Non tutto  quel che  luccica è L.A.

Non tutto quel che luccica è L.A.

di Roberto Croci

Report da una Los Angeles sempre più simile a Sin City e Gotham City. Ma stavolta non ci sono supereroi a mettere a posto le cose. E per come vanno ci vorrebbero proprio…

Se in Fuga da Los Angeles di John Carpenter, Jena Plissken (Kurt Russell) si ritrova a vagare per una L.A. futuristica, diventata, dopo un terremoto catastrofico, un’isola separata dagli States (l’ambientazione è nel 2013), nonché esilio per chi si ribella alle leggi ultra conservatrici del Presidente, nel 2023 la situazione nella città degli angeli non è ancora così distopica, ma per tanti versi è altrettanto preoccupante, comunque impensabile fino a qualche anno fa. La California, famosa nel XIX secolo per la Gold Rush e le frontiere infinite, divenuta nel ’900 mecca degli adoratori dell’American Dream (sottoscritto incluso), nel biennio pandemico 2021-’22 ha perso oltre 200mila abitanti: un esodo di proporzioni storiche, causato dall’aumento generalizzato dei prezzi a livelli proibitivi che, a cascata, ha innescato una pesante deriva dell’economia, inclusi settori vitali come gli alloggi e l’educazione. Il risultato è stato il moltiplicarsi esponenziale di problemi enormi già esistenti, divenuti ora (forse) irrisolvibili che si chiamano homelessness, criminalità, intolleranza.


Lo sviluppo urbano e la riqualificazione del patrimonio immobiliare nelle aree depresse sfociano sempre più in gentrificazione, mentre continua la crescita del valore di zone prima destinate alla popolazione con basso reddito, con costi inavvicinabili non solo per le fasce meno abbienti ma anche per la middle class, destinata a sparire. Dopo le Hawaii, la California è il secondo stato americano più caro dove vivere (esempio banale: per hamburger, chips e Coca Cola, ieri menù salvavita delle famiglie più povere, ora servono come minimo 15 dollari). Il fatto è che solo il 17% della popolazione guadagna a sufficienza per poter comprare casa, mentre lo stipendio élite è di almeno 192.800 dollari all’anno. Né va meglio con gli affitti, alle stelle anche loro. I dati del 2022 della Contea di Los Angeles stimano che gli homeless siano 70mila e il 39% di loro vive nelle proprie autovetture.


Los Angeles, California

È tutt’altro che raro vedere di notte i parcheggi pieni di famiglie che, mentre sperano di tornare ad avere un tetto sulla testa, intanto ci si adattano per dormire, organizzati da programmi come Safe Parking L.A. che forniscono sicurezza, servizi igienici e acqua corrente. Il problema degli affitti tocca anche gli studenti che, per un’educazione top-notch in università prestigiose – sia private (USC, Stanford) sia pubbliche (UCLA, Berkeley) – sborsano dai 40 agli 80mila dollari l’anno. Attenzione, però: le rette non includono l’alloggio, obbligatorio nei campus il primo anno. La beffa è che le zone residenziali limitrofe agli atenei sono gestite da corporation associate alle stesse università, quindi i prezzi sono calcolati per-profit. Nel 2020, il 43% degli universitari quadriennali ha avuto grossi problemi per l’alloggio, risolti, ma solo per i più fortunati, col ritorno a casa da mamma e papà. Dopo la pandemia, per la prima volta nella storia, la maggioranza degli studenti californiani ha protestato, chiedendo alle varie amministrazioni il permesso di utilizzare i parcheggi dei campus come alternativa ai dormitori dai costi sempre più salati.


Altro problemone è il livello di indebitamento delle carte di credito degli americani, che nel 2023 ha superato i 1.000 miliardi di dollari, con interessi spesso da usura. Ogni americano possiede in media 3-4 carte di credito e circa 20-30mila dollari di debiti. Mentre i conti bancari sono allo stesso livello pre-pandemia, l’inflazione continua a divorare gli aumenti salariali e a colpire i portafogli. A Los Angeles, è stata appena approvata una legge che permette ai padroni di casa di incassare l’affitto utilizzando le carte di credito dei propri inquilini, contribuendo a scavare una fossa sempre più profonda. The more you spend, the more you save è il motto che riassume la mentalità consumistica americana, ma oggi continua ad avere ragione il miliardario Warren Buffett quando dice: «It’s not your salary that makes you rich, it’s your spending habits». Tornando a debiti e spese incontrollate, a L.A. – sempre più meta per il luxury shopping, dove i vip sono ricevuti a champagne e caviale nei privé dei negozi più esclusivi, frequentati dai Kardashian e influencer TikTok – sono cronaca le rapine flash mob ai negozi di lusso, assaliti da 30-40 persone organizzatesi sui social, che li ripuliscono in pochi minuti. Tra le vittime dell’aumento degli affitti ci sono anche i ristoranti: non è semplice pagare 20-30mila dollari al mese.


Rodeo Drive -Beverly Hills, California

Per reazione, dopo la pandemia i proprietari hanno maggiorato i bill con nuove tasse: una, in particolare, è l’aggiunta del 18% per pagare lavapiatti e aiuti come chef de partie e commis. Calcolando che la mancia (non dovuta, ma che per tradizione si lascia) è del 20%, si finisce per sborsare quasi il 40% in più. Risultato? La mancia non viene più lasciata e l’aumento dei lavoratori illegali (disposti a qualsiasi salario) porta sempre più malcontento in un settore che era un reddito sicuro per la manodopera di ogni etnia e classe. I camerieri regolari hanno appena portato in tribunale quasi 100 ristoranti che applicano l’aumento. Si vedrà. Nel buio di una città in caduta libera, i No-Kill Shelters sono una lucina di bontà. Los Angeles è la prima città negli States dove gli animali abbandonati non sono più soppressi, a meno che non siano gravemente malati. La legge non è stata ancora approvata, e per ora funziona per i canili, il cui 90% della popolazione viene adottata. Si spera in una legge totale No-Kill per il 2025. Si comincia dai randagi, poi si vedrà.