Valentino, i 90 anni dell’imperatore della moda
L’eleganza? Un equilibrio tra proporzioni, emozione e sorpresa. Il marchio imprescindibile dello stilista dalla grande V, nel suo continuo anelito verso la bellezza
«Amo la bellezza, non è colpa mia», è il leitmotiv di Valentino, ultimo zar di una haute couture tutta italiana che fonde creatività, sapienza artigianale, tessuti ricercati, eleganza assoluta. Un «equilibrio tra proporzioni, emozione e sorpresa», per dirla come lo stilista dalla grande V, che da Voghera ha conquistato le capitali della moda, inventando addirittura un colore, il Rosso Valentino, e vestendo le donne più belle di sempre. Come quando ideò l’abito da sposa di Jacqueline Bouvier, vedova Kennedy, per le nozze con l’armatore greco Onassis: una poesia bianca avorio a collo alto e sopra il ginocchio, con maniche lunghe dall’ampio polsino e inserti di pizzo.
L’11 maggio compie 90 anni e, anche se ha abbandonato le scene dal 2007, il mito Valentino vive di luce propria, anche separato dalla biografia dell’uomo, Valentino Clemente Ludovico Garavani, semplicemente Valentino, l’ultimo imperatore della moda.
Da Voghera a Parigi al primo atelier in via Condotti
Nato l’11 maggio 1932 in una famiglia che ha saputo assecondare le sue attitudini da ragazzo innamorato del bello, Valentino già a 14 anni pretendeva scarpe e maglie realizzate su misura perché quelle che trovava in commercio non incontravano il suo gusto (come si legge nel libro Valentino. Ritratto a più voci dell’ultimo imperatore della moda). Lussi da principe che hanno indirizzato e caratterizzato la sua ricerca stilistica e, ben presto, la sua quotidianità.
Dopo la Scuola di figurino a Milano, a 17 anni il salto a Parigi per studiare moda all’École des Beaux-Arts e alla Chambre Syndicale de la Couture Parisienne. Quindi l’apprendistato presso gli atelier di Jean Dessès e Guy Laroche, esperienza che ha infuso in lui quella continua aspirazione alla raffinatezza très français.
È il 1959 quando, supportato economicamente dal padre, i suoi sogni trovano uno spazio tutto per sé: apre il suo primo atelier a Roma, in via dei Condotti. Ma la svolta è nell’anno successivo, quando Valentino incontra Giancarlo Giammetti, allora studente di architettura, che diventerà ben presto socio, compagno di vita e timone a livello finanziario del marchio che segnerà la storia del fashion. «Senza di lui, non credo che il successo della maison Valentino sarebbe stato il medesimo», ci ha raccontato Valentino un anno fa in un’intervista esclusiva. «Giancarlo mi ha dato libertà e sicurezza economica. Ha costruito una difesa e una protezione attorno a me, una sorta di ombrello sopra la mia testa in tutti questi anni».
La donna che ha fatto felice Valentino? Julia Roberts
Un po’ come il blu Klein nell’arte, Valentino ha dato la paternità a un colore, il Rosso Valentino, una nuance di sensualità e carisma, tra l’arancio e il rosso vivido: un mix cromatico brevettato composto da 100% magenta, 100% giallo, 10% nero. L’intuizione nacque durante una vacanza a Barcellona: all’Opera, la sua attenzione cadde su un’anziana signora dai capelli grigi, in un palco, che coraggiosamente indossava un abito in velluto di un vistoso magenta. La sua eroina e musa. «Fra tutti i colori indossati dalle altre donne, mi è sembrata unica, isolata nel suo splendore. Non l’ho mai dimenticata», ha raccontato Valentino.
Nel 1962 il successo. Nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze sfila la sua collezione di abiti da sera meravigliosamente confezionati: è il suo debutto internazionale e la sua consacrazione. Da allora Valentino ha conquistato regine, dive di Hollywood, first lady.
Nel 1968 la memorabile White collection, dedicata a Jacqueline Kennedy, sposa da sogno del magnate Onassis, sorprende e incanta: delinea una donna nuova, piena di personalità e carattere, che brilla al di là dell’uomo che ha accanto. È il trionfo.
Emblema di una moda di alto livello, anelante alla perfezione e alla classe, è significativa la frase che gli sussurrò una volta all’orecchio l’amico Karl Lagerfeld guardando i suoi vestiti: «Gli altri al nostro confronto sono solo stracci». Amabile presunzione e fiducia in sé, molto in linea con il Valentino-pensiero.
Nel 1971 Andy Warhol, il mago della Pop art, lo fermò in un ritratto, al pari di icone che trapassano il tempo come Marilyn Monroe e Liz Taylor.
E proprio Liz Taylor, per il suo ottavo e ultimo matrimonio con Larry Fortensky, ha voluto un abito Valentino. Farah Diba, moglie dell’ultimo scià di Persia, nella sua fuga dalla rivoluzione iraniana indossava un cappotto Valentino. Marie Chantal Miller, principessa della Corona di Grecia e di Danimarca, per le sue nozze non ha scelto un sarto reale ma Valentino.
«Ho vestito così tante persone ma devo essere sincero. Quella che mi ha reso davvero felice è stata Julia Roberts», ha ammesso recentemente Valentino. «Quando ha ricevuto il premio Oscar per Erin Brokovich, io la guardavo in televisione ed ero così eccitato che lei indossasse il mio abito». Era il 25 marzo 2001 e Julia Roberts ammaliò tutti con un vestito Valentino, in stile vintage, nero con strascico e bordino bianco, appartenente alla collezione Haute Couture di ben nove anni prima, il 1992. È entrato tra gli abiti più iconici di sempre del red carpet degli Oscar.
La mostra per i 90 anni di Valentino
Per celebrare i 90 anni di Valentino, Voghera insieme alla Maison ha organizzato una mostra nel Teatro Sociale cittadino, che si apre l’11 maggio. Si tratta di un’installazione site specific popolata dalle creazioni che lo stilista ha realizzato dagli anni ‘60 a tutti gli anni 2000. Sul palco una selezione di abiti rossi, il segno più potente, riconoscibile e riconosciuto, in uno spettacolo monocromo a cui rispondono dai palchi 36 abiti provenienti dall’archivio, florilegio di stili che hanno saputo ognuno incarnare lo spirito del proprio tempo.
Il documentario del 2009 Valentino – The Last Emperor di Matt Tyrnauer (in streaming su Amazon Prime e Chili) ha cercato di catturare le bizze, il genio e il lato umano di quello che è ed è stato davvero un imperatore del glamour. Valentino Garavani è raccontato tra vita professionale e vita privata, insieme al suo socio e compagno da più di 50 anni, Giancarlo Giammetti.
Significativa la risposta che dà quando gli viene chiesto chi sarà il suo successore: con la sua ironia sofisticata, Valentino cita Luigi XV re di Francia: «Après moi le déluge!». Dopo di me il diluvio.