A Londra, il V&A Museum ripercorre la storia del quartetto inglese dalle origini fino al successo mondiale

Era il 1967 quando i Pink Floyd traducevano in musica la propria visione allucinata del mondo nell’album di debutto The Piper at the gates of dawn. Un capolavoro di sperimentazione psichedelica, lucido nella sua follia sonora, dominato dai 9 minuti e 40 dei riff sincopati di Interstellar Overdrive. Ai tempi, una rivoluzione. Roger Waters, Richard Wright, Nick Manson e Syd Barrett – sostituito nel 1968 da David Gilmour a causa di una grave forma di depressione – diventarono le nuove star della scena psichedelica inglese, mentre The Piper at the gates of dawn venne riconosciuto come uno degli album più influenti della storia del rock, tra i primi concept album in assoluto.

Proprio in occasione del cinquantesimo anniversario dell’album, il V&A Museum di Londra cerca di bissare il successo della mostra itinerante David Bowie Is con un’esposizione dedicata al quartetto inglese: The Pink Floyd Exhibition. Their Mortal Remains. Un viaggio audio-visivo alla scoperta della storia del gruppo, che analizza con accuratezza le radici, l’ascesa e le trasformazioni della band attraverso oggetti, strumenti, memorabilia, filmati, fotografie e documenti inediti.

Ad accogliere i visitatori è una gigantesca riproduzione del mitico Bedford van, il pulmino che accompagnò la band nei primissimi tour negli anni 60, dagli show presso il celebre club UFO fino ai college più sperduti dell’Inghilterra. La mostra, che si sviluppa in modo cronologico, indaga le connessioni con l’arte, il design, la tecnologia e la performance attraverso varie collaborazioni, come quelle con l’illustratore Gerald Scarfe, l’architetto Mark Fisher, il ligthing artist Marc Brickman e i designer Aubrey Powell e Storm Thorgerson – in arte Hipgnosis – creatori di numerose copertine.

Ma ad essere esplorate sono anche le vite personali dei componenti del gruppo. Ed è così che tra gli oggetti in esposizione spunta un registro della Cambridge And County High School For Boys, in cui studiarono Syd Barrett e Roger Waters, oppure i primi disegni tecnici di quest’ultimo, che frequentò la facoltà di Architettura al London’s Regent Street Polytechnic.

Grande attenzione è riservata a uno dei momenti più drammatici e salienti della band, quello dell’uscita di Syd Barrett, che viene documentata con una lettera del 1967 in cui il manager ne spiega il motivo. La nuova rotta del gruppo viene raccontata attraverso alcune immagini di David Gilmour mentre imbraccia la sua celeberrima Black Strat, la sua Fender Stratocaster nera, oppure attraverso le bozze di Wish You Were Here scritte a mano da Roger Waters, o ancora, le scenografie dei tour della band negli anni 70.

La mostra dà spazio anche all’interattività e alle nuove tecnologie con una serie di postazioni in cui i visitatori possono remixare la propria versione di Money e con una Performance Zone, una stanza in cui è possibile immergersi in alcuni live della band.

The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains

Victoria & Albert Museum, Londra

Fino al 1° ottobre 2017