Negramaro, il nuovo album  è “Contatto”

Negramaro, il nuovo album è “Contatto”

“Quando la scintilla della creatività arriva a qualcuno di noi, arriva anche agli altri. È come un piccolo incendio che si allarga velocemente”. A tre anni dal successo di «Amore che torni» la band salentina presenta il nuovo album «Contatto» ripartendo dall’uomo e dalla condivisione.

Ph. Giampaolo Sgura
di Gianmaria Tammaro

«Contatto non è una canzone nata in questi mesi. Abbiamo iniziato a lavorare a questo album più di due anni fa, e avevamo anche iniziato a registrare. A febbraio, però, ci siamo dovuti fermare. Con Contatto volevo ridare un peso preciso a questa parola. In questi anni, il suo significato si è trasformato. Quando parliamo di contatto, parliamo di contatto e-mail, di numero di telefono, di raggiungersi senza sfiorarsi davvero. Durante questa pandemia, poi, è diventato ancora un’altra cosa: oggi è un sogno, una parola quasi onirica». Mentre racconta la genesi dell’ultimo album dei Negramaro, Giuliano Sangiorgi rievoca altri tempi, gioca con il passato, s’immerge in una nuova consapevolezza. Va avanti e indietro e accenna, suggerisce, ricorda. «La terra di nessuno è un omaggio a Lucio Dalla e a quelli che, secondo me, sono i nuovi Adamo ed Eva: Anna e Marco. Lucio è come una bibbia, per me: con questa canzone ho provato a descrivere la sensazione di solitudine, il desiderio di ripopolare il mondo, che sentiamo ultimamente. Scriverla mi ha quasi salvato: ed è la sintesi di questo disco». La parte che ha richiesto più tempo, interviene Andrea Mariano, è stata quella tecnica. «Siamo staticostretti a fermarci, ma siamo riusciti anche a trovare la forza per ripartire e per reagire. Ci siamo dati da fare. Abbiamo registrato a distanza. E nel disco, questa sonorità, quest’eco vengono fuori. Sono l’impronta che questo album era destinato ad avere». 

Ph. Giampaolo Sgura
In alto a sinistra, giacca Fendi, dolcevita Ermenegildo Zegna; maglia Bally. In alto a destra, trench Hevò, camicia e
pantaloni Paul Smith; camicia a pois Gabriele Pasini, pantaloni 2 Moncler 1952, cappello Oof Wear. In basso a destra,
giacca in denim Roy Roger’s, maglia Hermès.

Trovare la voce di un nuovo album è come un’avventura, come una caccia al tesoro: la cerchi e quando meno te l’aspetti, mentre le parole si sommano, i versi si rincorrono e la musica diventa amica, un sussurro di sottofondo costante e leggero, arriva. «Ci sono delle sonorità che in qualche modo vengono fuori da sole. Sono figlie della musica che ascoltiamo, di ciò che ci circonda. Oppure si raggiungono isolandosi dal mondo, dagli altri, lavorando su se stessi e sul proprio gruppo. Abbiamo sempre cambiato velocemente le nostre sonorità da un disco all’altro. Secondo me, è una responsabilità per chi fa questo mestiere. Perchédobbiamo offrire sempre qualcosa di nuovo alle persone».


Abiti Emporio Armani; stivali Lanvin; occhiali da
sole Emporio Armani e
Longines

«Il pensiero di una band si traduce in musica a seconda di quello che vive, dei rapporti che ha, della famiglia», interviene Sangiorgi: non scavalca Mariano, non lo corregge, non prova a cambiare il tiro; in qualche modo, si unisce al suo discorso e lo completa. Come due calciatori che si passano la palla sulla linea dell’area di rigore senza nemmeno guardarsi. «Ma c’è anche qualcosa di naturale, in questo processo. Si parte sempre dagli ultimi dischi. Vuoi sempre andare oltre. Amore che torni, il nostro penultimo album, aveva già messo le basi per questo cambiamento. A cambiare, però, non sono solo la forma o la voce della nostra musica. La scrittura si è adeguata ai tempi, alle nostre esperienze, alla nostra storia. Bisogna guardare avanti. Anticiparsi». Qual è il punto di partenza? «Il bisogno», risponde Sangiorgi. «È nel bisogno che trovo il desiderio di raccontare. Noi resteremo in piedi parla di noi, dei momenti difficili che abbiamo attraversato, come quello con Lele, e della nostra voglia di rialzarci, di non fermarci, di ricominciare. Abbiamo sempre scritto canzoni che si rifanno a piccoli spunti quotidiani, ai nostri mondi, conservando però l’ambizione di parlare di temi più ampi. Questo ci permette di essere presenti nel nostro tempo, di essere contemporanei».

Ph:Giampaolo Sgura
Maglia e pantaloni Giorgio Armani.

Più che complementari, siamo connessi», dice Mariano. E la voce si piega sotto la curva di un sorriso complice e sincero. «Quando la scintilla della creatività arriva a qualcuno di noi, arriva anche agli altri. È come un piccolo incendio che si allarga velocemente. Quando abbiamo iniziato, 20 anni fa, eravamo diversi. Spesso le persone ci dicono di non cambiare, di rimanere sempre gli stessi. Ma da un punto di vista professionale, come esperienza, come capacità, siamo cresciuti tantissimo. All’inizio eravamo molto più istintivi e incoscienti. Il tempo, in un certo senso, sembra essersi fermato. Siamo quelli di ieri, ma siamo anche quelli di oggi».«Perché ci vuole una certa forza non solo per cambiare, ma anche per rimanere fedeli a se stessi», spiega Sangiorgi. E le sue parole hanno il suono di una confessione. «Noi passiamo da un momento all’altro molto velocemente. Ma torniamo sempre alla nostra essenza, alle nostre radici. Siamo la verità a tutti i costi. La responsabilità l’avverti quando stai per dire qualcosa; ma una volta che l’hai detta, quella tensione, quel momento di raccoglimento, passano. Io so qual è il mio confine,fino a dove posso spingermi. E anche questo, conoscere i miei limiti, mi permette di essere libero». «Siamo nati con la musica dal vivo, sui palchi», sottolinea Mariano. E nel suo tono c’è come un velo di malinconia. «Per noi è essenziale: fa parte di noi, della nostra natura, della nostra anima come gruppo. Ci ha dato gli stimoli per andare avanti. Le lezioni più importanti le abbiamo imparate sul campo, facendo, provando e impegnandoci». «E con questo disco», si unisce Sangiorgi, «volevamo ripartire dall’uomo e dai piccoli gesti. Perché sono i piccoli gesti che fanno la differenza, che possono scuotere le cose. 

Ph:Giampaolo Sgura
Tutti i dolcevita in maglia Schott su Zalando.it; maglia lavorata Fendi; maglia con collo alto Emporio Armani; occhiali Oliver Peoples e Burberry Eyewear; cappelli Borsalino e Off Wear.

Le grandi canzoni, i grandi libri e i grandi film forse non hanno cambiato il mondo, ma hanno certamente influenzato la percezione che abbiamo del mondo. Sono importanti. Gli oggetti d’arte, secondo me, sono fondamentali per l’inizio di qualunque evoluzione e rivoluzione». Sangiorgi si ferma per un secondo, assaporando la consistenza del silenzio improvviso. «Questo,come ripete spesso Andrea, è il nostro disco della maturità. Contiene tutte quelle cose che fannoparte di noi. Dentro di me, però, resiste un po’ d’immaturità: voglio sentirmi come un bambino, comemia figlia; voglio essere curioso e potermi arrabbiare; voglio poter rispondere a chi mi fa incazzare, dire quello che sento e penso. Come Negramaro, non abbiamo mai cercato la canzone giustaper tutti, in assoluto: ci siamo sempre limitati a cantare la canzone giusta per noi, in quel momento».

Fotografie: Giampaolo Sgura

Styling: Edoardo Caniglia e Rebecca Baglini

Grooming: Andrew Guida @CloseUpMilano

Fashion Editor assistant: Federica Arcadio

Stylist assistant: Federica Olmi

Si ringrazia Mokke’s Backline Rent (mokkes.it)