La metropoli texana è un club en plein air, dove ogni notte nascono nuove band e soffia lo spirito tex mex

Austin è una città grande, di quelle che non si possono visitare con un’unica passeggiata. Appena si esce da Downtown, bisogna munirsi di macchina o affidarsi ai mezzi, ma quel senso di libertà che convinse Willie Nelson e tanti altri artisti dagli anni 70 a oggi a trasferirvisi (me compreso, che nei 90 venivo da Brooklyn) è ancora respirabile in tutte le sue vie e negozi.

Austin è reputata una delle capitali mondiali della musica, così qualsiasi percorso non può che cominciare dal Paramount, bellissimo teatro storico a Downtown, un luogo così suggestivo che, anche quando non c’è un concerto, vale la pena visitare. Da qui, un giro lungo la 6th Street permette di scoprire boutique e piccoli club dove gustarsi le band locali. Poi conviene spostarsi a sud, verso il South Congress, dove si può respirare la Austin più giovane, ma anche godere della magnifica visita dal Texas State Capitol. Lungo la strada, tappa obbligata è Polvo’s, che prepara uno dei migliori pasti Tex Mex della città.

Per avere un assaggio sia di natura che di arte invece bisogna muoversi un po’ fuori città. Verso nord ovest, il Common Fords Ranch è un’area naturale di 215 acri rimasta identica nel corso dei secoli, con una splendida apertura sul Lago Austin, un vero paradiso dove passare i weekend (non estivi, d’estate Austin è una sauna). Verso sud, si raggiunge la Texas State University che ospita The Wittliff Collection, storica collezione di foto americane e messicane tra le più belle al mondo, capaci in un attimo di farti fare un tuffo nel passato del Texas e del sud degli States, dove i cieli azzurri e il deserto ispirano viaggi, pensieri e avventure come pochi altri posti al mondo.

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Testo: Michael O’Brien

Fotografo, ha lavorato per Life, National Geographic, Texas Monthly, The London Sunday Times, e molti altri realizzando alcuni degli scatti più suggestivi ed emblematici per raccontare il Texas contemporaneo. Testo raccolto da Andrea D’Addio.

Foto: Jonathan Frantini