60 anni di Harley-Davidson Sportster: la storia
Foto d'archivio H-D del primo modello.

60 anni di Harley-Davidson Sportster: la storia

di Paolo Sormani

La moto americana più iconica, longeva e venduta della storia spegne 60 candeline. Una storia di successo destinata a durare

La più iconica, longeva e venduta delle Harley-Davidson è anche la più piccola. E nel 2017 compie i suoi primi 60 anni, con la certezza di un altrettanto splendido futuro da guardare nel retrovisore. Ma prima di tutto la più iconica, longeva e venduta delle Harley-Davidson è un lui. Già, perché se in inglese Sportster è neutro, in Italia l’abbiamo sempre declinato al maschile.

QUANDO È NATO
Lo Sportster arrivò nel 1957 con la sigla XL per dare una ventata di modernità in Harley-Davidson. Dopo la “british invasion” di Triumph, BSA, Norton e delle altre moto inglesi, più agili e maneggevoli dei grossi bicilindrici americani, a Milwaukee decisero di introdurre un “peso medio”. Sempre con il motore biclindrico a V, ma più prestazionale. Non a caso lo Sportster, da allora e per sempre “Sporty” per gli amici, fu subito proposto come il modello di Harley più eccitante da guidare, perfetto per i giovani.

Cambiare tutto perché nulla cambi davvero, evoluzione non rivoluzione: la formula del ‘Gattopardo’ descrive perfettamente la storia dello Sportster. Così, conoscendo l’amore per la tradizione coltivato dalla Motor Company americana , non c’è da stupirsi che il primo Sportster del 1957 somigli molto ai modelli del 2017. Le caratteristiche chiave sono rimaste le stesse, a partire dal motore Evolution raffreddato ad aria e olio, 5 marce e trasmissione finale a cinghia. Due le cilindrate: quella di accesso di 883 centimetri cubi non è mai stata modificata, mentre la maggiore ha toccato prima i 1.000 cc con le teste in ghisa (di qui il nomignolo Ironhead), per poi passare ai 1.200 centimetri cubi attuali del V-twin in alluminio. Nel 2004 è arrivato il sistema di attacco elastico tramite silent bloc al telaio, che smorza le notevoli vibrazioni del V-twin e rende molto più godibile – e più… sportyva – la guida. L’ultima novità di rilievo è stato l’avvento dell’iniezione elettronica al posto degli amati carburatori a partire dal 2007, per rispettare le normative antinquinamento americane ed europee.

L’EVOLUZIONE
Nel corso degli anni la famiglia Sportster ha accolto moltissimi allestimenti via via succedutisi in gamma. Una cosa sola è rimasta immutata in 60 anni: il serbatoio Peanut (“nocciolina”), immediatamente riconoscibile dagli appassionati per la sua forma caratteristica. Piccolo, appena 8 litri e mezzo di capacità poi aumentata a 12 litri, ma da sempre considerato una pietra miliare nel design motociclistico. Oggi nella vetrina di un concessionario Harley-Davidson potete trovare ben sei modelli di Sportster, tutte sottili variazioni sullo stesso tema di successo: il Superlow ribassato, l’Iron 883 nudo e crudo, il 1200 Custom con le cromature e la verniciatura bicolore; il Forty-Eight che cita nel nome il predecessore dell’XL, il Model K (famoso per essere stato ritratto con Elvis Presley); il Superlow 1200 T con le borse e il parabrezza, adatto a chi ama viaggiare; e la novità Roadster, manubrio basso e sella sportiva, per chi ama l’accelerazione da semaforo a semaforo.

Il segno lasciato nell’immaginario pop americano dall’Harley-Davidson Sporster è enorme, ma anche da noi non scherza. Dopo essere finito sulla copertina di “La mia moto” di Jovanotti, ha dato il nome al gruppo 883 di Max Pezzali e Mauro Repetto. Grande appassionato di Harley, Pezzali è proprietario anche della concessionaria della sua città, Pavia. Come dire: dove te lo compri un 883, se non da Mister 883?