Stefano Gabbana, 60 anni per lo stilista pio e irriverente
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Stefano Gabbana, 60 anni per lo stilista pio e irriverente

di Digital Team

Insieme a Domenico Dolce ha portato contrasti e meraviglie della cultura italiana nel mondo. Con stile sfrontato ma anche tradizionalista. Inconfondibilmente Dolce&Gabbana

L’altra metà di Dolce&Gabbana. Irriverente, ironico e pio, Stefano Gabbana il 14 novembre compie 60 anni. È il settentrionale del duo fashion che ha portato la Sicilia in tutto mondo, ma ormai si sente più siciliano dello stesso Domenico Dolce, palermitano. Con l’ex compagno di vita ha elevato la sensualità mediterranea a ideale globale di bellezza. Nei loro capi di moda l’audacia e la pudicizia, il barocco e il cardinalizio, l’aristocrazia e la classe operaia, contrasti spiritosi che hanno sedotto mercati e mercati. E tutto è partito da appena due milioni di lire in tasca e un ufficetto mignon a Milano in Porta Vittoria: sulla targhetta in plexiglas fuori i loro cognomi, Dolce e Gabbana.

Stefano Gabbana
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Ritratto di Stefano Gabbana, metà anni ’90

In alto insieme a Domenico Dolce

Milanese da genitori veneti, Stefano Gabbana a sei anni aiutava nelle pulizie la madre, portinaia che andava a servizio per integrare. Suo padre un gran lavoratore, prima barista quindi operaio alla stamperia Rusconi e parquettista. Origini modeste di cui lo stilista va molto fiero, self-made man che dai suoi ha eredito il vigore “razza Piave”.  
L’incontro con il grande amore e socio di subito e di sempre, Domenico Dolce, che da un paesino sperduto nelle Madonie venne a Milano per coronare i suoi sogni, fu nel 1979, nello studio dello stilista Giorgio Correggiari. «Correggiari non era molto famoso, ma per noi è stato importante. Ci ha insegnato soprattutto cosa non fare», ha raccontato Gabbana in un’intervista.

Gabbana era in realtà un grafico, ma alla ricerca di nuove prospettive. Da lì a breve l’idea di stupire l’universo della moda insieme. Non fu subito trionfo, anzi, senza l’aiuto economico del papà sarto di Dolce il marchio sarebbe «nato e morto in una sola notte», dopo la prima sfilata del 1985 con la collezione Real Women, come ha ricordato più volte Gabbana. Ma si sa che il successo ha bisogno di essere corteggiato con pazienza.
L’anno successivo la seconda collezione e il primo negozio a Milano; fu però la quarta collezione a lanciare significativamente il duo sospeso tra tradizione e futuro, in un mix di artigianalità, giocosità, cultura mediterranea e istinto di innovazione. Insieme hanno ideato uno stile che sa di aranci siciliani e passionalità austera, di Gattopardo di Visconti e donne energiche da neorealismo italiano come Anna Magnani e Sophia Loren.

Monica Bellucci con Stefano Gabbana e Domenico Dolce
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Stefano Gabbana, Monica Bellucci e Domenico Dolce al photocall del negozio Dolce&Gabbana a Mosca, 12 marzo 2014

La svolta che proiettò Dolce&Gabbana nei desideri di tutti è stata l’amicizia con Madonna, lei all’apice del gusto per la trasgressione, loro ai primi brillii della carriera. La popstar nel 1991 a New York per la premiere del documentario A letto con Madonna sfoggiò un corsetto multicolor tempestato di pietre e cristalli by Dolce&Gabbana. Nel 1992 partecipò al party e alla sfilata della Maison italiana. L’apoteosi nel tour Girlie Show del 1993 per l’album Erotica, tutto firmato dai due stilisti, a cui Madonna chiese di disegnare millecinquecento costumi. La vetta dell’Olimpo aggiungeva due nuovi troni.

«La moda va bene per cinque giorni, un minuto, sei mesi, ma lo stile va bene per il resto della vita. Questo è quello di cui abbiamo bisogno, che amiamo, per cui lavoriamo, per cui abbiamo iniziato a lavorare»: Stefano Gabbana dixit.

Stefano Gabbana e Domenico Dolce
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Gli stilisti Stefano Gabbana e Domenico Dolce salutano il pubblico alla fine della sfilata D&G alla Milano Fashion Week Womenswear Primavera/Estate 2012, 22 settembre 2011

Un uomo mediterraneo che veste per piacersi

La donna di Dolce&Gabbana è sfacciata ma anche timorata di Dio, un po’ come i loro designer, provocatori ma anche profondamente religiosi, dichiaratamente gay e per anni coppia d’oro ma anche legati alla famiglia tradizionale. Ecco quindi una femminilità che svela e nasconde allo stesso tempo, tra corsetti, pizzi, veli e rosari a mo’ di accessori, tra contrasti di colori e tessuti pregiati, materiali classici mixati ai più innovativi. Forti gli echi cinematografici e di grandiosità italiana, tra l’iconica stampa animalier, il tailleur rivisitato con grinta e l’immancabile borsa Sicily. Con guêpière super sexy o gessati di taglio maschile con tanto di cravatta. Innumerevoli sfaccettature tra modernità e tradizione.

«La moda va bene per cinque giorni, un minuto, sei mesi, ma lo stile va bene per il resto della vita»

L’uomo? Anche lui irresistibilmente mediterraneo. Con la coppola nera siciliana e la celebre canotta bianca. Ora sfrontato, ora elegante, giocando sui volumi e sui dettagli. Un po’ edonista, si veste per piacere a se stesso, oggi in jeans strappato, domani in blazer. Tra i modelli di riferimento della linea maschile, lanciata nel 1990, David Beckham.
Lo stile mediterraneo di Dolce&Gabbana non è però una struttura rigida, è solo il guizzo da cui creare un mondo immaginario che cambia a ogni stagione, mescolando epoche e Paesi, look maschili e femminili, trame e tendenze. «Vogliamo usare il passato per proiettarlo nel futuro».

Senza paura di scelte scomode. Come quando, al contrario di stilisti come Tom Ford o Marc Jacobs, Dolce e Gabbana non presero le distanze da Melania Trump – come se vestire lei volesse dire abbracciare la politica del marito –; anzi, si sentirono lusingati che la first lady indossasse i loro abiti. Stefano Gabbana postò orgogliosamente su Instagram una foto di Melania in tubino nero Dolce&Gabbana e si tirò addosso uno sciame di insulti e #boycottdolcegabbana. A cui, c’è da dirlo, Stefano seppe rispondere perforante come un amo in bocca. Sui social più volte si è abbandonato a stilettate temerarie, da stoccatore mordace. Fino al logout di Dolce e Gabbana dai social nel 2019.

Scarlett Johansson e Stefano Gabbana
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Scarlett Johansson con gli stilisti Stefano Gabbana e Domenico Dolce, 2 marzo 2009, Milano

60 anni con lo sguardo puntato avanti

Nel 1954 il cinema teatro Metropol di Milano, in viale Piave, proiettava Senso di Visconti; nel 1960 ospitava Maria Callas e il coro della Scala per la registrazione della Norma di Bellini. Era il cinema dove Stefano Gabbana andava da piccolo: oggi è lo spazio polivalente di proprietà dove Dolce&Gabbana svela le sfilate più esclusive. Le assonanze cinematografiche e la magnificenza italiana tornano e ritornano.
Il marchio ha appena festeggiato 10 anni nell’alta moda, in Sicilia, ovviamente: un altro sogno con la crocetta sopra. Come faro: l’amore per il bello. 

Ma per il duo che porta la Dolce vita nel mondo le ricorrenze non sono così importanti. «Non ci piace pensare molto al passato, non giriamo la testa per guardarci indietro», aveva detto Stefano Gabbana in occasione di un anniversario della linea maschile. «Voglio guardare avanti, sognare avanti. Se guardi troppo indietro, muori».
Oggi che festeggia 60 anni lo sguardo è ancor di più proiettato avanti. Avanti e avanti ancora.