Tant qu’il y aura des Hommes
Ph. courtesy Fendi

Tant qu’il y aura des Hommes

Una luce in fondo al tunnel. Quella della prossima stagione fredda di Fendi è una collezione che affida a ogni singolo capo la capacità di scrivere un futuro fatto di umanità e colore

Dopo tre stagioni a capo delle collezioni Fendi, Silvia Venturini Fendi torna a occuparsi di accessori e moda maschile, le sue vere passioni, presentando una stagione Autunno-Inverno 2021-2022 calda e avvincente. «Bisogna rimanere ottimisti», Silvia Venturini Fendi lo ripete più volte, mentre assistiamo all’anteprima della collezione Autunno-Inverno 2021-2022 di Fendi che sarà svelata poche ore dopo in occasione di uno show virtuale. Insieme ad altre maisons italiane, aveva sperato fino all’ultimo in una vera sfilata davanti a un pubblico ristretto. «Continuo a credere molto nei contatti umani. Secondo me, non c’è niente che possa sostituire l’incredibile energia che sprigiona da una presentazione in pubblico», spiega la creatrice che dal ‘94 dirige le collezioni Uomo di Fendi. In tutti questi anni ha imparato a fare «buon viso a cattivo gioco» e «a non dare mai niente per scontato, altrimenti non si progredisce più!». Silvia è l’unica della famiglia a essere rimasta nell’azienda fondata dai nonni pellicciai, Adele e Edoardo Fendi, che dal ’99 fa capo al gruppo francese LVMH. Questa sfilata 100% maschile è un esordio, dopo tre stagioni in cui Silvia Venturini Fendi è rimasta sola alla guida delle collezioni della casa di moda, in seguito alla morte di Karl Lagerfeld nel febbraio 2019. Poche settimane fa ha debuttato il designer inglese Kim Jones con la prima collezione donna Fendi couture. Silvia invece si concentrerà sulla creazione di borse ed accessori – in cui ha dimostrato un indiscutibile talento – oltre ai guardaroba maschili diventati con il passare degli anni la sua vera passione. 


ph. courtesy Fendi

«Mi piace molto la moda uomo proprio perché è stata a lungo considerata un campo meno creativo ed eclettico, mentre oggi direi che è proprio vero il contrario. E, modestamente, credo che Fendi nel concedersi una totale libertà, abbia contribuito parecchio a quest’evoluzione». In varie occasioni, le sue raffinatissime proposte maschili sono tra l’altro state presentate al pubblico in chiusura della Fashion Week italiana, fungendo da perfetti intermezzi prima dei meno convenzionali show parigini. E sebbene il calendario meneghino di questa stagione sia stato sconvolto dalla situazione sanitaria, il contesto non ha intaccato la creatività di Silvia. Ben al contrario, la sua ultima creazione offre una perfetta rispondenza alla situazione attuale, pur esprimendo l’auspicio di un nuovo inizio. Immaginato dall’artista Nico Vascellari, il set di presentazione è composto da una moltitudine di porte e aperture create da un gioco di neon e luci, e da una serie di specchi che replicano le sagome all’infinito. «La moda nasce sempre in reazione alla sua epoca», spiega la direttrice artistica. La scenografia di questo show vuole esprimere la solitudine che possiamo provare in questo periodo privo di contatti umani, ma al contempo anche la speranza di ritrovarci presto immersi in una folla, evocata da tutti i look che sembrano incontrarsi in questa galleria di specchi». 


ph. courtesy Fendi

La collezione inizia quindi con completi felpati, morbidi e comodi, in uno spirito homewear. Ci sono trapuntature a punto largo che evocano piumoni, salopette di maglia che ricordano i “long johns”, e alcuni pezzi di velluto di cui si capisce, una volta visti da vicino, che sono in realtà di visone rasato. Nella palette dominano i toni sfumati che si ritrovano spesso negli appartamenti lussuosi. Ma ecco che, a ornare l’interno di una gamba di pantalone, arrivano profili cordonati in un colore contrastante, come sui pigiama chic. E poi si aggiungono motivi di filo ricamato che decorano maglioni, giacche e cappotti simili a vestaglie. I motivi sono a firma dell’artista britannico Noel Fielding, caratterizzato dal suo “dark humor” e dall’autoderisione. «Mi piace il suo universo surrealista e soprattutto la sua personalità», spiega Silvia Venturini Fendi. «È un talento dalle tante sfaccettature: attore, musicista, scrittore, conduttore, artista… Non si è mai limitato a un’unica disciplina, esprimendosi in più campi, e questo è proprio quello che oggi dobbiamo fare tutti noi. Siamo diventati persone diverse per forza di cose: con il lockdown, ognuno è stato costretto a occuparsi di cose con le quali non aveva mai avuto a che fare. Io per esempio mi sono ritrovata a dover fare il mio proprio ritratto, da sola a casa. So di persone che hanno dovuto prepararsi da mangiare pur non avendo mai toccato una pentola in vita loro. Per certi versi, è un periodo istruttivo». 

Non è la prima volta che la direttrice artistica romana invita a collaborare personalità di rilievo. «Mi piace capire come viene percepito il brand dall’esterno. È molto stimolante per una come me, che è immersa nell’universo e nei codici Fendi da quando è nata», spiega Silvia Venturini Fendi. In passato, ha sollecitato sia Sue Tiley – scrittrice londinese ed ex-modella di Lucian Freud – che l’artista e instagrammer scozzese Hey Reilly e, più recentemente per la collezione Primavera-Estate 2020, il regista Luca Guadagnino, noto per A Bigger Splash (2015) e Call Me by Your Name (2017). «Io non gli do nessuna dritta», dice. «È una vera carta bianca. Non deve assolutamente essere una cosa complicata e non devono impiegarci troppo tempo. Ci tengo che il loro intervento sia realmente spontaneo. Ricordo per esempio che Luca mi aveva mandato qualche idea buttata giù sul tablet, mentre stava sul treno. Era oberato dalle riprese e nel messaggio inviato con i disegni, si scusava dicendo che si trattava solo di un abbozzo che sicuramente non sarebbe corrisposto a quello che aspettavo. Gli ho risposto che presentava invece un certo interesse e, dopo qualche settimana, fu incredulo vedendo quello che avevamo sviluppato nei laboratori in base agli schizzi. 


ph. courtesy Fendi

Devo dire che sono affiancata da una squadra di artigiani eccezionali, abituati a respingere i limiti dell’impossibile». Occorre poi sottolineare che a Silvia Venturini Fendi non piace affrontare la pelliccia in modo convenzionale. «Usiamo materiali di gran pregio che però amo trattare come se fossero normali, basici. Cerco di usarli in modo casual, svestendoli dall’aspetto prezioso, rigido, raffinato nel quale vengono spesso rinchiusi». Questo suo gusto della digressione, del détournement, si legge inoltre anche nelle linee di pelletteria che dirige al contempo da oltre 25 anni. A cominciare dalla famosa borsa Baguette, così chiamata sin dal suo esordio nel ’97 perché si porta sotto il braccio, richiamando il cliché parigino della “French baguette”. Tutt’altro è lo stile della Peekaboo, con la sua doppia apertura che rimane socchiusa come se si fosse trascurato di richiuderla. Viene ad aggiungersi poi una sfilza di piccoli pezzi di cuoio, di tricks, gimmicks, amuleti, palline di pelo da attaccare a ogni borsa o bagaglio, sia da donna sia da uomo. «In ogni collezione Fendi, c’è sempre stato un elemento di umorismo», analizza la creatrice, «Suggerito ovviamente da Karl Lagerfeld (che collaborò con la maison dal 1965 al 2019, ndr), ma chi mi conosce sa che posso talvolta essere cinica, che non mi scandalizzo mai, che mi piace divertirmi con spirito, e che ho un senso dell’umorismo un po’ inglese». L’allestimento sonoro dello show Autunno-Inverno 2021-2022, a cura del musicista elettronico Alessio Natalizia AKA Not Waving, s’intitola What is Normal Today ed è una partitura di otto minuti, con il director’s cut di Nico Vascellari, con pezzi di una registrazione della stessa Silvia sul tema della normalità – a cui, tra l’altro, ammette di «non avere ancora trovato risposta». «Bisogna andare avanti per i nostri figli», dice da madre che veglia sui famigliari come una lupa. «Ho voluto rendere questa presentazione video energica e luminosa. La collezione si chiude con note ottimistiche e silhouette colorate, perchè volglio poter credere che quando finalmente questa pandemia finirà ci sarà un grande fuoco d’artificio, un’esplosione di gioia, e che ognuno darà libero sfogo alla propria personalità». 

(traduzione di Carole Lyon)