Etro, a Milano la prima collezione uomo di Marco De Vincenzo

Etro, a Milano la prima collezione uomo di Marco De Vincenzo

di Annalisa Testa

Il debutto di Marco De Vincenzo, nuovo Direttore Creativo di Etro, a Milano: romanticismo, ricordi e prospettive future

«La storia di questa collezione nasce da una piccola parte della mia storia personale, da un ricordo di quando ero bambino. Una coperta, la mia preferita, che ritorna come motivo ricorrente su cappotti e giacche di lana. È il mio apporto tessile a questa maison che nasce, d’altronde, come produttrice di tessuti», racconta così, con la luce negli occhi, Marco De Vincenzo, direttore creativo di Etro dal primo di giugno del 2022, pochi istanti prima che il primo look esca in passerella. 

È la sua prima collezione uomo, costruita intorno ad una materia che Etro conosce bene, il tessuto. Il mimetismo domestico è aspetto nodale, «è il racconto di un continuo scambio tra qualcosa di confortevole che arriva dall’ambiente domestico e qualcos’altro di eccentrico, fatto per evadere da questo stesso spazio. E i look sono netta manifestazione di questo continuo scambio fluido, uno dare-e-avere che mi somiglia molto, che racconta un po’ la mia storia qui a casa Etro dove sono ormai da sei mesi. Voglio che si veda e si percepisca il mio punto di vista ma senza emergere troppo rispetto alla tradizione del marchio. Ogni tessuto di questo archivio ha una storia, ho cercato di raccoglierne buona parte e trasformarle in abiti».

Il senso di casa riconnette alle proprie radici dove le tirelle dei tessuti di archivio della maison diventano lo sfondo di una collezione simbolica. «Racconta un po’ questi primi sei mesi qui, una collezione in cui non si sente la pressione di una nuova avventura ma lascia assaporare la voglia di gustare e vivere appieno questa importante opportunità che mi è stata data». I tessuti crescono tridimensionali sui maglioni, toppe di melton definiscono i colli delle giacche, sfumature psichedeliche si liquefanno su pullover lanuginosi. «I paisley ci sono», risponde quando gli si chiede quanto rivoluzionerà la storia della maison, «ma sono pixelati sulla maglieria jacquard e poi distorti come onde su lane e sete come un turbinio psichedelico». E poi ci sono i tessuti tappezzeria per i blouson, lunghe tuniche e tute che ricordano tende, camicie come tovaglie e, si tutto, il tartan, quello scozzese che «Gimmo Etro mi ha raccontato essere stato il suo primo tessuto ad aver venduto». Lo sguardo cade infine sugli accessori, dagli zoccoli Aladino in feltro con suole spesse alle sneaker-zoccolo borchiate, fino shopper in velluto jacquard con i manici in plastica riciclata. Chapeau allo stilista.