A Kittilä in Lapponia con Patrick Dempsey

A Kittilä in Lapponia con Patrick Dempsey

di Paolo Briscese

Non solo talentuoso e carismatico. L’attore americano è anche un esperto pilota e amante degli orologi d’eccellenza. Lo abbiamo incontrato in Finlandia per il lancio di Tag Heuer Carrera Porsche

Quando ci troviamo, a Kittilä, il suo sorriso e la neve della Lapponia brillano all’unisono. D’altronde Patrick Dempsey è nell’unico luogo in cui vorrebbe essere, tra ghiacci e motori: «Da bambino», rivela l’attore, «il mio sogno era diventare sciatore: Ingemar Stenmark il mio eroe». Grande sportivo e gentleman driver, fino a poco tempo fa era in pista a livello amatoriale col suo team Dempsey Proton Racing. «Lo sci e le corse d’auto hanno caratteristiche simili, come l’atteggiamento alla competizione e l’adrenalina. Mi sento a casa in questi mondi molto più che a Hollywood perché il successo è oggettivo: o sei veloce o non lo sei, la sfida è contro se stessi».  In Finlandia per la Porsche Ice Experience, in occasione della quale viene lanciato il cronografo Tag Heuer Carrera Porsche, l’ex Dottor Stranamore della serie tv Grey’s Anatomy è il volto dei due iconici brand e della partnership tra la manifattura orologiera svizzera e la casa automobilistica tedesca, siglata un anno fa e oggi rinnovata. 


Patrick Dempsey indossa il cronografo TAG Heuer Carrera Porsche Special Edition celebrativo della partnership tra i due brand. Courtesy of TAG Heuer.

«La mia collaborazione è nata sul campo, nell’ambito delle corse», ci racconta. «Mi sono avvicinato a Porsche quando correvo, grazie ai miei successi. A Le Mans ho potuto sentire il mito di Steve McQueen, che lì non si è mai spento». Nel cult Le 24 ore di Le Mans McQueen aveva al polso la serie Tag Heuer Monaco, poi diventata leggenda. «Proprio sul circuito francese abbiamo annunciato il sodalizio con Tag Heuer nel 2014. Sentire Jack Heuer narrare le storie della pista, vissute in prima persona, e poi averlo come sponsor mi ha riempito di orgoglio». Nella sua vita tra ciak e derapate ci sono affinità che ricorrono: coi primi guadagni cinematografici, decenni fa, comprò proprio una Porsche. «Ho sempre voluto possederne una. Avevo appena finito di girare Playboy in prova, a fine anni 80, e vidi una 356 in vendita vicino casa: ci passavo davanti tutti i giorni, infine chiamai. Scoprii che apparteneva alla sound editor di Top Gun: nel film c’è una 356 e la mia Porsche è proprio quella usata per ricreare il suono del motore dell’auto».


La passione di Dempsey per la velocità arriva da lontano: «Sono stato attratto dai motori sin da piccolo. Ho sempre voluto guidare e appena ho potuto l’ho fatto». Anche se ora non corre più, è a capo della scuderia che porta il suo nome. «Del mondo delle corse amo il senso di fratellanza, ma anche la consapevolezza che si deve avere al volante». Le emozioni di certi traguardi sono ancora vivide. «Il momento che più ricordo è la prima volta che ho percorso una pit lane nel 2005, per arrivare poi al 2009, quando ho iniziato a correre e mi sono reso conto della strada fatta: c’erano voluti lavoro e sacrificio ma avevo raggiunto l’obiettivo di diventare pilota».


Da medico più amato del panorama seriale, Dempsey ora è uomo di potere nel financial thriller Diavoli, co-produzione italiana, britannica e francese di cui si aspetta la terza stagione. «Vorrei parlare italiano per capire meglio il vostro cinema, che adoro». Il film preferito? «La dolce vita: ha un simbolismo magico. Quando non riuscivo a dormire, nei giorni di set a Roma, facevo passeggiate per la città di notte: ho visto i luoghi in cui è stato girato e sono rimasto estasiato». Del cinismo del mondo della finanza, però, il divo americano ha poco. «La cosa che preferisco del successo? Che mi ha dato la possibilità di fondare il Dempsey Center per malati di cancro. Ho imparato che dare qualcosa in cambio di quello che si riceve è il senso della vita. Il resto non conta».

Nella foto di apertura Patrick Dempsey indossa il cronografo TAG Heuer Carrera Porsche Special Edition