Ritornare allo spirito dell’Haute Couture aiuterà Balenciaga?

Ritornare allo spirito dell’Haute Couture aiuterà Balenciaga?

di Giulio Solfrizzi

Si parlava di attenzione alla struttura degli abiti, e c’è stata (come sempre). Ma tutto si è svolto in perfetto stile Balenciaga 2.0, solo senza performance e con meno entusiasmo. Perché c’era una polemica social a limitare il direttore creativo

Chi sbaglia, paga. O almeno così si dice. E Demna Gvasalia, il direttore creativo di Balenciaga, lo può confermare. Ma non è necessario perché è la stessa collezione autunno – inverno 2023 messa in scena alla Paris Fashion Week ad urlarlo con quel flebile respiro rimasto dopo la sedazione. Così, dopo aver depotenziato l’estetica della maison, è stato più facile concedere l’onere, o onore, allo spirito dell’Haute Couture di porgere le scuse al pubblico: vestiti elementari e silhouette pulite hanno sostituito le parole, comunicando inevitabilmente il pentimento. Elemento nuovo, ed estraneo ai loro codici, che rende tutto ancora più triste di quanto già non lo sia. Facciamo però un passo indietro e ripercorriamo il naufragio incompiuto della maison di monsieur Cristobal. 

Foto di INTERCONTINENTALE / AFP via Getty Images
Una modella durante la presentazione di Balenciaga nel 1955

La polemica su Balenciaga 

Come il Titanic sta all’iceberg, così Balenciaga sta alla campagna pubblicitaria lanciata per le vacanze natalizie a novembre 2022. È da quel preciso istante che il capitano ha perso il controllo della propria nave, andando in contro a rivolte social e silenzi imbarazzanti alternati a scuse frettolose. Una serie di vicissitudini causate da una tracotanza visibile già da tempo, perché prima o poi si sbaglia quando si basa la comunicazione del proprio operato sull’irriverenza. 

Scelta giusta e accettabile, se fatta bene però. E la selezione di bambini corredati da orsacchiotti e accessori bondage non la si può definire tale. Soprattutto in una società come quella odierna, apparentemente attenta all’essere umano nella sua integrità e coraggiosa quando si deve dire la propria sotto mentite spoglie, e attraverso chat.

La sfilata autunno – inverno 2023 di Balenciaga 

Allora cosa fare quando si ha sbagliato, terribilmente, e si vuole rincominciare da capo, cercando di ripristinare tutto e indurre gli altri a dimenticare? Naturalmente sottrarre il superfluo che può infastidire, perciò performance e scenografie, dalle collezioni. Erano quelle, infatti, a costituire le fondamenta della versione demnesca (o dannata) di Balenciaga. I vestiti sono sempre gli stessi, dalle spallone anni Ottanta alle linee esasperate o grottesche, fino a tonalità smorte in forte contrasto con trame floreali e animalier. A cambiare è la tipologia di location, ora asettica per far risaltare il design degli abiti in cui si è rifugiato l’ex stilista e co-fondatore di Vetements, che lo portò al successo e poi a capo del celebre marchio francese. 

Non è un caso se sia stata l’esperienza sartoriale di Balenciaga a fungere da anno zero per Demna, perché è nella semplicità dell’eleganza senza tempo – seppur alterata – e nei passe partout del vestiario che si può trovare l’ispirazione per un nuovo inizio. E magari un porto sicuro frequentato da clienti che sostengano l’azienda. 

Dunque vengono preferiti beni di rifugio, come quelli scelti da tante altre grandi griffe, che rendono felici i piani alti, interessati al fatturato quanto a creatività e idee future, se non di più. Specialmente dopo annate di crescita e guadagni da capogiro, ora difficili da replicare a causa di guerre inevitabilmente vicine e difficoltà nel mercato asiatico. A loro volta motivo di recessione e impellente necessità di abiti quotidiani, quasi impersonali, adatti per qualsiasi occasione e personalità. 

Foto di Peter White/Getty Images
Un modello alla sfilata donna primavera – estate 2022 di Balenciaga

L’apparente cambiamento di Balenciaga

Eppure è lecito chiedersi se questo inaspettato ritorno al passato possa cambiare le sorti di un marchio eclissato dalle proprie scelte, dopo lo streetwear, ora camuffato quanto rigettato, e le controversie dietro la fatale adv campaign. Peccato che la domanda potremmo anche non porgercela perché non c’è stata alcuna eclissi, anzi. Tutto si è svolto in perfetto stile Balenciaga 2.0: sfruttando l’opinione, la rabbia e il risentimento altrui. E Demna, che conosce bene la mutevolezza del pensiero umano, ha continuato a fare ciò che ha sempre fatto, sebbene le intenzioni fossero altre. 

Semplicemente questa volta non aveva bisogno di messaggi politici, satira e location insolite, perché c’era già la bufera social a risucchiare i suoi vestiti nel vortice del chiacchiericcio. E perché il signor Gvasalia dall’inizio del suo mandato è solito schierarsi, in termini di prodotti, dalla parte di un presente sicuro commercialmente ed economicamente, senza nascondersi dietro attuali definizioni alla Recession Core. Bensì proteggendosi con borsette, scarpe ginniche e loghi. Adesso alcuni tra questi non servono più, quindi sono stati sostituiti da ciò che la gente esterna di volere. Confermando che sia il cliente a comandare, come in una democrazia. Fatta però di vestiti.