Etro e il potere della poesia: l’ultima sfilata diretta da Kean Etro

Etro e il potere della poesia: l’ultima sfilata diretta da Kean Etro

di Annalisa Testa

Una poesia forte e selvaggia, che rimette in ordine i sentimenti e che riporta il desiderio di creare qualcosa di nuovo. Kean Etro commuove nel giorno della sua ultima sfilata come direttore creativo di Etro

L’invito è stato recitato in versi, una poesia recitata agli ospiti nell’etere, versi utopici che danno forma, rimettono in fila un caos interiore, fatto di sentimenti, di una selvaggia potenza quasi primordiale che dà forma a umori e sensazioni impersonificandosi in una parola. «È una poesia senza ego, che va scalza, che tocca il cuore e che ha indicato tutto quel percorso fatto fin ad ora che segue l’inno al motto dell’azienda, fedeli all’amore e alla bellezza. Credo che questo sia il momento giusto per riconnettersi alla poesia intesa come comporre, creare, fare qualcosa di nuovo», racconta così Kean Etro, nel backstage della sfilata che ha celebrato l’ultima collezione curata dallo stilista che dopo 33 anni lascia la guida a Marco De Vincenzo. 

«C’è nostalgia — e un po’ la si intravede tra i capi usciti in passerella (ndr)— Ma c’è anche una sensualità, un erotismo maschile rispettoso ed elegante, fatto di pizzi, di sangallo, di maglie traforate». E poi c’è il kaftano che unisce Oriente e Occidente, portato su pelle nuda, aggrovigliato tra i piedi mentre si cammina scalzi per tornare a connettersi con la terra. La collezione è un racconto, un fiorilegio di come viene celebrato il fiore in Giappone, con riverenza e contemplazione si presenta così su camicie impalpabili di seta, su souvenir jacket, su blazer e shorts da boxeur. 

«L’intero processo è di riduzione e alleggerimento, piuttosto che di somma. Si lavora per semplificare in un percorso che scandisce il ritmo circadiano della giornata». E il nuovo guardaroba si apre così con la delicatezza bianca e neutra del mattino, brucia nella luce zenitale che arde, scintilla in un notturno stellato, percorso da trame metalliche.

Il corpo maschile si percepisce dietro le reti, attraverso le perforature del sangallo che percorrono maglie e camicie, nelle trasparenze di materie impalpabili come le sete dei caftani, i lini degli abiti e il cotone metallizzato, sotto il fluire di rasi stropicciati nei completi sartoriali, la sensualita’ dei costumi da bagno indossati con la camicia.