Senigallia rende omaggio a uno dei maestri internazionali della fotografia del Novecento, dedicando un’ala del Palazzo del Duca a un’esposizione permanente delle sue opere.

Io non faccio il fotografo, non so farlo… sono uno che cerca dei godimenti, ma non solo per me stesso, ma anche per gli altri…..ho bisogno degli altri perché voglio che l’immagine non finisca con me, ma continui a vivere. Io sono uno che pensa che non si muoia mai davvero e questo è l’esempio dell’immagine.

Queste le parole di Mario Giacomelli (1925-2000), maestro della fotografia del Novecento, cui Senigallia rende omaggio dedicando un’ala del Palazzo del Duca a un’esposizione permanente delle sue opere donate negli anni ‘90 dall’artista stesso al Comune.

In mostra circa 80 fotografie selezionate e allestite in collaborazione con gli archivi Giacomelli rappresentati dai due direttori Simone Giacomelli e Katiuscia Biondi. Un allestimento che fornisce una lettura innovativa dell’opera del maestro proposta per anni e per serie, ripercorrendone la poetica e mettendone in luce temi e suggestioni.
Mario Giacomelli non è un osservatore della realtà ma dell’interiorità, e si differenzia dagli altri per la capacità compositiva e per uno stile metaforico, poetico. Tra i suoi soggetti: il trascorrere del tempo, la memoria, la terra, la sofferenza e l’amore. Scatta pensando di raccontare una storia per immagini e le sue fotografie sono spesso caratterizzate da composizioni quasi astratte.

La serie Scanno, 1957-1959, nasce dall’incontro del fotografo con l’omonimo paesino degli Abruzzi. Qui l’autore attraverso uno sguardo fortemente grafico rende l’atmosfera fiabesca del luogo, raccontando il paese come fosse un paesaggio interiore.

Tra le serie più note: Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961-1963. Un racconto ambientato nel seminario vescovile di Senigallia. L’autore frequenta il luogo per circa un anno. Gli scatti iniziano in una giornata di neve, nel corso della quale Giacomelli fotografa i seminaristi durante la pausa di ricreazione. Il racconto descrive uno spazio umano, ma come se fosse ambientato in un’altra dimensione temporale.

A completare l’esposizione permanente, una mostra temporanea Le realtà del Sogno fino al 30 maggio 2021 a Palazzetto Baviera che vuole documentare quel laboratorio senigalliese di fotografia che fu il Gruppo Misa, fondato da Giuseppe Cavalli nel 1954 a cui Giacomelli aderì per un breve periodo.