La prima personale degli scatti dell’autore del romanzo “Ogni giorno è per il ladro”

Scrivere, camminare, fotografare. Sono tre azioni che hanno in comune l'arte di narrare. Almeno, secondo Teju Cole, che nei suoi lavori ha celebrato l'arte del lasciare traccia. Imprimere significati. Fermare qualcosa sulla carta. Scrittore, fotografo e camminatore urbano, ha radunato queste tre qualità nel suo romanzo Ogni giorno è per il ladro (Einaudi), un viaggio della memoria in Nigeria, la sua terra d'origine, per poi rientrare negli Stati Uniti, sua terra attuale, in cui le foto (sue) e le passeggiate urbane (sempre sue) tessono la trama del racconto.

E il lettore è preso per mano da un ritmo tanto inconsueto quanto naturale: è quello del camminare. Il passo, il piede, sono anche unità di misura letterarie, d'altronde. Ma il camminare comprende anche soste inattese, distrazioni che determinano pause, quasi contrappunti come in uno swing dell'andatura. Così l'incedere si fa anche immagine. Oppure, ribaltando il punto di vista, l'immagine viene srotolata nel susseguirsi delle parole del romanzo, che procedono al ritmo di quell'incedere tutto umano.

E ora presenta un nuovo lavoro, Punto d'ombra, una mostra e un libro (edito da Contrasto) in cui protagoniste sono le fotografie. Ma sempre accompagnate da parole. Nella presentazione, Siri Hustvedt infatti scrive:

Quando l’otturatore si chiude, il mondo si ferma in un’inquadratura. Anche le parole vengono fissate dalla scrittura

Settanta fotografie, in mostra al Forma di Milano, narrano il mondo di Teju Cole, accompagnate ognuna da una riflessione o da una piccola storia. Tratte dalla quotidianità, le immagini compongono la realtà attraverso dettagli o singoli elementi della città e sono tutti scatti nati da una riflessione sul vedere, nata in seguito a un periodo di semicecità che ha colpito l'autore. Così la sua narrazione si snoda lungo sentieri irregolari e inattesi.

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Teju Cole, Punto d'ombra.

Forma Meravigli, Milano, 28 aprile - 19 giugno