Alessio Lapice

Alessio Lapice

La sua passione per la recitazione è nata per caso, in un piccolo teatro, ora è uno dei più promettenti attori italiani. Un talento riconosciuto anche da Forbes Italia, che l’ha inserito tra i giovani leader del futuro under 30 nella sezione dell’intrattenimento

Camicia e pantaloni Paul Smith
di Gianmaria Tammaro

«A 16 anni ho deciso di seguire un gruppo di amici a Roma, in un piccolo teatro. Mentre li sentivo parlare delle prove del loro spettacolo, ero un po’ scettico: non ero convinto della mia scelta e li ascoltavo in silenzio. Ma quando li ho visti in scena ho capito anche la bellezza di questo lavoro. Dopo la scuola, mi sono trasferito. E vivo qui, nella capitale, da più di dieci anni». La storia di Alessio Lapice – classe 1991, nato a Napoli – è la storia di un ragazzo che s’innamora per caso. Fare l’attore, dice, gli ha mostrato come gestire le cose della vita. «Dipende tutto da te, alla fine. Sei tu che decidi la prospettiva da cui guardare il mondo e sei sempre tu che decidi il peso di una storia».
Non ci sono un’equazione da studiare, un segreto da scoprire o un’intuizione geniale in cui sperare. Niente, però, succede per caso. «E tutto, in qualche modo, deriva da qualcos’altro. Questa è una lezione che va oltre la recitazione, che riguarda la vita di ogni giorno, la nostra quotidianità. Cresciamo. E mentre cresciamo, otteniamo gli strumenti necessari per arricchirci». Recitare, continua, è una professione precaria. «Perché non sai mai che cosa aspettarti. Le storie e i personaggi che interpreti restano. E restano al di là di tutto, al di là del successo, al di là della fortuna, della visibilità, dei soldi». I premi, in questa visione, sono delle carezze. «Durano un momento, ma è un momento bellissimo. Servono perché, proprio come il tifo per un ciclista, riescono a darti la forza per andare avanti».Mentre si racconta, Alessio Lapice prova a tenere insieme gli estremi, a non sbilanciarsi, a tracciare un quadro coerente, credibile, facile da decifrare. Parla di Napoli come di un genitore attento e accogliente, come della sua prima, vera casa. Ricorda le serate passate a guardare Eduardo De Filippo, a imparare le sue battute, a ripeterle. Lapice è un uomo di mare, perché nel mare riesce a trovare la pace. «Metti la stessa energie in tutti i tuoi ruoli. L’impegno e la corsa sono identici. Alcune storie, però, ti entrano dentro, si aggrappano alla pelle. E non vanno mai via. Diventano una nuova ramificazione del tuo carattere, una nuova sfumatura. Poter fare questo mestiere è una grande fortuna perché ti permette di prenderti il tuo tempo, di guardarti attorno, di rimanere in contatto con tantissime persone diverse. Non tutti hanno questa opportunità». 


Canottiera Dolce & Gabbana, pantaloni Paul Smith; Moto Guzzi V7 Stone 850

Quella dell’attore è l’esistenza di un esploratore sempre in viaggio, sempre in movimento: infinite mete da raggiungere e infinite famiglie da cui ritornare. «Siamo costantemente in bilico, intorno a noi c’è di tutto. Non possiamo nasconderci perché siamo nudi. Ma in questa nudità, in questa esposizione, le cose hanno un effetto maggiore. Risuonano con più forza. Siamo in mare aperto. Ogni onda è diversa dalla precedente e dalla successiva, e ha il potere di cambiare completamente la tua vita. Puoi sentirti perso e solo, certo. Nell’incertezza trovi anche altro: trovi uno scopo, trovi la voglia di proseguire». 
Non si decide di fare l’attore, insiste. «In un certo senso succede. È come un amore travolgente e senza forma, fatto di calore e passione: lo conosci lentamente, passo dopo passo». E mentre lo osservi e lo comprendi, devi fare anche delle scelte. «Ognuno di noi sa perfettamente quali sono le migliori per se stesso. O meglio: lo scopre. Non c’è una ricetta precisa in questo lavoro».  Tutto si riduce a una cosa e a una soltanto: «La curiosità. È il motore che muove ogni essere umano. Farcela, a volte, può significare anche semplicemente esserci, resistere e vivere. Non vuol dire per forza scavalcare gli altri e arrivare in cima». Siamo tutti uguali: «Tutti insicuri e tutti precari». E la sostanza arriva prima di qualunque definizione: «Recitare è un atto profondamente artigianale: si impara giorno dopo giorno, sbagliando, provando. Rischiando. Non c’è un sentiero tracciato da percorrere. Siamo soli con noi stessi: in balia degli elementi».


Giacca Dolce & Gabbana, pantaloni Paul Smith

Photos by Vanmossevelde+n

Styling by Edoardo Caniglia           

Styling assistant by Federica Arcadio

Grooming by Giulio Ordonselli