Filippo Tortu

Filippo Tortu

Ha infranto il record italiano sui 100 metri che resisteva da 30 anni. Ha vinto un oro olimpico a Tokyo. Ha 25 anni eppure si sente già un veterano. Forse è per questo che Filippo Tortu ha deciso di cambiare. No, non lascia, anzi, raddoppia

di Davide Piacenza

Una volta, in un’intervista, hanno chiesto a Gianni Rivera cosa ricordasse della sua gioventù. E lui, senza nemmeno pensarci: «Che non sono mai stato giovane». Filippo Tortu, lo “Shinkansen azzurro” – dal nome del treno iperveloce del Paese dove due anni fa ha coronato un indimenticabile trionfo dello sport italiano – dice di riconoscersi in quelle parole: a 25 anni (il suo compleanno è il 15 giugno) ha già una carriera unica alle spalle, medaglie olimpiche dorate e record pluridecennali infranti, e le sue giornate sono scandite dal ritmo incessante degli allenamenti sulla pista di atletica.


Cappotto Lardini, shorts
e calze Nike

Filippo ha la parlata calma del ragazzo gentile e una posa riflessiva che sembra stonare con la sua fama di saetta azzurra. Lo sport che pratica è fatto di alti e bassi, fughe e rincorse: come quella che gli ha portato la medaglia d’oro nella staffetta 4×100 a Tokyo 2020, divisa con Lorenzo Patta, Marcell Jacobs e Fausto Desalu. Sono passati quasi due anni da quell’invincibile “estate azzurra”, e chissà se uno dei suoi protagonisti più giovani la considera uno dei momenti irripetibili dello sport nazionale: «In realtà di momenti così ce ne sono stati tanti, e ogni appassionato di sport ha il suo preferito: il mio è Livio Berruti a Roma nel 1960», dice l’olimpionico, aggiungendo che spera che «qualcuno in futuro potrà dire che, vedendo la staffetta di Tokyo, ha provato ciò che ho provato io vedendo l’Olimpiade di Roma ’60». 


Maglia Paul&Shark

Sull’età corregge: «A 25 anni nell’atletica non sei più un ragazzino. Sono in Nazionale da anni, la mia età anagrafica non corrisponde a quella atletica». Un veterano nel corpo di un universitario, insomma, che ha iniziato a correre non troppo tempo dopo aver imparato a camminare: Tortu ricorda di aver pensato per la prima volta di fare dell’atletica il suo impiego full time – non seguendo le orme del papà-manager Salvino che, pur essendo stato un più che discreto velocista da giovane, ha fatto altre scelte di vita – «già da bambino, a sei o sette anni». Ma solo a 17 è entrato nelle Fiamme Gialle: «Lì le cose sono cambiate».


Abito e scarpe Canali

I suoi miti sportivi di giovinezza, oltre al già citato Berruti, sono «di sicuro Asafa Powell e Christophe Lemaitre», il primo velocista bianco a infrangere il muro dei 10 secondi sui 100 metri. Ma Tortu ha interessi variegati: «Seguo molto il calcio, però mi appassiono di più ai giocatori di basket e alle loro storie: Kobe Bryant è l’esempio da seguire per chi vuole fare sport, ma adoro anche un talento che è il suo opposto, Allen Iverson». Sul divano di casa o in giro per il mondo guarda letteralmente qualsiasi sport: «Oltre a calcio e basket mi capita di seguire lo snooker, le freccette (che voglio vedere dal vivo: fanno degli eventi pazzeschi), ogni tanto la boxe. Guardo le gare di rally, ho seguito lo short track, persino le bocce: se è sportivo e c’è competizione, mi interessa».


Maglia a collo alto Brunello Cucinelli, pantaloni Canali

Nato a Carate Brianza, Tortu frequenta Milano da quand’era piccolo, una città che ha cambiato diverse forme negli anni, e oggi sembra avere più detrattori che un tempo: «Mi ci sono trasferito tre anni fa. Penso sia migliorata con l’Expo, quando ha avuto un rilancio internazionale: viaggio spesso ma è difficile trovare una città così. È bella da vivere, anche se la mia quotidianità, a dire il vero, è monotona: vado a piedi da casa al campo, torno, mangio in una trattoria, Le Combattenti, o qualche volta in un ristorante lì vicino, il Nuova Arena, poi torno ad allenarmi. La mia vita milanese è racchiusa in meno di un chilometro».


Abito e scarpe Canali, cappello Gucci

Mentre parliamo, online infuria l’ultima polemica con annessa shitstorm, l’esibizione rituale del colpevole del giorno amplificata dai social media. Filippo Tortu ha 230mila follower su Instagram, un seguito per cui molti influencer farebbero carte false, ma dà l’idea di non apprezzare particolarmente piattaforme e algoritmi: «A me non piace mostrare la mia vita privata, le uso poco. E in raduno noi atleti abbiamo stabilito la regola di non usare i telefoni a colazione, pranzo e cena: preferiamo stare insieme e parlarci». Social media male assoluto, quindi? «No, credo che siano strumenti che vanno dosati. Il problema è che lì ogni opinione ha importanza, e quando leggi un commento cattivo su di te ha un peso che non dovresti concedergli: sono cose scritte da persone che non ti conoscono e non si fanno problemi a essere cattive. Per me ciò che si scrive sui social, che sia positivo o negativo, non esiste».


Abito e scarpe Canali, cappello Gucci

Di recente ha detto che i calciatori dovrebbero curare la loro «tecnica di corsa» per correre meglio: una notazione interessante, che viene da un sincretista dichiarato dello sport. Immaginando di poter unire il meglio di ogni disciplina generando un “supersportivo”, l’atletica avrebbe molto da offrire: «Il nostro “strumento” è il nostro corpo, e ciò che facciamo è alla base di tutto: la coordinazione, la mobilità articolare fanno bene a chiunque pratichi boxe, basket, calcio». 


Jeans Levi’s, cintura
Dsquared2, scarpe Canali

Trovarsi soli in pista, però, è una cosa diversa: «La differenza tra lo sport individuale e di squadra è che nel primo nessuno calcia un rigore o un tiro libero al posto tuo, sei tu a gestire le tue responsabilità. Ma anche l’atletica ha aspetti “di squadra”: passiamo gran parte della nostra vita coi compagni, e poi ci sono specialità come la staffetta, dove si vince solo tutti insieme. Se un compagno corre un centesimo più lento, l’ultimo frazionista non può vincere di un centesimo».


T-shirt Gucci, jeans Levi’s, cintura Dsquared2, scarpe Canali

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale, come si dice. Ma Filippo Tortu non è il tipo di persona che rimane ferma a contemplare ciò che è stato: oggi sta passando dai 100 metri ai 200 («comportano più fatica», ma nei 100 «non puoi sbagliare») e ha lo sguardo fisso su nuovi obiettivi. A un certo punto, senza pensarci, dice: «La mia giovinezza è stata di certo meno spensierata di quella degli altri ragazzi ma io sono fatto così: non mi sono mai sentito “giovane”». Un altro Gianni Rivera nell’Olimpo dello sport azzurro.

Nella foto di apertura:Gilet Brunello Cucinelli, pantaloni Emporio Armani, cappello Gucci.

Photos by Giampaolo Sgura, styling by Edoardo Caniglia, Grooming: Andrew Guida @ Blend using Label.M. Styling assistant: Michele Sole