Prada Mode a Los Angeles. In conversazione con Martine Syms

Prada Mode a Los Angeles. In conversazione con Martine Syms

di Paolo Briscese

L’artista americana racconta ad Icon il lavoro dietro all’installazione site-specific che ha immaginato in occasione della settima edizione di Prada Mode presentata in concomitanza con Frieze Los Angeles

Dopo aver fatto tappa a Londra, Hong Kong e Parigi, lo scorso 16 e 17 febbraio, Prada è approdata a Los Angeles per presentare la settima edizione di Prada Mode, un club privato itinerante dedicato alla cultura contemporanea che offre ai propri membri un’esperienza  artistica immersiva, un percorso multisensoriale che si snoda attraverso musica, video live performance, conversazioni private e specialità culinarieA fare da cornice all’evento il Genghis Cohen storico ristorante cinese di Los Angeles, molto conosciuto tra i local, una vera e propria istituzione in città, che per l’occasione ha ospitato “HelLA World” un’installazione interattiva dell’artista americana Martine Syms conoscita per la sua arte che combina “determinazione concettuale, umorismo e critica sociale” e mette insieme tecnologia, performance, regia e narrazione audiovisiva.

Martine, partiamo dall’inizio. Qual è l’idea alla base di ‘HelLA World’, l’installazione che hai creato per Prada Mode Los Angeles?

HelLA World è uno spettacolo interattivo con contenuti testuali e visivi che ruota intorno a tre personaggi: il primo si sta recando a una festa, il secondo è già lì e il terzo non ha intenzione di andarci. Gli ospiti sono invitati a partecipare usando gli smartphone. Le conversazioni sono proiettate su un monitor in stile nastro ticker all’interno di Genghis Cohen, mentre altri schermi mostrano le riprese live delle videocamere all’esterno del ristorante. È un’installazione nata per il divertimento, l’improvvisazione e l’imprevisto.

(Photo by Emma McIntyre/Getty Images for Prada)
Ritratto dell’artista americana Martine Syms

Da dove viene l’ispirazione per il progetto?

Dalla città in cui vivo. Con questa installazione ho voluto mostrare la mia Los Angeles: non quella che vive nell’immaginario collettivo, ma una distesa urbana che racchiude un’infinità di modi di essere, vivere e interagire. Los Angeles non può essere compressa in una sola idea, è indisciplinata e ribelle. Con HelLA World offro una vera esperienza local, con gli ingorghi, la sorveglianza, le scoperte casuali, tutto quanto. Anche l’inferno, per questo HELL!

Perché hai scelto il Genghis Cohen come location?

Genghis Cohen è una vera istituzione a Los Angeles. Se sei di qui, lo conosci. Ho amici che vengono da anni con le famiglie ogni domenica e con un gruppo di loro abbiamo mantenuto questa tradizione con un pranzo settimanale fisso.  È un ritrovo iconico da così tanto tempo che non riesco a immaginare Los Angeles senza.


Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere con questa installazione?

Nel mio lavoro tendo a esplorare come la tecnologia e le infrastrutture plasmano le nostre giornate, insieme alle sensazioni, emozioni e reazioni che scaturiscono dal muoversi all’interno di questi sistemi. Mi confronto sempre anche con l’estetica, le diverse forme della cultura e il mio ruolo nel produrre cultura. Mi interessano molto le dinamiche di potere, quindi con HelLA World ho cercato di mostrare come queste influenzino la vita sociale, ma con umorismo e con un approccio narrativo.

Cosa significa per te lavorare a un’installazione effimera come questa?

Mi interessa la visibilità (in senso letterale, dalla Fairfax Avenue), la possibilità di coinvolgere tutto il quartiere in questo progetto. È entusiasmante creare un’installazione che ha un impatto visivo e coerente così forte in una zona centrale e visibile come questa. Mi piace sperimentare e lavorare su vasta scala e Prada Mode è l’occasione perfetta per questo tipo di progetti.

Non è la prima volta che collabori con Prada: sei stata fra gli artisti che hanno interpretato la collezione Uomo Primavera/Estate 2021 e hai partecipato alla presentazione digitale ‘Multiple Views’. Qual è la tua visione del brand?

Di Prada mi piace che riesce a essere classica e innovativa allo stesso tempo. Adoro i tessuti e le fibre pregiate, per questo sono in fissa con Prada. I materiali e le forme sono sempre nuovi e dinamici. È un marchio di grande successo, ma sempre aperto alle novità. Miuccia Prada non ha paura di essere provocatoria né di rischiare. Crea spazi dinamici, da Prada Mode a Multiple Views fino alla Fondazione Prada, in cui gli artisti possono esplorare le idee che ritengono importanti. Quando ci siamo conosciute mi ha chiesto: ‘Sei contenta? Questa cosa ti entusiasma?’ Questo principio è alla base di tutte le mie collaborazioni con Prada. La prima è stata con Daisy Zhou, la direttrice della fotografia del mio film The African Desperate, per girare la campagna di Linea Rossa.


Prada Mode Los Angeles (Photo by Emma McIntyre/Getty Images for Prada)

Per un’artista multidisciplinare come te, cosa significa poter espandere le tue competenze e conoscenze al mondo della moda?

Prima di concentrarmi totalmente sulla mia arte, avevo già lavorato nel settore. La moda e l’estetica sono da sempre una parte essenziale del mio lavoro, quindi vivo questa collaborazione come un’estensione naturale. Amo tutto quello che ha a che fare con il design: l’architettura, la pianificazione urbana, la tipografia, la maglieria, sono tutti segni di un’epoca, una cultura, una comunità.