Pitti 103 torna in full power

Pitti 103 torna in full power

di Gianluca Cantaro

L’entusiamo in Fortezza da Basso e le sfilate della designer di origini anglo-giamaicane Martine Rose e del belga Jan Jan Van Essche animano la fiera fiorentina

La manifestazione fiorentina apre il 2023 della moda con un’edizione positiva che riporta al pre-pandemia. Espositori, compratori, giornalisti da tutto il mondo (finalmente anche da Cina continentale, Cina-Hong Kong, Taiwan, Singapore e Thailandia, paesi che all’ultima edizione invernale erano stati quasi assenti) tornano in città. Lo scenario all’interno della Fortezza da Basso si presenta come da abitudine, compresi gli indefessi peacock che, rispetto all’evoluzione della moda maschile contemporanea sembrano più un museo delle cere che modelli di stile. C’è sempre più spazio per nuovi brand confermando anche la vocazione di talent scouter del salone, ma anche prove di diversificazione con Pittipets, piccolo padiglione dedicato all’abbigliamento e accessori per gli animali da compagnia e the SIGN un’area dedicata al design, all’home decor, agli oggetti e ai complementi d’arredo. Martin Rose, guest designer, e Jan Jan Van Essche, designer project, sono stati i main events che hanno animato la manifestazione in città. Il primo, belga che ama definirsi anche artigiano, dopo anni di presentazioni parigine ha debuttato con un vero e proprio show co-ed concettuale fatto di layering e silhouette ampie e fluide con una forte ispirazione al Giappone e middle far east. Era suddiviso in tre parti, la sfilata, una esibizione di danza coreografata dal belga-marocchino Sidi Larbi Cherkaoui su musica del compositore, anche lui fiammingo, Willem Ardui per chiudere con una performance di musica Taiko, suonata con tamburi, a cura del giapponese Tsubasa Hori nel chiostro di Santa Maria Novella, la location.

Martine Rose ha chiuso la giornata di ieri con una sfilata alla Loggia del Porcellino, uno dei luoghi più famosi e popolari di Firenze che nel sedicesimo secolo ospitava il commercio di sete e oggetti preziosi. ‘Per la prima volta ho presentato lontano dalla mia città e sono uscita dalla mia comfort zone’, racconta nel backstage la designer di origini anglo-giamaicane. ‘Mi spaventava e mi eccitava allo stesso tempo perché è come se avessi portato Londra fuori da Londra immergendola nella cultura e nella storia italiana. Questo spazio mi è subito piaciuto perché è nel pieno centro della città ed era al tempo stesso un mercato popolare dove tantissime persone di diversa estrazione si incontravano. Ciò è in linea con il mio modo di osservare il mondo dove l’ordinario e lo straordinario si intrecciano, così ho voluto riprendere questo mix attraverso il casting in maggioranza fatto di modelli non professionisti italiani’. La collezione non è stata pensata specificatamente per Pitti ma è stata intrisa di fiorentinità e italianità attraverso gli interpreti e lo styling. ‘Il calcio storico, per esempio, mi ha molto affascinato, a metà tra il football e il rugby ha un grande valore per la città e tra i modelli ho inserito alcuni dei giocatori più famosi. Ma anche la colonna sonora rappresenta una importante fonte di ispirazione: la italo house music che arrivò in Inghilterra alla fine degli 80 e all’inizio dei 90 ridefinì la scena del clubbing nel mio paese. Così abbiamo ripreso pezzi di band indipendenti di Bologna e Firenze per riavere quella vibe’.  

La collezione è un mix di stili e personaggi assurdi ma sottilmente nostrani, ‘La silhouette è raggrinzita o ingigantita, racconta i mondi più diversi’, spiega. Così richiami New Wave che evocano gli anni 80 arrivano dall’ispirazione musicale con linee sia affusolate sia boxy mentre il workwear e il tailoring è realizzato con velluti e shape giganti. Una collezione che pur analizzando diverse mascolinità, quelle che richiamano l’immaginario estetico di certi nostri bar o mercati di paese, dialoga con l’universo femminile abbattendo le barriere della seriosità e del genere. Un esempio su tutti la puffer jacket rosa bubblegum esagerata nella sua imbottitura che sembra quasi un giocattolo più che un capo di abbigliamento.