Romaison: il rapporto tra cinema e arte sartoriale romana in una mostra
Foto: Simon d'Exéa

Romaison: il rapporto tra cinema e arte sartoriale romana in una mostra

di Valentina Lonati

Gli atelier storici e gli artisti del costume sono al centro di una mostra al Museo dell’Ara Pacis di Roma. Che fa una ricognizione di tutti quei luoghi in cui nascono abiti capaci di far sognare generazioni di spettatori.

Roma come un’immensa maison di moda produttrice di abiti sartoriali gioiello, costumi che hanno dato forma a personaggi, storie, addirittura interi immaginari legati al cinema e al teatro. Parte con questa idea ROMAISON 2020 – Roma, una Maison straordinaria: archivi e produzioni dei laboratori di Costume, la mostra al Museo dell’Ara Pacis inaugurata il 23 ottobre e che, se non dovesse essere confermata la notizia dell’imminente chiusura dei musei, proseguirà fino al 29 novembre.

Perché a Roma c’è Cinecittà certo, ma anche tutto quell’humus fertilissimo di laboratori, atelier, sarti e artigiani che tagliano, tessono e cuciono la leggenda e il mito dei grandi film. Un rapporto, quello tra la moda, o meglio, la sartoria d’eccellenza e il cinema che è “meravigliosamente ambiguo, in una dimensione parallela di ispirazione reciproca soprattutto a Roma” – come spiega la curatrice Clara Tosi Pamphili, e che oggi viene finalmente esplorato nel dettaglio. E se è vero che di Made in Italy si parla continuamente, non è altrettanto vero per le migliaia di persone e realtà che si nascondono dietro a quel bottone, quei ricami, quei merletti che sono un’arte, un patrimonio della cultura italiana inestimabile.

La mostra raccoglie le creazioni delle più importanti sartorie di Costume romane come Annamode, Costumi d’Arte – Peruzzi, Sartoria Farani, Laboratorio Pieroni, Tirelli Costumi, includendo anche la i bozzetti dall’archivio personale di Gabriele Mayer e una sezione dedicata a Mensura, storico produttore di manichini.

La mappa che apre il percorso espositivo consente di localizzare i vari atelier sparsi per la città, tratteggiando i confini di un museo della sartoria di Costume a cielo aperto. Si prosegue poi con un tuffo negli ambienti di un laboratorio ricreato per l’occasione, dove gli scampoli di tessuto e le strutture metalliche a muro dialogano con i manichini che indossano alcuni dei costumi più celebri del cinema.

E protagonisti sono loro, gli abiti di scena, da quelli indossati in Salò di Pasolini fino a quelli di Miss Marx, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Proprio a Pasolini è dedicata la performance Embodying Pasolini con la magnifica Tilda Swinton, un progetto – rinviato al 2021 – sul potere evocativo dell’abito, ideato e curato da Olivier Saillard, fashion curator ed ex direttore del Museo Galliera di Parigi, nonché una riflessione intorno ai costumi realizzati dalle sartorie romane per i film di Pasolini.

La mostra ripercorre le creazioni degli stilisti e artisti del costume più importanti di sempre come Charles Frederick Worth, il sarto inglese a cui dobbiamo la nostra concezione di moda, Paul Poiret, Maria Monaci Gallenga e Madame Gres, mentre i grandi dell’alta moda francese come Christian Dior e Balenciaga dialogano tra loro con i costumi de Il Conformista e L’Ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci, ma anche con la Cleopatra interpretata da Elizabeth Taylor. E poi, spazio ai costumi di Pescucci, Canonero, Atwood, Squarciapino, Donati, Tosi, fino ai più giovani Catini Parrini e Torella, in una serie di piroette che svelano quanto sia preziosa l’arte del costume capitolina, un tesoro da raccontare e da difendere.

La mostra, promossa da Roma Capitale, è stata organizzata da Zètema Progetto Cultura con il contributo tecnico di Rinascente.