Ruth Orkin. A Bassano, una retrospettiva celebra la grande fotoreporter americana

Ruth Orkin. A Bassano, una retrospettiva celebra la grande fotoreporter americana

di Paolo Lavezzari

Da scoprire, in mostra a Bassano del Grappa, una protagonista della fotografia del 900

Periodo veramente ricco, questo, per le mostre fotografiche. Bene! E che sia il momento (finalmente), anche delle fotografe? Sarà un caso, ma da vedere non c’è solo la mostra super acclamata di Vivian Maier a Torino, che vi abbiamo già segnalato. In corso fino al 2/5, a Bassano del Grappa (dall’altra parte, a Nord Est) c’è la prima monografica italiana dell’americana Ruth Orkin, leggenda del fotoreportage. Lei bella, celebre, ben maritata, insomma almeno all’apparenza tutto l’opposto di Vivian, sconosciuta per tutta l’esistenza, eppure come lei perennemente curiosa della vita quotidiana, ritrattista dell’infanzia, con uno sguardo sempre cinematografico pronto a fissare l’attimo, Orkin nasce nel 1921, mentre Maier era del ’26. Nasce bene Ruth: mamma stella del cinema muto, babbo imprenditore. Cresce nella dorata Hollywood. La prima fotocamera da pochi centesimi arriva quando ha dieci anni. A 17 anni, nel 1939, da sola attraversa in bicicletta gli States per andare a vedere l’Expo di New York. Questa idea del viaggiare da sola le rimane (un po’ come viaggiava Maier, del resto), tanto che in seguito intitolerà la sua più nota serie di foto Don’t be afraid to travel alone. Con il cinema ci tenta sul serio: lavora alla Metro Goldwyn Mayer come galoppina, vuole diventare regista, ma le donne allora erano escluse dalla professione. Fine del sogno. La carriera di fotografa comincia a New York, sono gli anni del secondo conflitto, lavora presto per le grandi riviste, è in breve riconosciuta.

Al ritorno di un viaggio per Life in Israele si ferma in Italia e a Firenze, siamo nel 1951 incontra Nina Lee Craig, studentessa d’arte, sua connazionale, che diventa il soggetto di American Girl in Italy, la sua foto più celebre (e il poster più venduto al mondo). Nina la si ritrova protagonista di numerose foto fiorentine di Orkin: ora pensierosa, più spesso con un sorriso di autentica felicità: sullo scooter, sull’auto sportiva e con occhialoni sul Lungarno… Una felicità (è azzardato dirlo?) che rimanda a tanti scatti di Jacques Henri Lartigue, come pure ad atmosfere da Vacanze romane (che del resto, è del 1953). Non c’è solo Firenze negli scatti di Orkin, ma anche Roma, Venezia ed è qui che realizza uno dei  suoi ritratti più intensi, quello di Orson Welles, al ballo del secolo – quello dato da Charles de Beistegui nel settembre 1951 per mille invitati. I ritratti erano un’altra specialità in cui la fotografa svettava. In mostra ve ne sono  diversi, spesso di celebrità che bene conosceva fra New York e Hollywood. Suo è quello, magnifico, di Robert Capa. Ma troverete Leonard Bernstein, Lauren Bacall, Alfred Hitchcock, Albert Einstein, Woody Allen, Marlon Brando (che gioca a scacchi in costume romano…). Se non ce la fate proprio ad andare a Bassano, procuratevi almeno il booklet: 18 euro ben spesi.

 

         

Ruth Orkin. Leggenda della fotografia Galleria Civica Bassano del Grappa fino al 2.5.2022