Da un graphic novel di Ratigher, la regista Eleonora Pippo mette in scena uno spettacolo di grande attualità

Tutto ha avuto inizio un giorno, uscendo da un ospedale. Roba triste, come spesso accade. Ma lui, Ratigher, viene catturato da due ragazzine che ridono e scherzano. Il suo sguardo da cantastorie a fumetti si sofferma su di loro. Su un loro probabile mondo fatto di cose che per gli adulti, nati solo un paio di decenni prima, non esistevano proprio.

No, non si parla di smartphone e orologi super hi-tech. Quello che viene analizzato è il rapporto con il proprio corpo, così distante da sé, forse, proprio per l’assenza di un confine tra reale e virtuale, e l’inquietante (per noi) tentativo di riappropriarsene attraverso la scienza medica. Come se analisi mediche, visite specialistiche, controlli, ecografie e quant’altro confermasse, in numeri e dati, la realtà inequivocabile di avere un corpo.

‘Ho cominciato a capire quella realtà disegnandola’, spiega Ratigher. ‘Sono stato con due adolescenti a lungo, ed è stato molto interessante. Volevo trovare risposte da loro circa il loro rapporto con il corpo. In una società senza limiti, il corpo resta il nostro confine. Ed è il limite che abbiamo tutti i giorni. Come in ogni epoca, i ragazzi di quell’età hanno bisogno di confrontarsi su questo argomento’.

Poi succede che la regista Eleonora Pippo legge il fumetto e se ne innamora. Vuole portarlo in scena sia per il suo straordinario potere evocativo sia perché dà voce a una socialità diversa.  ‘Il tema, prima di tutto, mi è sembrato di grande attualità. Parla di due amiche adolescenti che hanno la passione per le analisi mediche. Il motivo è che quel pezzo di carta rappresenta per loro la prova materiale della propria esistenza. Gli adulti risultano inadeguati e il confronto – necessario in ogni epoca – viene meno insieme alla definizione di se stessi‘, spiega la regista. Che ha scelto di realizzare spettacoli unici in ognuna delle città in cui li ha portati in scena: le attrici sono ragazze del posto che, oltre a recitare il copione (esattamente le parole del fumetto), pensano alla colonna sonora (cantata ed eseguita dal vivo). Non c’è niente di grafico in scena, solo le ragazze e il pubblico, illuminato come il palco stesso e parte dello spettacolo. Alla fine c’è un enorme pupazzo gonfiabile azzurro. ‘Si parla della morte in questo fumetto in un modo veramente fantastico. Diventa un fatto incontenibile, che travalica ogni confine. Ma voglio che il pubblico percepisca il fumetto come un fatto interiore. Senza che venga rappresentato’.

Un esperimento interessante che riguarda la sceneggiatura, la scenografia, la colonna sonora e il casting. Ma soprattutto, l’unicità di una storia universale.

Le ragazzine stanno perdendo il controllo va in scena in queste date:

14 ottobre a Milano, Zona K

27 gennaio a Napoli, Nuovo teatro sanità

10 febbraio a Torino, Tedacà bell’arte.