Il fascino discreto della cancelleria (e qualche regola di buon uso)

Il fascino discreto della cancelleria (e qualche regola di buon uso)

di Alessandro Turci

Carta, penna e piccola pelletteria sono dettagli indispensabili per l’uomo di tutte le età. Un racconto di Alessandro Turci sull’impareggiabile eleganza della cancelleria di lusso.

L’episodio è realmente accaduto. Ho solo dimenticato (son cose che capitano, e forse dovrebbero capitare più spesso) il nome del protagonista dell’avventura.

Siamo all’imbrunire, sul lungomare di un porto delle Americhe; due uomini s’incontrano. La dialettica è impari perché a un tratto il protagonista del nostro ricordo riceve una coltellata. Un colpo tirato con un savoir-faire inattaccabile, elegante e felino, figlio del mito gauchesco e degno di una milonga borgesiana.

Lo stile, anche quella volta, fu decisivo perché, vestendo una giacca, il fendente colpì sì all’altezza del cuore ma si fermò contro il portacarte del nostro amico. Tornato in hotel (doveva pur cambiarsi d’abito), notò che il bel portacarte aveva ceduto alla volontà della lama, ma questa si era fermata contro la carta di credito, che portava ben inciso il segno del recente incontro. Quella piccola tessera, che molti anni fa salvò una vita, non è stata buttata e ancora oggi riposa in un cassetto di casa sua.

Prima di uscire nuovamente (doveva pur cenare), l’uomo si sedette per scrivere alcune lettere, e qui arriviamo al punto. Era Montblanc il portacarte trafitto, ma era Montblanc anche la penna usata per scrivere. Morale: anche in viaggio, la cancelleria segue il gentiluomo. Gli strumenti da scrittura, la carta e la piccola pelletteria per conservare ciò che si scrive, sono dettagli indispensabili.

Confessiamo di non aver mai capito gli uomini che si vantano di aver una pessima calligrafia (i pedanti vi diranno che si dice grafia). A scrivere bene, s’impara. Ricordiamo, e questa volta il flashback è personale, un dialogo delizioso con un addetto di banca il giorno in cui fu aperto il primo conto corrente con una cifra che definire argent de poche sarebbe troppo generoso. Alla domanda se l’apertura del conto desse diritto ad avere un libretto degli assegni, il bancario (forse il suo talento era sprecato in quel ruolo) rispose: ‘Giovanotto, vista la cifra con la quale sta aprendo il rapporto sarebbe come autorizzarla a emettere assegni a vuoto, non trova?’

Il bancario riuscì a superarsi dopo aver raccolto i fogli sui quali il nuovo correntista aveva apposto la firma: “Vede giovanotto, noi in banca siamo fatti un po’ strani, però se lei riuscisse a fare almeno due firme vagamente uguali ogni venti, ci aiuterebbe molto. Qui, ad esempio, è sempre lei?”

Quel giorno s’impararono due cose: a scrivere con un tratto elegante e a non accettare assegni da sconosciuti. Negli anni di formazione le vetrine della cancelleria di lusso equivalgono, per l’aspirante giovin signore, a quelle dei negozi di dolci per i golosi. Da farle appannare di desiderio. Se altri, coi primi denari, corrono quindi a regalarsi un orologio o un trench iconico, egli comprerà stilografica e inchiostri, carta pregiata e astucci. La carta da lettera la farà personalizzare con le proprie iniziali.

Nelle culture millenarie, la devozione verso la bella scrittura fa parte degli studi più alti: confina con la teologia musulmana e con l’arte figurativa giapponese. La carta? Si ordina in Bond Street a Londra da Smythson, non ci piove.

Con la cancelleria in ordine (un roller per l’avventura e una stilografica per lo studio di casa) e una grafia seducente, o perlomeno da adulti, sarete finalmente pronti a prendere il largo nella vita. Imbarcandovi su un cargo battente bandiera esotica, entrerete a far parte del club ristretto dei gentiluomini di ventura. Sul ponte di prua potreste anche incontrare un elegante viaggiatore che vi racconterà di quella volta che, in un porto delle Americhe…