Il nuovo modello Nissan ha il tetto panoramico trasparente, un clacson discreto, l’interfono conducente-passeggeri, portelloni scorrevoli…

È giallo come vuole la tradizione newyorkese ma il mitico yellowcab cambia volto e dimensioni. Chi ha la possibilità di passeggiare per Manhattan avrà di certo notato comparire i primissimi modelli di taxi Nissan NV200; addio quindi vecchi Checker, iconici nella Grande Mela, e addio anche alle recenti evoluzioni Ford Crown Victoria o Ford Escape Hybrid. 

Il nuovo modello, già ribattezzato il ‘taxi del domani’, trae ispirazione dai suggerimenti degli autisti di piazza e dei passeggeri per offrire un servizio più in linea con le esigenze di oggi. Ha il tetto panoramico trasparente per godere della vista sulla città (e lasciar entrare la luce naturale), un clacson discreto accompagnato da luci esterne attive durante l’uso per migliorare la visibilità altrui, l’interfono conducente-passeggeri, portelloni scorrevoli con gradino d’accesso e maniglie, aria condizionata posteriore indipendente. 

Offre anche soluzioni contemporanee come luci di lettura e illuminazione a pavimento per non dimenticare nulla a bordo, porte di ricarica per il telefono cellulare e, soprattutto, sedili in tessuto traspirante antibatterico oltre alle modanature del tetto rivestite con carboni attivi per eliminare gli odori nell’abitacolo. 

Appena entrato in servizio a Manhattan, si prepara già a invadere anche Chicago, Seattle, Los Angeles, Salt Lake City, il Texas intero e, in Europa, Londra e Barcellona, confermando il ruolo di New York come trend setter  anche in questo settore. In fondo nella Grande Mela il servizio taxi prese vita già all’inizio del Novecento e, oggi, con oltre 13.000 mezzi (6.000 circa ibridi), si contano più yellowcab che auto private. Certo nel tempo molte cose sono cambiate: all’inizio la livrea era rossa e verde, per virare poi al giallo negli anni ’20. Un colore ben più riconoscibile da lontano, specie a Manhattan, dove il taxi si ferma con un cenno della mano (in inglese, hail).

@paolocozzi