Accanto agli alambicchi per la produzione del rum o in case coloniali: cosa scegliere per gustare la cucina dell’isola del Dodo

Cene in riva al mare, aperitivi con champagne e ostriche sul catamarano al tramonto: le immagini stereotipate dell'isola di Mauritius sono queste. Scenari tropicali che rappresentano ormai però solo una parte di quella che è l'offerta dell'isola, in questo periodo dell'anno nella sua stagione calda. 

Se gli hotel e i resort più rinomati offrono comunque ai loro ospiti servizi come aperitivi sui battelli o organizzano romantiche cene sulle spiagge al calar del sole, sull'isola è presente una vera e propria new wave di cuochi, molti dei quali italiani, che vogliono dare nuovo lustro alle peculiarità culinarie dell'isola del Dodo. 

Uno su tutti è Fabio Poli, chef a La Table du Château, ristorante immerso nel giardino de Labourdonnais, antica casa coloniale nella quale si produceva il rhum dalle piantagioni di canna da zucchero vicine, e che oggi è una meta turistica, nel nord dell'isola, vicino ai meravigliosi giardini di Pamplemousse, che produce ancora differenti varietà della bevanda preferita dagli abitanti. L'obiettivo di creare una vera e propria gastronomia mauritiana, che si allontani dall'immagine di solito abbinata a luoghi remoti di vacanza come questo, Poli nel suo menù mixa le origini italiane con i prodotti tipici del luogo. Ne nascono così spaghetti al pesto con gamberi e pinoli, e ravioli farciti al caciocavallo con melanzane e pomodoro, insieme a insalate di pesce condite con more e Okra, verdure tipiche del posto con una forma che ricorda quella del peperoncino verde ma con un sapore più simile a quello degli asparagi.

Più classica l'interpretazione della Maison Eureka, altra casa coloniale creola trasformata in un museo, e circondata da acri di riserva naturale incontaminata, con una cascata raggiungibile dopo essersi immersi nella foresta retrostante. Gamberi e riso in bianco, condito con chutney di cocco e menta, la fanno da padrone.

Infine, scendendo a sud, nel cuore delle sette terre colorate di Chamarel, colline rocciose ricoperte da fini sabbie colorate, probabilmente di origine vulcanica, c'è l'Alchimiste, ristorante che sorge accanto alla Rhumerie de Chamarel, struttura che produce appunto, rum, ma anche tutte le bevande che possono essere ricavate dalla canna da zucchero.

Al suo interno, in legno con grandi vetrate dalle quali ammirare la natura circostante, non si mangia solo pesce, anzi, lo si trova con una certa difficoltà. Ad essere privilegiate sono carni come quelle di cervo e cinghiale, condite da verdura o cuori di palma, altra peculiarità dell'isola. Un posto, Mauritius, da esplorare non solo con gli occhi, ma anche con il palato

 

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