Mulholland Drive di David Lynch, 20 anni di un cult: 5 motivi per (ri)vederlo
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Mulholland Drive di David Lynch, 20 anni di un cult: 5 motivi per (ri)vederlo

di Simona Santoni

Capolavoro enigmatico tra sogno, realtà e inconscio, tra illusione e abisso, torna in sala restaurato. Un’occasione in più per abbandonarsi al suo mistero

Sulla scia delle atmosfere misteriose e fatalmente ammalianti di Twin Peaks, Mulholland Drive usciva 20 anni fa lasciando il pubblico disorientato, stordito, sedotto. Un capolavoro magnetico, difficile da districare, la summa dell’universo di David Lynch e uno dei più grandi film del XXI secolo, ascritto nelle classifiche dei best movies di tanti critici e cinefili.

Ora, a 20 anni dalla sua uscita – fece il suo debutto al Festival di Cannes 2001 dove vinse il premio al miglior regista -, Mulholland Drive torna nelle sale italiane per tre giorni, dal 15 al 17 novembre, nel nuovo restauro in 4K realizzato da StudioCanal, distribuito dalla Cineteca di Bologna.

L’occasione per immergersi di nuovo, o per la prima volta, nel suo flusso intrigante tra sogno, realtà e inconscio, tra aspirazioni e perdizione, rimandi ancestrali, psicologici, diabolici.

Ecco 5 motivi per vedere o rivedere Mulholland Drive oggi.

1) Rompicapo ipnotico dalle svolte sempre nuove

Mulholland Drive è una storia d’amore noir, un labirinto ipnotico, in cui perdersi. Un rompicapo che parla a cuore, testa e inconscio, a eredità primordiali, a parti di noi che non conosciamo.

Lavora sottopelle e non vuole spiegazione, anche se tanti si sono prodigati a cercarle e darle, dividendo il film in più parti: la prima è il sogno che trasfigura e altera, la seconda è la realtà, su piani temporali diversi, dove ritroviamo i personaggi in ruoli diversi, e si accavallano flashback e richiami del subconscio.

    Mulholland Drive
    Foto:
    Universal Pictures
    Naomi Watts e Laura Harring nel film “Mulholland Drive”

    Sulla strada di Los Angeles Mulholland Drive, Rita/Camilla (Laura Harring) riesce a salvarsi da chi voleva ucciderla fuggendo da una limousine che ha un incidente. Non ricorda niente e si rifugia a casa di Betty/Diane (Naomi Watts), aspirante attrice, donna sicura di sé che la difende. Nella realtà è tutto ribaltato, la relazione tra Camilla e Diane è alla frutta, Diane è fragile e disperata e non riesce a sfondare nel cinema.

    David Lynch non ha mai voluto spiegare Mulholland Drive ma ha disseminato indizi e simboli, che si muovono tra mondi strani e magici: la scatola blu, la chiave, la lampada rossa, il cowboy… Ma il segreto è sfuggire alla tentazione di decodificare, mollare ogni resistenza della logica: abbandoniamoci alla storia di David Lynch incantatore. L’enigmaticità è la strada maestra.

    2) Hollywood, fabbrica di sogni e di incubi

    Mulholland Drive è la strada di Los Angeles che costeggia Hollywood e la guarda dall’alto. Lì Rita sta per essere uccisa, su una limousine abbagliante.
    Hollywood è fabbrica di sogni e di incubi, è desiderio, ingenue aspirazioni, compromesso, perdizione. La metafora di Lynch sul potere del cinema è evidente: Hollywood è illusione e abisso. Un mondo attraente, che tira nella rete aspiranti attori, accecati dalla speranza del successo, schiacciati dall’ipocrisia dell’industria cinematografica.

    Mulholland Drive
    Foto: 01 Distribution
    Una scena del film film “Mulholland Drive”

    3) Colonna sonora conturbante

    La colonna sonora di Mulholland Drive è una danza inquieta dell’anima a cui abbandonarsi. Il compositore intimista Angelo Badalamenti segna la settima collaborazione con Lynch, dopo Velluto blu e I segreti di Twin Peaks: unisce brani nuovi ad altri già esistenti reinterpretati. Note cupe ballano insieme ad altre conturbanti, diventando un tutt’uno con la narrazione onirica psichica e contribuendo al senso di mistero del film. Una vertigine di oscurità.

    Si passa da Llorando, versione spagnola a cappella di Crying di Roy Orbison cantata dalla messicana Rebekah Del Rio, al brano glaciale Dwarfland fino al tema principale, che fa male al cuore, Love Theme, che trasuda amore sognato e non vissuto, di lacerante drammaticità.

    4) La scena al teatro: che potere!

    Se in Mulholland Drive si rincorrono scene che scavano dentro, graffiano segni, percuotono l’irrazionale, una scena su tutte fa salire i brividi. È quella al teatro Club Silencio, dove il presentatore spiega in diverse lingue che «No hay banda», è solo un’illusione. E poi eccola che compare Rebekah Del Rio, con una lacrima disegnata in viso, e nel suo canto di dolore fa piangere Rita e Betty, senza un perché. E noi con loro. Per poi cadere a terra svenuta, mentre la sua voce continua a cantare. È solo un’illusione.

    5) Il trampolino di Naomi Watts

    Mulholland Drive è stato il trampolino di lancio di Naomi Watts, che qui si mette alla prova in un dedalo di emozioni. Di Laura Harring, messicana ex Miss Usa, si sono un po’ perse le tracce: peccato.