Il metaverso incontra la tradizione

Il metaverso incontra la tradizione

di Gianluca Cantaro

La settimana della moda maschile milanese ha raccontato un uomo consapevole dei cambiamenti in atto e che, con naturalezza, li sposa sia nella loro versione più eccessiva sia per quella più tradizionale. Intersecando le dimensioni reale e virtuale

Milano cerca di scrollarsi di dosso il peso di Omicron che ha trasformato quella che era attesa come la fashion week della ripresa e della (quasi normalità) in una serie di debacle dell’ultimo momento. Debutti importanti, ospiti speciali e qualche brand storico del calendario hanno cancellato o trasformato la presentazione in un output digitale. Msgm e Giorgio Armani sono stati i primi ai quali si sono aggiunti 44 Label Group disegnato dal dj Max Kobosil, parte di Dreamers Factory fondata da Claudio Antonioli e al suo debutto assoluto, e J.W. Anderson, l’ospite speciale, che si è visto costretto a restare a Londra e ripiegare sullo streaming. Il contraccolpo è stato forte, ma non è stato un ko. L’energia che si proponeva di trasmettere è stata rimandata al prossimo giugno e per ora ci sono stati soltanto gli assaggi. Il debutto di 44 Label Group doveva essere un evento stile Berghain, lo storico club berlinese, dove Kobosil è dj resident. La collezione è streetwear con un flair anni 90: puffer jacket di ogni lunghezza compresi i pantaloni (un trend di stagione), hoodies, t-shirt e work pants, tutto nero, bianco con un flash di rosa. Parte di una narrativa che si completa con la musica, i party, la notte e che non avrebbe avuto senso senza la community e la componente emotiva che sono le anime di un brand che fa della coolness, più che sul prodotto, la sua ragion d’essere.

Jordanluca
Jordanluca Fall/winter 2022/23

Stesso discorso per 1017 ALYX 9SM, che debutta a Milano (presentata a Parigi) anche per la volontà di distanziare il lavoro che Matthew M. Williams fa per il suo brand, lanciato (e supportato) insieme a Luca Benini, padre di Slam Jam, da quello di Givenchy, di cui è direttore artistico. Non vale, invece, per K-Way che riprova la via dello show nel tentativo di raggiungere una hype che non gli appartiene. La qualità e la performance sono fuori discussione, ma non è una sfilata che rende cool giacche imbottite e impermeabili. Se lo streetwear non sincero non funziona più, la moda è un argomento ben più complesso di una gonna piumino. Sono più veri i giovani in kilt e vestiti oversize di Jordanluca, brand nato nel 2018 per mano di Jordan Bowen e Luca Marchetto dove si coniugano la controcultura inglese e la tradizione italiana, rispettive nazioni di provenienza dei due. Prada ha iniettato di energia rétro futuristica con la celebrazione della dignità della divisa da lavoro e dei lavoratori guadagnandosi il fashion moment della settimana:l’attore Jeff Goldblum in chiusura di défilé è stato il protagonista assoluto e ha regalato il momento più virale. Codici meno underground, ma non meno exciting anche da J.W. Anderson con la sua sfilata trasmessa dallo Scala Theatre di King’s Cross a Londra. L’ironia disimpegnata delle forme fanno pensare ai suoi inizi e il guardaroba è condiviso con naturalezza da ragazzi e ragazze: lunghi vestiti di maglia con spacchi, polo e shorts che sembrano divise da calcio di lamé, cerchi rigidi che delimitano gli orli di cappotti, vestiti e maglie intersecando la figura, cute clutch piccione o elefantino. 

Prada
Prada Fall/Winter 2022/2023

Ancora più estremi per styling e volumi i look di Dsquared2 e Dolce & Gabbana che fanno riflettere su una possibile nuova funzione del format sfilata nell’era del metaverso. La performance reale prevede gli abiti unici che poi saranno esclusivamente digitali e la collezione ‘normale’ rimarrà separatamente a disposizione per il buying (per i meno estremi anche il mix delle due cose potrebbe avere senso). Nell’evoluzione forzata e accelerata del sistema potrebbe diventare il modo di raccontare un sogno nuovo, non più quello di essere fashion, ma quello di far parte di una community virtuale attraverso i brand preferiti. Per le strade si gira in “borghese”, nel metaverso ci si veste senza schemi. Così la moda avrebbe trovato una seconda dimensione dove liberare la creatività dalla zavorra del commercio, dove le regole sono ancora tutte da scrivere e dove, soprattutto, non esiste un passato al quale si è ancorati. Ma siccome nel mondo reale ci si deve ancora vestire, possibilmente bene, si può lavorare su un altro tipo di desiderio. Se le esuberanze visive di cui si parlava possono essere digitalizzate, sicuramente la qualità del lavoro, l’artigianalità e il savoir faire non cederà il passo ai maghi del Cgi. Così Milano ribadisce il suo volto industriale e tradizionale quello che è consapevole della rivoluzione estetica che pandemia e tecnologia stanno apportando, ma cerca di coniugare ieri, oggi e domani con messaggi differenti. 

Etro
Etro Fall/Winter 2022/2023

Msgm, celebra il lavoro di Gaetano Pesce omaggiando il designer e architetto. Anche loro hanno dovuto ripiegare su un video dal ritmo ipnotico che fonde le sedute più iconiche realizzate da Pesce con le creazioni colorate di Massimo Giorgetti, direttore creativo del brand, non una collaborazione, specifica il designer, che però non la esclude per il prossimo salone del mobile. I vestiti: maxi felpe padded che richiamano il divano ‘Michetta’, le famose colate di colore si ritrovano anche su camicie da bowling, varsity jackets e pantaloni da rave. La celebrazione del design industriale che gioca con la palette accesa, che è anche il linguaggio di Etro. Per questa stagione mette leggermente da parte l’esplosione di fantasie Paisley signature e lavora anche con il color block. Il décor è fatto anche di parole stampate nelle fodere delle giacche, intarsiate sui pullover o declinate sulle bretelle dei giacconi. ‘La lettura per me è fondamentale, così dai libri per gli inviti alle parole ‘gioia’ e ‘splendido’ ho voluto parlare di conoscenza per inserire elementi educati ed educativi’, spiega Kean Etro nel backstage. Cultura, quindi, che vuol anche dire spiegare alle nuove generazioni che la moda ha molti volti e che un abito o una giacca non sono noiosi. Silvia Venturini Fendi è riuscita in questo intento con una sfilata che racconta di ragazzi che iniziano a rubare dal guardaroba delle loro fidanzate come loro fanno con il blazer maschile. Non un gioco privato, ma una vera rivoluzione estetica che spiega una nuova società. 

Fendi
Fendi Fall/Winter 2022/2023

Anche Tod’s parla di conoscenza con ‘Italian routes’: un viaggio in macchina che porta nelle sale del Castello di Rivoli dove le opere di Michelangelo Pistoletto dialogano con una collezione essenziale: la shirt jacket, le giacche di lana effetto teddy, puffer, giacche di pelle distressed, i peacoat e l’iconico winter gommino che rielaborato diventa il Tod’s W.G. i loro essentials del guardaroba maschile. Alessandro Sartori, per Zegna, si diverte riscrivere i riscrivere i codici del trinomio giacca, camicia e pantaloni sovvertendone forme e pesi per una versione inedita del completo maschile che funziona sia per l’uomo sia per la donna come fa anche Aspesi, con il direttore creativo Lawrence Steele, con una collezione che perde quasi la sua connotazione di genere. Alcuni classici del brand hanno ampliato la scala delle taglie unificando il modello: un’unica produzione, che diventa anche più sostenibile. Milano ha messo in luce una spinta evolutiva a ogni livello, la pandemia da un lato e la rivoluzione culturale in corso dall’altro hanno stimolato quasi tutte le aziende a ridefinire i codici che sembravano immutabili senza quasi mai sembrare fuori luogo. Ma se ovviamente per certe realtà i cambiamenti sono più semplici per altre ci vuole tempo. Sicuramente la strada imboccata fa ben sperare e soprattutto si è capito che non serve fare una performance fisica per evolvere il proprio pensiero.