“Il teatro e mia zia”. A Milano una mostra fotografica en plein air

“Il teatro e mia zia”. A Milano una mostra fotografica en plein air

di Digital Team

Nei ritratti e nelle parole di tecnici, attori, registi il racconto in prima persona di chi fa il teatro

In realtà, la zia con il teatro c’entra e non c’entra; ma il titolo cattura e introduce bene il tema di questa mostra fotografica e cioè “raccontare la complessità del teatro attraverso le sue maestranze”. Perché sarà capitato a molti di trovarsi a fare un lavoro e di doverlo spiegare nel dettaglio a una zia che ne chiede ragione. Accade sicuramente a chi si muove nelle professioni più comuni, figuriamoci a quanti sono nel mondo dello spettacolo e del palcoscenico. Qui nello specifico, è facile figurarsi la parente immaginaria che domanda: “ah, che bello, lavori nel teatro e che cosa fai?” Battute a parte, il lavoro che sta tutto intorno alla rappresentazione drammaturgica è davvero complesso, coinvolge persone e competenze le più diverse; è, in fondo, senza tirare troppo in ballo Pirandello, un’azione scenica che ne mette in scena un’altra. A provare a raccontare, magari a spiegare, qualcosa di tutto questo, ci prova fino al 7 novembre, allestita lungo il centralissimo Corso Vittorio Emanuele II a Milano, la mostra fotografica “Il Teatro e mia Zia”.

Protagonisti degli scatti di Mario Zanaria sono i volti di 24 tra tecnici, attori, registi, attrezzisti, drammaturghi, danzatori…, insomma le stesse maestranze che fanno del teatro “il teatro”, a svelare insomma cosa c’è oltre il buio delle quinte. Il progetto, partito, ahinoi,  nell’autunno 2020 in piena crisi e chiusure dello spettacolo, è arricchito  dai testi di Greta Cappelletti, in una carrellata che vuole raccontare la complessità del teatro attraverso le sue maestranze. Racconta Zanaria: «Abbiamo chiamato a raccolta nel mio studio diversi professionisti dello spettacolo milanese, trasversali per notorietà e per generazione, lasciando che il teatro venisse suggerito dall’uso delle luci e dalle quinte del set. Ne è emerso un progetto fotografico che è una sorta di archivio di quelle che sono le maestranze teatrali». E poiché il teatro è fatto anche (soprattutto) di parole, ogni scatto è accompagnato da una frase del soggetto ritratto, in risposta a “Come spiegheresti il tuo mestiere a mia zia?”. Risultato: sullo sfondo delle vetrine del centro, a cielo aperto, uno “spettacolo” teatrale davvero per tutti, il cui copione intesse un dialogo tra le professioni del teatro e un pubblico che, per buon auspicio, non ha limiti di presenza.