Simbolo del glamour hollywoodiano l’uno, dell’eleganza di Savile Row l’altro, sono i protagonisti del film di Sorrentino, la Giovinezza, in concorso a Cannes 2015

Fred Ballinger è un direttore d’orchestra ritiratosi dalle scene ormai da molti anni, Mick Boyle un regista ancora in attività: la loro occupazione principale consiste nell’amicizia che coltivano tra loro, mentre riflettono sulle piccole e grandi cose della vita, dal buen retiro in una clinica sulle Alpi svizzere

Una trama, insomma, à la Sorrentino, nella migliore tradizione del regista partenopeo premio Oscar, che per interpretare i ruoli di Fred e Mick nel suo ultimo film La giovinezza (in gara a Cannes e al cinema dal 20 Maggio) ha scelto due dei nomi tra i più evocativi del grande schermo, Michael Caine e Harvey Keitel

Contrapposti eppure complementari, il baronetto inglese e il duro di Hollywood, hanno fatto la storia del cinema e continuano a farla anche oggi, tra i più attesi sulla Croisette, venerati dai fan e dalla critica. Se Michael Caine deve infatti la sua fama ad Alfie, il playboy che guida limousine (ruolo interpretato da Jude Law nel remake del 2004), e più in generale, a scanzonati protagonisti di commedie dallo humor britannico, come la spia Harry Palmer nella trilogia Spy Story, Harvey Keitel è divenuto famoso per aver interpretato caratteristi e duri senza pietà, nelle prime pellicole di nomi poi divenuti leggendari, come Martin Scorsese (Mean Streets) Ridley Scott (I duellanti) e addirittura Quentin Tarantino, che gli ha regalato nuova fama negli anni novanta scegliendolo per Le Iene e Pulp Fiction.

Un dualismo che rivive anche nelle scelte di stile: se per Caine l’eleganza rispetta le regole di Savile Row, nume tutelare della raffinatezza britannica, Keitel è perfetto rappresentante del glamour hollywoodiano. Il primo infatti, sul set come nella vita, raramente dismette la sua divisa ufficiale, camicia inamidata abbottonata fino all’ultimo bottone, cravatta regimental, e tre pezzi dall’allure impeccabile e al contempo con un guizzo di eccentricità che ne rivendicano la personalità, declinandosi su tessuti principe di Galles o spigati. Il paletot non si abbandona mai, neanche quando le temperature si fanno più calde, prediligendolo in consistenze fresche, jersey e lino, mentre il compito di vivacizzare la palette di colori, quasi sempre puntata su blu e neri, è negli accessori, i lacci delle stringate blu Klein a contrasto, la pochette del blazer dalla stampa decisa. Più informali le scelte di Keitel, che per il tempo libero ai paletot preferisce le fields jacket o i biker in pelle. Un’eleganza, la sua, divenuta più consapevole e dal fascino minimalista con il passare degli anni, quando per le uscite ufficiali ha iniziato a passare dalle camicie con collo button-down, molto spesso lasciato aperto, a quelle con il collo alla coreana, abbinate a completi total black destrutturati, resi più estivi dalla scelta delle calzature, driving shoes in suede. Per le occasioni più formali, però, a Keitel piace portare in scena il glamour, optando per tuxedo bianchi, ai quali abbina saggiamente il papillon.

Due modi di essere, di recitare, di vivere l’eleganza. Contemporanei eppure senza tempo.

(guarda anche Cannes 2015, cosa fare durante il Festival del Cinema)