel Mayette-Holtz e curato da Chiara Parisi. Elizabeth Peyton è diventata celebre negli anni Novanta per i suoi dipinti intimi e delicati con cui abbozzava il profilo di star della musica come David Bowie, Keith Richards e Sid Vicious, ma anche di Napoleone ed Elisabetta II. Alle sue opere, alcune create appositamente per l’esposizione, sono affiancate le sculture di Camille Claudel, allieva e amante dello scultore francese Rodin, che fondeva la mitologia classica con le proprie esperienze personali realizzando opere dal grande impatto emotivo. La tragicità della sua storia – nel 1912 distrusse parte delle sue sculture e fu internata nel 1913 per volere della madre – si riflette profondamente nella sua opera. I suoi lavori sono posti in dialogo con quelli della Peyton – che per Villa Medici ha lavorato a un progetto per la facciata dell’edificio – in un’esplorazione concetto di ritratto attraverso epoche, sensibilità e sguardi differenti.

Roma. Accademia di Francia – Villa Medici, fino al 7 gennaio 2018.

Milano. Famous Artist from Chicago 1965 – 1975.
Non solo New York. Fondazione Prada offre uno sguardo inconsueto sulla produzione artistica americana degli anni Sessanta rivolgendosi verso la scena alternativa di Chicago, che viene esplorata attraverso tre approfondimenti tematici a cura di Germano Celant: Leon Golub, in cui vengono esposte 22 tele di grandi dimensioni dell’artista e 58 fotografie stampate su carta trasparente, H. C. Westermann, che raccoglie 50 sculture di grandi e piccole dimensioni realizzate tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta oltre a una selezione di opere su carta, e Famous Artists from Chicago. 1965-1975. Quest’ultima sezione presenta i lavori più innovativi prodotti dai movimenti che gravitavano attorno alla School of the Art Institute, come i Monster Roster e i Chicago Imagists, che con la loro arte ribelle e la loro opposizione all’espressionismo e al minimalismo furono precursori del Graffittismo e della Street art.

Milano. Fondazione Prada. Fino al 15 gennaio 2018.