A Parigi le sculture impossibili dell’artista australiano.

Difficile dimenticare lo sguardo del ragazzino gigantesco installato da Ron Mueck nelle sale dell’Arsenale alla Biennale di Venezia del 2001. È un tratto comune alle sculture iperrealistiche dell’artista australiano, che mostrano situazioni e corpi “normali” nei minimi dettagli, ma ci spiazzano con le loro dimensioni su scala deformata: esageratamente grandi o esageratamente piccole. L’esito è sorprendente e prende le distanze sia dal realismo accademico che dalla pop art o dall’iperrealismo tradizionale.
A partire dal 16 aprile la Fondation Cartier di Parigi dedica all’artista una personale in cui sarà possibile ammirare varie opere recenti e tre appositamente realizzate per la mostra. È la prima in Europa, dall’ultima esposizione di grande successo che si tenne, sempre alla Fondation Cartier, nel 2005. Ed è un’occasione rara, considerato che l’artista lavora molto lentamente nel proprio atelier di Londra, facendo del tempo un elemento importante del processo creativo. E di conseguenza, le sue “uscite” pubbliche si fanno attendere.

Testo Silvia Anna Barrilà

‘Ron Mueck’, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi, dal 16 aprile al 29 settembre 2013