In conversazione con Marcantonio Brandolini direttore artistico di Laguna-B

In conversazione con Marcantonio Brandolini direttore artistico di Laguna-B

di Paolo Lavezzari

Murano addio. Almeno quella di ieri. Marcantonio Brandolini ha le idee chiare sul futuro dell’isola e su co-me fare evolvere la vetreria di famiglia. E i risultati gli danno ragione

Quel maestro, d’obbligo rivolgendosi agli artisti del vetro di Murano, sente che non gli compete. Eppure Marcantonio Brandolini, trentunenne veneziano doc, con la magia delle fornaci ha dimestichezza fin da piccolissimo, se si pensa che sua mamma, Marie, creò nel ’94 la raffinata vetreria Laguna-B di cui oggi lui è paròn nonché direttore artistico. «Artista? Mi definisco piuttosto una persona creativa che ha una precisa visione di questo settore, che è quello artigianale». Prese dunque tutto da solo, sei anni fa, le redini dell’azienda nota per i suoi rutilanti bicchieri, i tradizionali Goti de Fornasa, Brandolini dimostra di avere le idee chiare sul suo essere artigiano e imprenditore e su come procedere: «Gli artigiani devono sempre di più creare un marchio, un’azienda che possa sostenersi, seguendo le odierne strategie, dal contatto diretto con il compratore finale, al controllo dell’immagine propria e del prodotto».


Le idee chiare, si diceva, sono su tutto, confortanti per franchezza e chiarezza. Eccone un paio: «Il made in Italy? Oggi è quasi un deprezzamento. È il marchio in sé ad avere valore; in questo mondo globalizzato l’appartenenza a un Paese non è più così importante». Ancora: «Non si può essere nostalgici di quello che è stata Murano. Che torni ad avere 5.000 addetti e una produzione di massa è insostenibile anche in termini ambientali. Dal canto nostro apriremo a breve la nostra piccola fornace sperimentale con un forno di eccellente efficienza energetica». La soluzione per l’isola? «Diventare un polo per la creatività; il vetro ne potrà costituire il 30%, il resto potranno essere studi fotografici, di creativi, agenzie. E spazi abitativi più accessibili, perché Murano è l’unico luogo a Venezia dove ci sono edifici industriali molto grandi, perfetti per ospitare queste attività». In attesa che il mondo del vetro veneziano cambi davvero mentalità oltre che su quello della sostenibilità, Brandolini lavora su più fronti: l’heritage, le novità, la comunicazione. «Le collezioni classiche rimangono. Entro fine anno voglio poi creare dei goti, pezzi unici da vendere online, direttamente ai collezionisti. È tornare alle origini: quel bicchiere molto grezzo veniva fatto dai maestri vetrai alla fine della giornata di lavoro, con quello che rimaneva della produzione. Trovo molto contemporaneo riutilizzare lo scarto. Saranno al massimo 100 all’anno, tutti archiviati con foto professionali e firmati».


Un ritratto dell’imprenditore

Nella tradizione del brand, dunque, si parla sempre a una fascia alta, ma non solo: «Il nostro è un mercato molto democratico e tale voglio tenerlo. Ho in progetto prodotti anche più accessibili, che non significa di massa, con un valore forte, che si tramandi di generazione in generazione». Come comunicare tutto questo? «Per far conoscere la nostra identità stilistica e dato che stiamo uscendo dai social, il prossimo anno apriremo una vetrina a Venezia: sarà galleria dove presenteremo lavori di creativi e libreria per fare conoscere le nostre pubblicazioni; credo nella carta, nella comunicazione diretta, fisica». E i vetri di Laguna-B? «Ci sarà una vetrina con 14 bicchieri scelti da noi. Gli altri saranno nascosti negli armadi e mostrati al cliente secondo necessità».