Recycling Beauty: la bellezza dell’utilizzare il già fatto!
Gruppo di un leone che divora un cavallo IV secolo a.C. © Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Recycling Beauty: la bellezza dell’utilizzare il già fatto!

di Elena Bordignon

Una mostra sulla statuaria antica – riutilizzata! – ma anche studi di design e grandi brand della moda: riciclare e riutilizzare sono concetti fondamentali non solo per la salvaguardia dell’ambiente, ma anche per un rinnovato concetto di bellezza.


Sculture, reperti, ritrovamenti antichi, visti sotto una certa luce, immaginati in contesti diversi, considerati come metafore senza tempo, possono diventare “una chiave di accesso alle molteplicità del mondo contemporaneo”, sottolinea Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte italiana, protagonista – nel ruolo di curatore – di Recycling Beauty, una mostra ospitata alla Fondazione Prada di Milano (dal 17/11 al 27/02/23), il cui progetto allestitivo è ideato da Rem Koolhaas/OMA. La mostra si basa sul tema del riuso di antichità greche e romane in contesti post-antichi, dal Medioevo al Barocco.
Se pensiamo che concetti come il riuso e il riciclo siano appannaggio dell’età contemporanea, ci sbagliamo: nell’antichità, reperti e ritrovamenti, abbandonavano la propria posizione iniziale o di rovina per essere riattivati, acquistando un nuovo senso e valore grazie al gesto del riuso. Indagare la natura cangiante e molteplice degli oggetti d’arte, che nel tempo cambiano per ricezione, utilizzo e interpretazione, equivale a compiere un ripensamento della stabilità e originalità dei processi creativi. Senza contare che ogni nuova produzione artistica è sempre la rielaborazione – quando non l’imitazione – di un qualcosa di già fatto. Nell’arte – antica o contemporanea, ma potremo allargarci anche al mondo del design e della moda – il concetto di riciclo è sempre stato non solo presente come nozione intellettuale, ma anche come azione materiale, concreta.
Al di là dell’importanza storica del riciclare per la sostenibilità ambientale e per ridurre la quantità di rifiuti sul pianeta, questa azione è fondamentale soprattutto per ribadire un pensiero molto semplice: ciò che non serve più a noi, può servire ad altri e viceversa.

Nel design ci sono casi esemplari che hanno fatto del concetto di riciclo la parte fondante dei loro progetti. Parliamo dei Formafantasma, che hanno trovato una risposta intelligente al grande problema dell’obsolescenza programmata, ossia la strategia che definisce il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Dove vanno a finire vecchi PC, cellulari, tastiere, monitor ecc.? Lo studio Formafantasma ha cercato di rispondere dando vita all’innovativo Ore Streams: il progetto comprende un ampio catalogo di cassettiere, sedie e scrivanie pensate prevalentemente per gli uffici e interamente prodotte assemblando tra loro componenti di vecchi strumenti elettronici come tastiere, griglie, pile di cellulari, scheletri di vecchi microonde. Ma potremmo citare anche lo Studio Lionne van Deursen, che ha presentato all’ultima edizione della Milano Design Week, Unfold: un materiale molto versatile realizzato grazie ad una cellulosa batterica, una coltura simbiotica di microrganismi e lievito che diventa solida una volta essiccata. Non mancano incursioni nel mondo della musica con il collettivo Evolution Music, con sede nel Regno Unito, che ha progettato un vinile da 12 pollici realizzato in bioplastica, che sostituisce il tradizionale PVC ad alta intensità di carbonio. Tra i primi ad utilizzarlo Michael Stipe, per la pubblicazione del suo nuovo lavoro solista ‘Future If Future”.
La lista di progetti nel campo del design potrebbe essere lunghissima. Per un approfondito studio sulle risposte del design alle problematiche legate alla sostenibilità e al riciclo, consigliamo la lettura di Design Emergency. Building a Better Future (Phaidon): Alice Rawsthorn e Paola Antonelli, due delle figure del design più influenti al mondo, incontrano designer visionari le cui innovazioni e ingegnosità ci danno speranza per il futuro. Design Emergency racconta le storie di straordinari designer, architetti, ingegneri, artisti, scienziati e attivisti, che sono in prima linea nel cambiamento positivo in tutto il mondo. Concentrandosi su quattro temi – Tecnologia, Società, Comunicazione ed Ecologia – il libro presenta un ritratto unico di come le nostre grandi menti creative stiano sviluppando nuove soluzioni di design per le principali sfide del nostro tempo, aiutandoci nel contempo a trarre vantaggio dai progressi di scienza e tecnologia.

Anche la moda, già da qualche anno, cerca di allinearsi con la sensibilità comune per diminuire l’impatto ambientale della grande produzione. Al di della ‘piaga’ dell’industria del fast fashion – responsabile del 20% dell’inquinamento delle risorse idriche e di un terzo delle microplastiche presenti nei corsi d’acqua – le grandi griffe sono sempre più sensibili ai tre concetti base della sostenibilità: Reduce/Reuse/Recycle. Che si tratti di Gucci, impegnato con la sua Off The Grid, o JW Anderson, con l’iniziativa Made in Britain. Ma anche Acne studios, con la linea Repurposed o Louis Vuitton, con 25 look realizzati in materiali riciclati nella collezione uomo della scorsa stagione. Prada, invece, già nel 2019 presentava la collezione Re-Nylon: negli ultimi decenni l’azienda ha svolto ricerche approfondite per realizzare una collezione di nylon completamente rigenerato ottenuto da materiali plastici raccolti dagli oceani e dalle discariche di tutto il mondo.
Senza dimenticare Stella McCartney, una delle prime stiliste a compiere delle vere scelte per una produzione sostenibile e a ridotto impatto ambientale. Nella collezione pret-à-porter estate 2023, presentata a Parigi lo scorso ottobre, la stilista ha dichiarato: “Questa stagione sono riuscita a rendere ecosostenibile all’87% il mio pret-à-porter con abiti di cotone e Nylon rigenerato, ma anche viscosa naturale, poliestere riciclato, cotone organico, lino, denim e lane tracciabili”.