Ritratti e nature morte di un giovane artista in salsa fiamminga

Buio e luce. Sono i due poli del pensiero creativo di Emanuele Dascanio, giovane allievo della pittura fiamminga del ‘600. Sì, perché le sue opere affondano i soggetti nel buio totale della tela, per emergere come illuminati da un fascio di luce che ricorda quell’antica scuola.

Dascanio, classe 1983, è il protagonista di una personale alla Fondazione Maimeri, tra ritratti e nature morte. Che mettono a confronto due tecniche, accomunate però dall’iperealismo. Se le nature morte ubbidiscono alla tradizione dell’olio su tela, pastoso e dedito al dettaglio più raffinato e preciso, la sorpresa è nei ritratti.

Giovani fanciulle emergono dal buio, dal nero totale, come all’improvviso. Lo stesso accade alle figure maschili, per lo più anziani, o a dettagli, come una mano che impugna la matita: sembrano istantanee in bainco e nero, tale è il livello di realismo. Ma poi si scopre che sono realizzate a matita.

Un sogno, tra la tradizione antica e i canoni dell’estetica contemporanea. Tra la tecnica fotografica e l’arte del disegno.

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Su la soglia della luce

personale di Emanuele Dascanio promossa dall’incontro tra il Presidente della fondazione Maimeri e il ceo di F.I.L.A. – Fabbrica Italiana Lapis e Affini

Spazio Maimeri, Milano

4 – 20 novembre