I consigli di Alberto Binaghi, tecnico di Matteo Manassero, per una sacca da golf perfetta

Iniziamo facendo un salto nel passato. Due secoli fa le palline da golf erano ben più care dei bastoni, anche di quelli più lussuosi che arrivavano dalla Scozia o dall’Inghilterra. Erano lavorate artigianalmente mettendo insieme piume di gallina e d’anatra bollite e racchiuse in un involucro di cuoio cucito a mano. Un vero lavoro artigianale difficile e complesso che poteva facilmente andare perduto in un attimo se la pallina veniva colpita male o con troppa forza. Da qui la necessità di usare solo bastoni e non ferri. Per fortuna arrivò il lattice, che rese le palline meno care e più resistenti, e le mazze da golf iniziarono la loro evoluzione. Nelle sacche dei giocatori i legni diminuivano e pian piano prendevano il loro posto anche sette o otto diversi tipi di ferri.

‘Ora il numero massimo di bastoni è 14, se ne hai nella sacca anche solo uno in più sei squalificato da qualsiasi gara’ spiega Alberto Binaghi, c.t. della Nazionale e tecnico di Matteo Manassero impegnato in questi giorni sull’erba dell’Honourable Company of Edinburgh Golfers per lOpen Championship di Muirfield in Scozia. ‘Inizialmente è il maestro che gestisce la sacca degli allievi, in particolar modo se alle prime armi. In base alla propria corporatura, alla potenza inflitta sulla palla e soprattutto al tipo di swing, il maestro sceglie l’ampiezza della faccia del bastone e il materiale più adatto, che può essere più o meno rigido in relazione alla velocità del movimento’, continua il tecnico.

Inizialmente i principianti hanno uno swing lento e difficoltà a impattare la palla correttamente. Il rischio è quello di colpirla con il tacco o con la punta del bastone o con la faccia del bastone troppo aperta e la palla giri a destra, creando quello che in gergo tecnico si chiama slice. ‘Il maestro terrà conto di questo e sceglierà ferri e legni cosiddetti perimetrali con una testa oversize che ridurrà al massimo la possibilità di errore. Perfetti i cavity back che correggono anche i colpi meno centrati’.

Il driver o legno 1, quindi, deve avere una faccia ampia. Con questo bastone si parte dal Tee e si dà inizio ai giochi facendo compiere alla pallina un volo anche di 200-250 metri. Avvicinandosi alla buca l’inclinazione della faccia dei bastoni dovrà gradualmente cambiare per far alzare la palla durante il suo tragitto.

Si passa così ai ferri 4 e 5 fino al numero 9. Per i farway lunghi o in caso di palla in rough, l’erba alta, meglio avere a disposizione i ferri ibridi, o utility club, in leghe ultraleggere ma con teste più piccole: hanno la potenza di un legno ma la faccia aperta come un ferro, perfetti per far alzare la palla anche in condizioni avverse. Infine il putter, il bastone per imbucare, deve avere un buon sistema di allineamento e un centro di gravità piuttosto basso.

‘Molto utile per chi invece ha già acquisito una buona tecnica nello swing sono i club fitting organizzati dai negozi con sistemi che aiutano a scegliere i bastoni in base alle proprie caratteristiche. Come il Trackman Golf Radar Solution che analizza digitalmente il movimento di ognuno e abbina in base ai risultati bastoni più o meno rigidi’, conclude Binaghi.

Testo: Annalisa Testa
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