L’artista cinese porta 46 opere, video e installazioni nella culla del Rinascimento italiano

Il Rinascimento italiano che sposa l’afflato di libertà del più irriverente e a suo modo rivoluzionario artista cinese contemporaneo. E’ quanto accade a Mantova, nelle sale di Palazzo Te. La residenza estiva della famiglia Gonzaga ospita 46 opere inedite del visionario Ai Weiwei. Si chiama “Il Giardino incantato” questa mostra di sculture, nonché teatro di installazioni curate da  Meng Huang e Li Zhanyang, che hanno per protagonista proprio Ai Wei Wei.

Il 57enne architetto, scultore, designer e fotografo, nonché blogger, incarcerato per alcuni mesi nel 2011 dopo avere denunciato a più riprese la corruzione del governo cinese, non ha potuto visitare personalmente la Sala dei Giganti, capolavoro realizzato da Giulio Romano, ma ha studiato personalmente attraverso la rete la collocazione delle sculture e degli altri lavori in mostra.

Proprio internet e i social network sono i mezzi che consentono infatti ad Ai Weiwei, impossibilitato a lasciare anche temporaneamente Pechino, di restare connesso col mondo.

Incanto e disincanto sono le “leggi” che regolano questo giardino creativo dove galoppano indisturbati cavallini blu e cavallini viola. C’è un Cristo di Huangjueping che porta da solo la sua croce in una strada cinese animata da artigiani, lustrascarpe, portatine colme di frutta. Ci sono tavolette di Li Zhanyang che raccontano scene della vita notturna di Chongqing, somiglianti a un polittico contemporaneo in vetroresina.

E naturalmente c’è lui, Ai Weiwei, che ci mette come sempre, quanto meno nei video, la voce e la faccia, quel volto che i suoi connazionali adorano identificandolo in quel messaggero di libertà di pensiero e speranza di un domani in cui potranno forse esprimere le proprie idee senza la paura della censura e del carcere. Per questo lo hanno soprannominato Ai Weilai, ovvero colui che ama il futuro.

 

 

Il Giardino Incantato, Ai Weiwei

Palazzo Te, Mantova, sino al 6 giugno