Il quartier generale in un ex spazio industriale per ospitare l’arte e non solo

Trasuda perfezione in ogni angolo, dal cortile al bagno, la sede della nuova Fondazione Prada in Largo Isarco alla periferia Sud di Milano: 19.000 metri quadri di bellezza, arte, cultura e discipline che cortocircuitano in interstiziali contaminazioni. Ha inaugurato nel giro di un paio di giorni di distanza dal taglio del nastro di Expo con una cena per ospiti illustrissimi, lasciando, come annunciato, l’apertura al pubblico fissata per il 9 maggio. Ecco 5 cose da sapere:

Lo spazio apparteneva a una ex distilleria e da qui quell’aspetto indutriale che tanto piace a Rem Koolhaas, il quale, con lo studio OMA (in tandem con Prada ha già ristrutturato gli ambienti di Ca’ Corner de la Regina a Venezia) è intervenuto rispristinando i sette edifici e aggiungendo tre inediti (il Podium, il Cinema, la Torre di nove piani che verrà completata l’anno prossimo). Si è evitato di accentuare i contrasti tra vecchio e nuovo, preferendo al contrario bilanciarli, giocando con superfici specchianti, rivestimenti in schiuma di alluminio e persino in foglia d’oro. Quest’ultima, in particolare, ricopre la superficie della svettante Haunted House – producendo un particolare riverbero sulla luce circostante – che già si candida a diventare simbolo della nuova Fondazione.

La Fondazione Prada nasce per ospitare la collezione permanente e non solo e si articola come una sequenza di comparti espositivi: nella galleria Sud, in parte nel Deposito, trova posto la mostra An introduction, con opere che datano fin dagli Anni 60, lavori che Miuccia Prada e Patrizio Bertelli hanno in questi anni assemblato sotto la supervisione e il consiglio di Germano Celant. Nella galleria Nord, a cura di Nicholas Cullinan, la mostra In part, sulla relazione tra corpo integro e le sue parti raccontata da opere di David Hockney, John Baldessari e Francesco Vezzoli tra gli altri. Nella Cisterna il Trittico di Damien Hirst, Eva Hesse e Pino Pascali. Nel sotterraneo del cinema Progetto grottesco, un’installazione di Thomas Deman che racconta il processo che ha portato alla realizzazione di una fotografia del 2006 e, al livello superiore, nell’anticamera dellla sala cinema, è stata collocata una ceramica di Lucio Fontanta che un tempo stava nell’atrio del Cinema Arlecchino a Milano. E ancora nella Hunted House attualmente hanno sede Louise Bourgeois e Robert Gober. Il cubo trasparente invece, il Podium, è dedicato alle mostre temporanee. Oggi i pavimenti in travertino sono calcati dai discoboli, le veneri e i bronzi della mostra di Salvatore Settis (con Anna Anguissola), Serial Classic, che si pone domande sul senso del classico nella nostra era e svela che la serialità non è prerogativa della modernità.

Non solamente fine art, ma anche danza, letteratura, poesia. Sono queste le arti alle quali Patrizio Bertelli dichiara esplicitamente di voler aprire lo spazio, facendo di fatto della neonata Fondazione uno centro culturale in dono alla città irrealmente splendente nel conteso meneghino.

A Largo Isarco si va anche per andare al cinema. Non quella di una sala cinematografica regolare, ma una programmazione già c’è e fa da kick-off alle proiezioni (che cominceranno il 22 maggio) il documentario Roman Polanski: my inspirations. Racconta i film che maggiormente hanno influenzato il cinema del regista americano (gli stessi del palinsesto): 8 ½, Il fuggiasco, Quarto potere, Amleto, Ladri di biciclette, Grandi speranze.

La Fondazione come luogo di cultura e luogo di vita. Così va intesa secondo i fondatori che già rimuginano sull’idea di tenere aperta, magari per un pubblico giovane, la notte la Biblioteca e il sottostante Bar Luce: un gioiello, quest’ultimo, concepito dal regista di Grand Budapest Hotel, Wes Anderson, come una caffetteria della vecchia Milano, con pavimento in seminato rosa e arredamenti verde acido, un flipper, un jukebox, pareti e soffitto che citano Galleria Vittorio Emanuele.  

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Fondazione Prada, Largo Isarco 2 Milano, dal 9 maggio