Da Gucci il tailoring è il nuovo sportswear

Da Gucci il tailoring è il nuovo sportswear

di Gianluca Cantaro

Alessandro Michele si affianca ad Adidas ibridando i classici della sartoria con le tre iconiche righe dell’azienda tedesca in una collezione prevalentemente maschile, ma che può essere portata da tutti

L’invasione dello sportswear ha cancellato il desiderio di indossare abiti formali? Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, ha pronta la soluzione: apporre le tre iconiche strisce Adidas su perfetti completi e giacche maschili, cappe, abiti da sera, stringate e mocassini. niente di più semplice, ma mai eseguito con tale finezza di pensiero. ‘La passerella sembrava un po’ una strada, anche il mio atelier è così, trovo inconcepibile che possa avere le porte chiuse a quello che succede tra la gente’, rivela il designer dopo lo show. ‘Adidas ha un’anima molto vicina a quella di Gucci perché entrambi abbiamo tre strisce distintive. Negli anni sono sempre stato attento a non sovrappormi per evitare misunderstanding creativi, ma poi ho pensato, perché non essere amici anziché ‘nemici’ e da li è nato tutto. Sono cresciuto nell’era dello streetwear degli anni 80 tempi in cui Adidas ha scritto la storia e in questo modo ho raccontato la mia visione’. Così la metamorfosi del guardaba, la specialità del designer romano, prosegue. Lo sportswear diventa il focus della stagione, ma non in maniera scontata con l’ennesima collaborazione, ma lavorando sull’ibridazione di forme, concetti e brands. ‘Ho usato lo specchio come metafora. Non il classico, piano, che restituisce il reale, ho preferito superfici deformanti per liberare la fantasia, far intersecare linee per restituire un’immagine inaspettata’, spiega.

La collezione ha visto una prevalenza di abbigliamento maschile, con focus sul tailoring che, pur mantenendo la sua precisione d’esecuzione, era più amichevole nel concetto, grazie all’incursione sportiva. Alla fine gli abiti erano delle tute moderne che conquisteranno le nuove generazioni, target categorico di tutti i brand. Sembra elementare, ma le tre righe, simbolo indiscusso di cultura street, inserite su un classico doppiopetto sartoriale parlano ai giovani con il loro linguaggio affascinante e complesso seppur diretto. ‘Ho voluto insistere sugli uomini perché mi sembrava che farli vedere nel momento in cui si presentano le collezioni femminili fosse più interessante e poi, non nascondo, che mi piace molto fare le cose al contrario rispetto a quello che è il pensare comune”, scherza. ‘In più alle donne piacciono molto gli abiti maschili, proprio per la differenza di fit. Non dimentico che sette anni fa il mio primo show aprì la strada alla gender fluidity, espressione che neanche conoscevo, perché avevo presentato un’immagine che non era direttamente classificabile da un lato o dall’altro. Era un dialogo con il mondo femminile che mi sembrava giusto in quel momento. Ho sempre abbracciato i diversi vissuti delle persone trasponendoli a modo mio e nel tempo anche altri si sono riconosciuti in questi codici, per me è stato spontaneo come lo è il mio racconto’.