

Racconti di vita e lavoro, nelle fotografie di Dorothea Lange
200 scatti della fotografa americana Dorothea Lange raccontano i grandi avvenimenti della storia americana che diventano un’epopea indimenticabile. In mostra a Torino
«Bisognerebbe utilizzare la macchina fotografica come se il giorno dopo si dovesse essere colpiti da improvvisa cecità», disse Dorothea Lange, la grande fotografa americana di cui oltre 200 immagini sono ora in mostra a Camera, a Torino, fino al 2 ottobre. Sembra un'estate molto al femminile in quanto a fotografe in mostra e ben venga, vista la pregnanza dei loro lavori. E poi, nello specifico, di mostre importanti della Lange in Italia non se ne ricordano di molto recenti, a parte quella condivisa con l'altra grandissima Margaret Bourke-White (ma più contenuta) tenutasi a Milano ormai 3 anni fa. Evento importante dunque questo torinese (turisti e vacanzieri di città siete avvisati), tanto che è già prevista una seconda successiva tappa, questa volta nel Nordest, vale a dire ai Musei di Bassano (dal 21 ottobre). La cecità di cui sopra sicuramente non colpì la fotografa americana che comunque con la malattia, la poliomielite da ragazza, ebbe ugualmente i suoi bei guai. Anzi, teneva sempre gli occhi bene aperti, come testimoniano le migliaia di scatti realizzati.

La mostra Racconti di vita e lavoro punta dritto agli anni cruciali dell'attività di Lange, quei Trenta e Quaranta che videro gli Stati Uniti, e in particolare il Sud, flagellati prima dalla crisi del ’29, poi da siccità e tempeste di sabbia che misero in ginocchio l’agricoltura, costringendo migliaia di persone a migrare. Eventi di portata biblica per vastità, intensità e coinvolgimento di uomini, donne e bambini e se qualcuno, magari da ragazzo, ha letto i libri di John Steinbeck un'idea chiara di come stavano le cose deve averla molto chiara. Con il suo taglio da osservatrice sociale e una sensibilità da artista, Lange si trovò a raccontare tutte quelle vite facendo infatti parte del gruppo di fotografi chiamati dalla Farm Security Administration (agenzia governativa incaricata di promuovere le politiche del New Deal) a documentare l’esodo dei lavoratori agricoli in cerca di un’occupazione nelle grandi piantagioni della Central Valley.

Volti e racconti che parlano di crisi climatica, migrazioni, discriminazioni: capisco che non siano temi molto fashion, ma ci siamo ugualmente dentro fino al collo e fermarsi ogni tanto a rifletterci non fa male. Soprattutto se ad aiutarci a vedere il lato umano sono immagini che nonostante ci separino da esse una novantina d'anni o quasi, rimangono di assoluta attualità, oltre a segnare una tappa basilare della storia della fotografia del Novecento. Dovendo indicare uno scatto per tutti, il compito è facilissimo: è il ritratto di Florence Owens Thompson, giovane Migrant Mother, trentaduenne dall'età già indefinibile che vive coi sette figli in un accampamento di tende e auto abbandonate. Ma ce ne sono altri 199 di foto in mostra che raccontano più di tante parole (comprese queste) vite vissute, e che non augureremmo mai a nessuno, con una dignità e un coraggio da tenere bene a mente.